26 giugno 2007

Ancora sulle regole dell'elezione a Pontefice


Vedi anche:

Le regole del Conclave, una riflessione (di Raffaella)

Il Motu proprio di Benedetto XVI pubblicato a "sorpresa"

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Il testo del MOTU PROPRIO

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Sulla Chiesa anglicana e su Tony Blair


Cari amici, ci tengo in particolar modo a ringraziare Gianluca Barile, il suo "Petrus" e tutti i vaticanisti che vi scrivono per il magnifico lavoro fatto oggi in occasione della pubblicazione del motu proprio di Benedetto XVI. So che nel giornale e' stata data la notizia in esclusiva e quindi mi complimento :-)
Vorrei segnalare proprio due articoli molto interessanti di "Petrus" a firma di Angela Ambrogetti e Bruno Volpe
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Raffaella


Il retroscena - Quando il Cardinale Pompedda convinse Wojtyla a cambiare le regole del Conclave

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO – Ci aspettavamo l’ormai famoso “motu proprio” sulla liberalizzazione della Messa Tridentina di San Pio V e invece Benedetto XVI ha sorpreso tutti con un inaspettato documento, datato 11 Giugno, che modifica in modo radicale la normativa del Conclave per l’elezione del Papa e che in un certo senso rappresenta una svolta rispetto alla precedente normativa di Giovanni Paolo II condensata nella Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis” del 1996.
E’ una riforma importante, anche se racchiusa in poche righe, che rinnova in senso più democratico le modalità di elevazione alla Cattedra di Pietro del Cardinale scelto come Sommo Pontefice. C’è da chiarire subito che all’atto dell’elezione, il 19 Aprile del 2005, Joseph Ratzinger beneficiò proprio dei due terzi dei voti dei Cardinali elettori; lo chiariamo a scanso di equivoci, per evitare che qualcuno possa pensare ad una elezione stentata di Benedetto XVI, che al contrario di tanti suoi predecessori, non dovette fare ricorso alla maggioranza relativa ma venne ben presto chiamato a succedere all’Apostolo Pietro da una maggioranza ben consolidata.
Per quanto riguarda l’Universi Dominaci Gregis circola una voce che sa di leggenda, ma che comunque riportiamo per dovere di cronaca: il documento, difatti, sarebbe stato materialmente congeniato e scritto dal defunto Cardinale Mario Francesco Pompedda e firmato, praticamente ad occhi chiusi, da Giovanni Paolo II, che si fidava ciecamente del porportato sardo.
Ovviamente, nessuno dei due potrà dire la sua, essendo passati entrambi alla Casa del Padre, ma più di un autorevole vaticanista accredita questa “voce di corridoio”. Effettivamente, il Cardinal Pompedda era un apprezzato e famoso canonista, mentre il Servo di Dio Giovanni Paolo II - è noto - non amava prestare particolare attenzione agli aspetti legislativi, delegando molto ai suoi fidati e bravi collaboratori. L’esatto contrario di Benedetto XVI, che per evitare errori, pur essendo un Pontefice che fa buon uso della collegialità, ha voluto invece scrivere di suo pugno il “motu proprio” per il ripristino dei due terzi necessari per l’elezione del Papa. D’altro canto, si sa: chi fa da sé, fa per tre.

Petrus


Un Papa di comunione

di Angela Ambrogetti

CITTA’ DEL VATICANO - Un cambiamento solo formalmente piccolo ma di grande valore per la comunione nella Chiesa. Nessun Pontefice potrà essere eletto con meno dei due terzi dei suffragi. Nemmeno dopo il 34esimo scrutinio, come proponeva la “Universi Dominici gregis” di Giovanni Paolo II. In effetti, è una eventualità molto remota che si arrivi a più di 10 giorni di Conclave, tant’è che non è mai successo in tempi moderni. Comunque sì, la volontà di Papa Benedetto sembra chiara. E conciliare. Un Papa deve comunque avere l’approvazione e il sostegno più vasto possibile. Un altro passo di Benedetto XVI sulla strada di una completa riforma alla luce del Vaticano II. Si torna alla tradizione per ritrovare lo spirito della Chiesa dei primi secoli, quando il Papa veniva eletto praticamente a maggioranza. La riforma ratzingeriana continua a passi lenti ma decisi. Non grandi rivoluzioni, ma quei piccoli cambiamenti che porteranno il Vaticano II all’interno di un’istituzione a volte ancora rivolta ad un passato recente fatto più di potere che di comunione. Sembra che Benedetto abbia preso in seria considerazione ed abbia ascoltato anche le posizioni apparentemente più lontane da lui, o meglio dal Prefetto della Dottrina della fede. Ennesima dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, della profonda differenza tra i due ruoli. Papa Benedetto ha il compito magisteriale e pastorale di ascoltare tutti e di indicare ai Vescovi la via da seguire. Chiedere che il Papa sia eletto sempre e comunque con un’ampia maggioranza significa allontanare lo scontento dalle gerarchie ecclesiastiche, con buona pace dei concetti “democratici” di elezione che magari poco si addicono a chi deve garantire la comunione perché vogliono “schiacciare” una minoranza.

Petrus

Complimenti ad Angela Ambrogetti ed a Bruno Volpe :-)
Raffaella

2 commenti:

euge ha detto...

Grazie ancora una volta Raffaella per il tuo tempismo di informazione
E' chiaro che Benedetto XVI non fa mai nulla avventatamente..... e questa ne è l'ennesima dimostrazione la collegialità prima di tutto. Benedetto è un Papa che fa tesoro di ogni suggerimento e bisogno da parte della chiesa e dopo aver valutato i pro ed i contro agisce!!!!!
Non si potrebbe volere di più!!!!!!!!!!!! Eugenia

Luisa ha detto...

Vorrei anch` io felicitare Gianluca e i suoi eccellenti collaboratori, per il magnifico lavoro che compiono con Petrus. Evidentemente sono in prima linea, e il successo di Petrus sembra disturbare certe persone, ma da noi si dice che è "la rançon de la gloire", il riscatto della gloria, anche se sono certa che Gianluca, non amerebbe la parola "gloria" ,lui che non lavora per la sua gloriola personale ma per la gloria di Dio, nostro Signore.