3 gennaio 2008

Moratoria sull'aborto: i commenti di Carlo Casini, Baget Bozzo e Sandro Bondi (Il Giornale)


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Aborto, ora tutti hanno paura

di Vittorio Macioce

Carlo Casini gongola. La voce è quasi afona: «Sto parlando troppo». Il telefono strilla e nella segreteria del Movimento della vita non c’è nessuno che riesca a placarlo. «È così da stamattina». Tutta colpa di Ferrara, sembra. La moratoria sull’aborto è un petardo lasciato cadere tra le alleanze politiche. Qui non si parla più di destra e sinistra, ma si tirano in ballo altre brecce, altre fenditure. Ci si riscopre troppe laici o troppo cattolici, c’è chi rispolvera i diritti delle donne e chi evoca la dignità umana dei feti e degli embrioni. Tirare in ballo l’etica è come mischiare un mazzo di carte: non si sa più da che parte stare. Il sospetto è che Ferrara in queste cose ci sguazzi. Nuovo anno, nuovo gioco. Carlo Casini, deputato europeo in quota Udc, un passato da magistrato e una vita a sacramentare contro l’aborto, sorride.

«La verità?».

La verità.

«Noi eravamo in un ghetto e Ferrara ci ha tirato fuori. Sdoganati».

Noi chi?

«Noi cattolici, noi che difendiamo la vita. Noi che non vogliamo barattare la nostra coscienza».

Qualcuno sospetta che quello di Ferrara sia un passatempo intellettuale.

«No, non credo. Siamo stati vicini di banco in Parlamento e conosco la sua sensibilità etica. Qui non c’entra la religione o la fede. L’aborto tira in ballo l’uomo».

Sicuro. Dicono anche che la Chiesa sia rimasta spiazzata.

«In che senso?».

I vescovi italiani non vogliono combattere una battaglia che sono sicuri di perdere.

«È vero, ma diciamolo sottovoce».

Cosa spaventa i vescovi?

«Il linguaggio della Chiesa è cauto, prudente. Lo sa quanti aborti legali ci sono stati in Italia? Cinque milioni. Ci sono madri, mariti, familiari, medici, assistenti sociali coinvolti con il dramma dell’aborto. Lo stesso Ferrara ha confessato di aver partecipato a tre aborti. Ci sono storie dure, pesanti, profonde. La Chiesa non vuole spargere sale sulle ferite».

Moratoria sull’aborto. Ma in concreto cosa significa?

«La moratoria ha un valore culturale molto forte. L’Onu ha approvato la moratoria contro la pena di morte. È una grande vittoria. Ma se l’omicidio di Stato è aberrante, altrettanto orrore crea l’aborto, assassinio legalizzato di milioni di essere umani».

Qui si può fare notte a discutere. Ma al di là del forte valore culturale, la moratoria di Ferrara resta, almeno a prima vista, una provocazione.

«Riapre il dibattito sulla legge 194».

Un referendum per abolire la legge?

«Non ci sono le condizioni storiche, sociali e culturali per un’iniziativa del genere».

Chi sceglie l’aborto non rischia il carcere, allora?

«Nessuno dice di punire penalmente le madri che abortiscono, ma chiediamo la revisione di alcuni articoli della legge».

Cioè?

«Le mamme vanno aiutate. Esiste una libertà di non abortire. L’aborto non è l’unica strada che ha di fronte una madre disperata. E questo è un compito che spetta ai consultori».

Dissuadere?

«No, aiutare».

Con i soldi?

«Anche. Ma non solo».

Insomma, volete un posto nei consultori.

«Vogliamo che non si vada in un consultorio solo per sapere come abortire, ma anche per capire cosa si può fare per evitare l’aborto».

Una delle accuse alla 194 è che mancano le linee guida.

«Sì, e anche su questo bisogna intervenire. Un problema che riguarda soprattutto l’aborto terapeutico. Bisognerebbe accertare con un’autopsia che il feto sia effettivamente malformato. Mi dicono che tre volte su quattro non lo è».

Con l’autopsia? È un po’ tardi. E a quel punto che si fa, si accusa medico e madre di omicidio?

«No, ma almeno sappiamo qual è la verità».

© Copyright Il Giornale, 3 gennaio 2008


"Quella legge è intoccabile"

di Gianni Baget Bozzo

Giuliano Ferrara ha unito la denuncia di un fatto grave come l’aborto, divenuto un mezzo di controllo delle nascite, a una iniziativa leggera e spumeggiante come la «dieta liquida» dell’Elefantino. È talmente convinto che il suo corpo faccia parte dello spettacolo da descrivere le sue reazioni al digiuno in tono semiserio. Ha ottenuto così anche l’effetto di dare una spruzzata di ironia ai digiuni pseudo-tragici di Marco Pannella. Ma non voleva toccare la legge sull’aborto: questa è, di fatto, intoccabile.
Il governo Berlusconi, che pure aveva accettato le tesi cattoliche sulla fecondazione assistita, si era ben guardato dal modificare una legge che è sentita come legittima dal paese. E, non a caso, la Conferenza episcopale italiana non ha mai pensato di chiederne il cambiamento, così come, a suo tempo, Paolo VI aveva accettato che a firmarla fosse un presidente del Consiglio cattolico.
La Chiesa italiana sa che, sul tema della vita, essa è minoranza nel paese, mentre è in maggioranza come riferimento spirituale e culturale. Nelle giovani generazioni le tesi cattoliche sono ancor più minoritarie e i preti sanno che il sesso è di fatto uscito dal confessionale. Quante cose dicono che l’Italia acquista costumi neopagani ed anche peggio! Basta pensare allo strazio della prostituzione e della violenza che si lega ad essa, occupando i viali cittadini senza che il governo sia in grado di prendere i provvedimenti che pure vorrebbe assumere per la tutela delle prostitute e per la liberazione delle città da questo spettacolo doloroso e infamante.

