2 gennaio 2008

Senatore Pera: «Napolitano meglio di certi cattolici» (Il Giornale). Il feeling fra il Papa e il Presidente infastidisce "qualcuno"? (Libero)


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«Napolitano meglio di certi cattolici»

di Francesca Angeli

«Il richiamo di Giorgio Napolitano alla nostra Costituzione sia nel discorso di fine anno sia nel messaggio inviato a Benedetto XVI con il riferimento importantissimo alla famiglia come prima cellula della società naturale dimostra una grande apertura del presidente e una sintonia con Papa Ratzinger che ha parlato di sana laicità. Il capo dello Stato rivela più sensibilità e attenzione rispetto a molti altri».

Rispetto a chi, senatore Marcello Pera?

«Napolitano si dimostra attento non tanto ai rapporti di potere con la Chiesa ma alla funzione sociale che la religione ha sempre avuto. Sicuramente più aperto dei laicisti del centrosinistra e dei cattocomunisti. Più aperto del “cattolico adulto” Prodi che invece svela la sua arretratezza che si spiega con la sua provenienza dall’ambiente bolognese, dove si pensa ancora che il comunismo sia una sorta di cristianesimo secolarizzato».

Dunque un dialogo fatto di rispetto, uno scambio positivo tra la massima istituzione dello Stato laico e la massima autorità religiosa. Perché invece in Parlamento laici e cattolici non riescono a incontrarsi?

«In Parlamento ci sono troppi comunisti e troppi cattolici adulti. C’è un laicismo deteriore diffuso soprattutto nelle élites che, a differenza di Napolitano, si ostinano a non comprendere che il cittadino italiano ha grande considerazione per i valori religiosi. Questo laicismo sta avendo conseguenze devastanti sulla nostra società».

Stato laico ma non laicista. Qual è la differenza?

«La nostra Costituzione è laica ma non laicista. La laicità dello Stato, implicita nella nostra Costituzione anche se mai menzionata, è garanzia della libertà religiosa. Laicità però non è indifferenza ai valori religiosi, e infatti si parla di rispetto della vita e della famiglia. Laicità non è neppure neutralità riguardo ai contenuti religiosi.
Ad esempio la nostra Costituzione fa riferimento alla famiglia monogamica. Infine la laicità non pretende che si confinino i valori religiosi nella sfera privata e familiare, cioè non pretende di privatizzare o ghettizzare la religione. Il moderno Stato liberale, democratico e laico è sì autonomo dalla Chiesa e dalle gerarchie ecclesiastiche, ma si basa comunque su principi religiosi. Primo fra tutti il rispetto della persona e della vita. Perciò il fondamento del nostro Stato laico non è laico bensì religioso».

Il segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, ha detto che è antistorico opporre la laicità alla religiosità e che ai tempi della Democrazia cristiana e del Pci c’era più rispetto per la Chiesa.

«Le parole di Napolitano danno ragione al cardinale Bertone, perché il presidente dimostra sensibilità e attenzione per la questione religiosa superiori a quelle dei laicisti. Perché questo oggi accade: la laicità è degenerata nel laicismo, il quale è un’ideologia ostile alla religione, in particolare quella cristiana, e dunque senza avvedersene, ostile ai princìpi stessi dello Stato laico. Questi princìpi, che sono i famosi diritti fondamentali e non negoziabili, il laicista li mette ai voti. Perciò legifera su aborto, matrimonio omosessuale, eugenetica, eccetera».

Ruini chiede una moratoria sull’aborto.

«Sono passati molti anni dall’approvazione della legge e io credo che una discussione parlamentare su come viene applicata sia opportuna. Non sono convinto che sia possibile ridiscutere il principio, anche se ho ben presente gli enormi aspetti morali del problema».

Pensa che ora ci sarebbero i numeri per riaprire la discussione?

«Forse no, ma penso che negli ultimi anni la coscienza religiosa si sia risvegliata prima in Usa e poi altrove, quando l’Occidente si è visto attaccare per ragioni connesse al suo modo di essere, cioè alla sua identità e storia giudaico-cristiana. Da lì è rinato il problema del ruolo della religione nella nostra vita privata e collettiva».

