1 gennaio 2008

Vespri e Te Deum: il commento di Radio Vaticana


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"E' Cristo la nostra speranza affidabile" di fronte alle difficoltà della vita e Maria è la "Stella della speranza" che "collabora all'iniziativa di salvezza dell'intera umanità": così ieri il Papa durante la Celebrazione, nella Basilica Vaticana, dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno.
Nell’omelia, Benedetto XVI ha ricordato il “deficit di speranza e di fiducia nella vita” inteso come male “oscuro” della società occidentale ed ha invitato a lavorare per rispondere all’attuale “emergenza educativa”. Presente al rito anche il sindaco di Roma Walter Veltroni. Al termine il Santo Padre ha sostato in preghiera davanti al presepe collocato in Piazza San Pietro. Il servizio di Benedetta Capelli:
Cantare la gratitudine per l’anno che tramonta e per quello che si intravede. Un anno che porta a volgere lo sguardo verso Colui che è eterno ma affidandosi a “Maria di Nazaret, donna singolare” chiamata a condividere, perché Madre del Salvatore, la missione del Figlio. “Missione per noi e per la salvezza di tutti gli uomini”: così il Papa ricordando ciò che scrive San Paolo nella Lettera ai Galati durante la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum. “ContemplandoLa – aggiunge Benedetto XVI- la Chiesa scorge in Lei i tratti della propria fisionomia":
"Maria vive la fede e la carità; Maria è una creatura, salvata anch’essa dall’unico Salvatore; Maria collabora all’iniziativa di salvezza dell’intera umanità. Così Maria costituisce per la Chiesa la propria immagine più vera: Colei nella quale la Comunità ecclesiale deve continuamente scoprire il senso autentico della sua vocazione e del proprio mistero".
Ma perché ringraziare con il Te Deum? Perché “il Verbo incarnato - dice il Papa - trasforma dall’interno l’esistenza umana. Si è fatto come noi per farci come Lui: figli nel Figlio, dunque uomini liberi dalla legge del peccato”. E nella preghiera chiederemo l’aiuto del Signore affinché soccorra le nostre città dove “gravi carenze e povertà - aggiunge il Santo Padre - pesano sulla vita delle persone e delle famiglie, impedendo di guardare al futuro con fiducia”. Il Papa ha parole anche per i giovani:
"Sono attratti da una falsa esaltazione o, meglio, profanazione del corpo e dalla banalizzazione della sessualità; come enumerare poi le molteplici sfide che, legate al consumismo e al secolarismo, interpellano i credenti e gli uomini di buona volontà? Per dire tutto in una parola, anche a Roma si avverte quel deficit di speranza e di fiducia nella vita che costituisce il male 'oscuro' della moderna società occidentale".
Tante ombre dunque accanto alle quali non manca la speranza, al centro dell’ultima Enciclica. Speranza nell’impegno verso la “grande emergenza educativa” una sfida già ricordata l’11 giugno scorso dal Papa nell’incontro con i partecipanti al Convegno pastorale della Diocesi di Roma. Benedetto XVI esorta la comunità a trasmettere i valori-base dell’esistenza e del retto comportamento, esalta il lavoro portato avanti in tal senso dalle parrocchie, dai movimenti ecclesiali e dalle associazioni per la pastorale familiare. Ricorda le iniziative missionarie che coinvolgono i giovani, pronti a impegnarsi per testimoniare il Vangelo. Giovani fermi nel loro sì alla Chiesa come i 28 diaconi che saranno ordinati in aprile a Roma dove si sente la necessità di nuove chiese soprattutto nelle periferie e dove però almeno otto sono in costruzione. “Il Signore - ricorda il Papa - è la nostra speranza:
"Ma la nostra speranza è sempre essenzialmente anche speranza per gli altri, e soltanto così essa è veramente speranza anche per ciascuno di noi. Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Roma, chiediamo al Signore che faccia di ciascuno di noi un autentico fermento di speranza nei vari ambienti, perché si possa costruire per l’intera città un futuro migliore".
Un augurio affidato alla materna intercessione di Maria, Madre di Dio e Stella della Speranza come Benedetto XVI La ama definire nella sua “Spe salvi”. Al termine della celebrazione il Papa si è recato in Piazza San Pietro per rendere omaggio al presepe inaugurato lo scorso 24 dicembre.

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