Il cardinale Ratzinger dichiarò più volte che in Europa i cattolici sono considerati una minoranza attiva in decremento. Ed è certo per questo che oggi egli riafferma i temi fondamentali del cattolicesimo: l’anima immortale, l’inferno, il purgatorio, il paradiso, la resurrezione della carne, il giudizio finale - dimenticati da decenni. E torna a parlare anche del diavolo, visto che chiede alle diocesi di incaricare sacerdoti come stabili esorcisti. Insomma, il Papa prepara un cattolicesimo di minoranza nella stessa Italia.

Sembra perciò maldestro il tentativo di associare Forza Italia alla Binetti in una proposta di revisione della legge sull’aborto. Se lo facesse, la Binetti sarebbe cacciata dal Partito democratico proprio quando il cardinal Bertone ha sostenuto che ella deve rimanerci - e rimanerci ottimamente. L’equilibrio interno tra cattolici e laici in Forza Italia sarebbe turbato da una iniziativa in questo senso, come è apparso da dichiarazioni del vice coordinatore nazionale, Fabrizio Cicchitto. Non credo poi che il Popolo della Libertà sia meno favorevole alla legge sull’aborto rispetto a quello di Forza Italia.
Non è possibile fare delle tesi cattoliche il punto di riferimento di un partito di cattolici, soprattutto non lo si può fare per una legge così significativa come quella sull’aborto. I cattolici devono sapere di essere minoranza e possono agire come lobby piuttosto che come partito. I giorni della Dc sono finiti, e quei giorni portarono al divorzio e all’aborto. Ora, almeno, senza partito cattolico, i cattolici possono parlare in difesa della creazione, di Dio creatore del mondo e della vita, e speriamo di agire tutti in conseguenza di questo principio: non è facile, nella Chiesa che è santa ma composta pur sempre di peccatori. La fedeltà alla verità va contemperata con il rispetto degli altri e detta con una certa umiltà.

© Copyright Il Giornale, 3 gennaio 2008


"Chiedo soltanto che venga applicata"

di Sandro Bondi*

E' mio costume rispettare le leggi dello Stato anche se non le condivido, ma è anche mia abitudine di cittadino e di parlamentare battermi per migliorare leggi come quella sull’aborto che, salutate come grandi conquiste di civiltà, non sono mai state interamente applicate secondo principi originari della stessa legge. Nessuno, però, ha il diritto di attribuirmi cose che non ho mai né detto né pensato. Scorrendo i maggiori quotidiani di ieri, ho appreso che avrei presentato una mozione per modificare la legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Non è così: la mozione, depositata già da oltre tre mesi, non chiede la revisione della legge, ma l’istituzione di linee guida (attualmente non previste dalla 194) per permetterne un’applicazione piena, coerente e omogenea.
Si tratta di un atto puramente amministrativo per adeguare le norme della legge 194 alle nuove tecnologie mediche, ed evitare per esempio che si ripetano casi drammatici come quello avvenuto all’ospedale Careggi di Firenze, dove un bambino di 22 settimane è sopravvissuto per qualche giorno a un intervento abortivo, eseguito in seguito a una diagnosi prenatale rivelatasi sbagliata. Il prossimo 22 maggio la legge 194 avrà compiuto trent’anni, e in questo tempo sono cambiate le tecniche e le terapie. Oggi un bambino fortemente prematuro ha molte più possibilità di sopravvivere, e non si può non tenerne conto; così come non si può non considerare la deriva eugenetica che rischia di passare tra le pieghe della legge, o il fatto che la prima parte della 194 per il sostegno alla maternità non sia mai stata applicata interamente. Capisco che il tema della revisione della 194 risulti ostico al laicismo giacobino e perfino a certi cattolici adulti, ma questo non toglie che sia giunto il momento di un’ampia e approfondita riflessione sulla tutela della vita fin dal suo concepimento.
È forse uno scandalo sostenere che i bambini malati vanno curati e non cancellati? È forse uno scandalo dire che la vita è un valore non negoziabile? Di fronte a casi così emblematicamente drammatici, non ci può essere una coscienza laica e una cattolica, ma una comune coscienza dei diritti inviolabili dell’uomo. Gli stessi padri della legge 194 mai avrebbero pensato di aprire le porte a una selezione genetica che invece sta diventando una triste routine in molti ospedali. Chi avrà la pazienza di leggere la mozione che ho presentato alla Camera oltre due mesi fa si renderà conto che il mio intento è quello di un’applicazione della legge secondo i suoi princìpi ispiratori, con maggiori sforzi nei colloqui con le donne per cercare di evitare l’aborto, con più stringenti controlli sulle gravidanze tardive e sulle «malformazioni del nascituro», oltre ad una politica di sostegno per le maternità difficili. Io chiedo soltanto un’applicazione della legge 194 coerente con le sue premesse: difesa della salute della madre, tutela della vita nascente, attività di sostegno psicologico e sociale alle madri in difficoltà, offerta di alternative alla soluzione estrema dell’aborto.
Invece la 194 è rimasta in gran parte sulla carta: è mancato il sostegno che consenta alle donne di portare a termine la gravidanza, la diffusione e lo sviluppo delle diagnosi prenatali hanno di fatto scardinato gli articoli 6 e 7 della legge, pensati in origine per circoscrivere il ricorso all’aborto terapeutico, ed escluderlo quando il bambino ha possibilità di sopravvivenza autonoma (quindi a partire dalla 22esima settimana).

*Coordinatore di Forza Italia

© Copyright Il Giornale, 3 gennaio 2008

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