Ma l’Italia non è isolata ad esempio sulle unioni civili? E non c’è un rischio intolleranza cattolica?

«No, il risveglio della coscienza religiosa interessa pure la Spagna, dove il Family day è stato un segnale importante, e la Francia... Sarkozy a Roma ha fatto dichiarazioni coraggiose. Io non vedo un rischio di fondamentalismo cristiano, semmai vedo un rischio contrario, che è quello della perdita della nostra identità e delle nostre radici, cioè il rischio della resa».

© Copyright Il Giornale, 2 gennaio 2008


Il feeling tra Ratzinger e il Capo dello Stato irrita la sinistra

Uniti, nel nome della famiglia. Dal Quirinale a Oltretevere la parola d'ordine sembra la stessa: bisogna sostenerla, perché altrimenti ne va della saldezza della struttura sociale. E degli stessi principi costituzionali.
Non c'è vero impegno per la pace se non si difende «la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna», che è «la principale agenzia di pace».
Nell'omelia della messa di Capodanno in San Pietro, Benedetto XVI ribadisce i contenuti del suo messaggio per l'odierna Giornata mondiale della Pace.
In un saluto rivolto al Papa, il presidente Napolitano nota che la famiglia è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano e che la Costituzione ne riconosce pienamente il valore. Una consonanza quasi contemporanea tra i due interventi, che appunto mettono al centro la preoccupazione per lo stato di "salute" dell'istituto familiare.

Si conferma, dunque, la sintonia e la cordialità tra il Colle e la Santa Sede. In un messaggio inviato a Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale della pace, infatti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assicura al Pontefice che questo tema «è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano», e garantisce che l'Italia riconosce «pienamente» nella Costituzione il valore della famiglia indicato dalla Santa Sede.

E al termine dell'Angelus Benedetto XVI ringrazia il presidente per le parole augurali rivoltegli da Napolitano.
Anche il ministro degli Esteri Massimo D'Alema conferma la "linea-famiglia" che si profila nella maggioranza, e scrive al cardinale Tarcisio Bertone dichiarandosi d'accordo con il Papa sul fatto che la famiglia sia la «principale agenzia di pace». Esprimendo «profonda e sentita adesione» con il messaggio papale, il titolare della Farnesina ha affermato che «ancora una volta, in una congiuntura internazionale difficile e sotto diversi aspetti drammatica, segnata da conflitti, crisi, incertezze ed inquietudini diffuse, le parole di Sua Santità ci offrono un messaggio rasse renante, un messaggio di forte fiducia e di speranza». C'è però, proprio nella maggioranza, chi non apprezza questa identità di vedute con la Santa Sede.
Per il socialista Enrico Boselli, il discorso di Napolitano «ha dato un'iniezione di fiducia al Paese», ma, rileva Boselli, «con tutto il rispetto che portiamo al presidente della Repubblica, di fronte alla controffensiva integralista delle gerarchie ecclesiastiche ci saremmo aspettati una riaffermazione più forte ed esplicita della laicità dello Stato». Indirettamente, va all'attacco anche Silvio Viale, esponente dei Radicali, quando sostiene che Benedetto XVI «ha chiamato la famiglia alla guerra, stabilendo un collegamento improprio con la pace per negare dei diritti». C.MA.

© Copyright Libero, 2 gennaio 2008

Viene confermata la mia prima sensazione dopo l'elezione del Presidente Napolitano: un uomo intelligente e sensibile che riconosce il ruolo fondamentale della Chiesa Cattolica nella societa' italiana.
La cordialita' fra il Presidente ed il Papa e' palpabile ed e' una vera garanzia per il rispetto della Costituzione.
No comment sulla litania di Boselli e Viale...offensivi e fuori luogo
.
R.

1 commento:

euge ha detto...

Infatti, questo filing da profondamente fastidio a quell'ala di estrema sinistra che purtroppo, fa parte del governo attuale; in pratica da quella parte del governo, a cui non frega nulla della famiglia, almeno di quella tradizionale e che ha tanto desiderio di rivedere il concordato e di legalizzare unioni dello stesso sesso.
Eugenia