3 gennaio 2008

Perché il Papa ha le scarpe rosse? Perché indossa un berretto bianco? Perché ha un anello? I bambini interrogano Mons. Georg


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Grazie alla segnalazione di Marco, leggiamo:

Religione Confessioni sorprendenti in due libri per i bambini. Papa Ratzinger «non legge romanzi»

Scola, il cardinale tentato da Marx
Il patriarca di Venezia: «Da giovane era come se Dio non ci fosse»


di ALDO CAZZULLO

«Il tempo è talmente poco che il Santo Padre non ne ha per leggere romanzi. Libri seri ne legge…». «Tra i 14 e i 18 anni, durante gli anni del mio liceo, ero preso dall'interesse per la politica e per i problemi sociali, in una maniera tale che l'appartenenza alla Chiesa è come caduta in secondo piano (…). Ero talmente preso dai problemi sociali, politici (avevo una simpatia per i partiti marxisti perché il mio papà era impegnato nel partito socialista di Nenni, quando era massimalista) che questi prendevano il sopravvento su tutto il resto. Allora era come se Dio non ci fosse, come se la Chiesa non ci fosse, se Dio non contasse più, come se avessi seppellito le domande più importanti della vita… ».
A volte è parlando con i bambini, è rispondendo alle domande dei piccoli che vengono fuori le battute fulminanti, o le verità intime.
La predilezione di papa Ratzinger per la saggistica a scapito della narrativa, ad esempio. O le tentazioni giovanili di uno degli uomini di Chiesa al Papa più vicini, il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia.
A raccontare Benedetto XVI ai giovani fedeli è padre Georg Gaenswein, il suo segretario. Perché il Papa ha le scarpe rosse? è il libro, corredato da foto inedite, che Cantagalli, editore senese molto attento alle cose di Chiesa — sua l'interessante autobiografia del cardinale Giacomo Biffi —, ha appena mandato in libreria.
Marcianum Press ha pubblicato invece Vogliamo vedere Gesù, fitto dialogo tra Scola e i ragazzi delle parrocchie veneziane frequentate dal patriarca. Due libri pensati per i bambini, ma che racchiudono dettagli e curiosità che gli adulti sbaglierebbero a lasciarsi sfuggire.

Il Papa che nell'ora dell'elezione «ha visto la ghigliottina cadere su di sé» e «ha provato un certo spavento »; per poi subito accettare quanto era avvenuto, «poiché vi ha potuto riconoscere la volontà di Dio». Il Papa che «pensa spesso alla sua bella patria bavarese», al punto da soffrire per il fatto di «non potersi più recare in patria regolarmente ». Il Papa che «per tutti i problemi difficili si consulta con i collaboratori più stretti, ma li porta sempre anche nella preghiera dinanzi a Dio. Dopo aver riflettuto e pregato intensamente, prende una decisione».

Il ritratto di Ratzinger che esce dal libro del suo segretario è una sorta di diario segreto. Padre Georg risponde a domande minute sulla quotidianità negli appartamenti papali: perché il Papa porta l'anello del pescatore, in ricordo di Pietro e dell'antica chiamata del Cristo; perché il Papa indossa un berretto bianco; perché il Papa non ha una moglie («ad imitazione di Gesù, per poter esser padre di tutti»); e, appunto, perché il Papa porta le scarpe rosse (perché è il colore del martirio, e san Pietro, di cui Benedetto XVI è il successore, è martire; e poi il rosso è il colore dell'amore ardente, il colore del fuoco dello Spirito).
Qua e là affiorano complesse questioni teologiche, risolte con la limpida razionalità che padre Georg ha appreso dal maestro. Il Papa non è mai stato deluso da Dio, poiché «Dio non si lascia ricomprendere in categorie umane, è perfetto.
Può darsi che sul momento io non riesca a capire il Suo agire, tanto da restare sbalordito, a volte perfino sconcertato. Ma piano piano, a colui che pone la sua ferma fiducia in Dio, vengono aperti gli occhi ». Sì, ma come fa il Papa a sapere che Dio esiste? «Perché Dio stesso si è manifestato, si è rivelato. Ci ha parlato per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo. Attraverso la preghiera il Papa, come ogni cristiano, rimane in continuo contatto con Dio...». Ma ci sono cose che anche al segretario sfuggono: «Quando è stata l'ultima volta che il Papa ha pianto? Questo, mi spiace, non lo so».


Anche nel libro del patriarca di Venezia, accanto agli insegnamenti essenziali, porti in modo chiaro e mai pedante — una sorta di iniziazione al cristianesimo, dal mistero svelato della Trinità all'idea dell'amore —, affiora l'autobiografia. Angelo Scola bambino che di nascosto dalla madre ruba il cioccolato, regalo dei soldati americani accampati sotto casa a Malgrate, «il paesino sul lago di Lecco dove sono nato». Scola che da cardinale per ultima cosa prima di andare a letto, ogni sera, dice l'Ave Maria. E Scola che così rievoca la giovanile sbandata filomarxista: «Non ricordo di aver mai saltato la Messa, però era come se questa cosa non contasse più niente; in questo senso mi sono dimenticato anche della Chiesa... per certi aspetti è più grave che abbandonarla. Mentre prima le domande più importanti della vita — Perché sono nato? Da dove vengo? Dove vado? Cosa sono al mondo a fare? Cosa vuol dire voler bene agli amici? Cosa vuol dire soffrire? Cosa vuol dire amare? — mi rodevano dentro, adesso le avevo messe a tacere. Era come se tutte queste cose non contassero più. Poi, grazie a Dio, alla fine del liceo ho trovato degli amici che invece vivevano in maniera più intensa tutto». Uno di questi amici era don Luigi Giussani. «Gente che, vivendo insieme per Gesù, non aveva dovuto seppellire nessun problema, non lasciava perdere niente. Anzi, vivendo così prendeva sul serio tutto, gustava di più tutto. Allora ho imparato a rimettere le cose al loro posto, e ho ritrovato Dio e la Chiesa ».

La curiosità

Le scarpe del Pontefice sono di colore rosso per simboleggiare il sangue del martirio di san Pietro

© Copyright Corriere della sera, 31 dicembre 2007

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