2 gennaio 2008

Il Papa: la famiglia vera "agenzia di pace" (Gasparroni per "La Gazzetta del sud")


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Il Papa: la famiglia vera "agenzia di pace"

Anche all'Angelus ha insistito sullo stesso tema, benedicendo la "fiaccola" che partirà per la Terra Santa

Fausto Gasparroni

Roma
È la famiglia, nello specifico «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», la «principale "agenzia" di pace»: pertanto «la negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell'uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace».
Celebrando la 41/a Giornata mondiale della pace con la messa in San Pietro, Benedetto XVI ha ribadito i nodi cruciali del suo messaggio sul tema «Famiglia umana, comunità di pace»: è la «famiglia naturale» basata sul matrimonio, vista come «culla della vita e dell'amore, la «prima insostituibile educatrice alla pace», e quindi indebolirla, minarne i fondamenti, significa mettere ancor più a rischio la pace mondiale.
Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio al Pontefice, gli assicura che il tema «è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano» e che l'Italia riconosce nella Carta costituzionale il valore della famiglia indicato dalla Santa Sede.

In una gremita basilica vaticana, concelebrando la solenne liturgia, tra gli altri, con i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, papa Ratzinger ha sottolineato che la «pace vera» non è «semplice conquista dell'uomo o frutto di accordi politici», ma è «innanzitutto dono divino da implorare costantemente e, allo stesso tempo, impegno da portare avanti con pazienza restando sempre docili ai comandi del Signore».

Un «dono» da invocare, ha detto, nel giorno di Capodanno e «per intercessione di Maria, Madre di Dio» – di cui ieri ricorreva la solennità – «per le nostre famiglie, per le nostre città, per il mondo intero».
Nel suo messaggio, reso pubblico l'11 dicembre scorso, Benedetto XVI tocca anche temi come la corsa al riarmo nucleare, il «funesto» commercio delle armi, il saccheggio delle risorse energetiche dei Paesi poveri che getta «ombre cupe» sul mondo: ieri però si è soffermato in particolare sullo «stretto rapporto che esiste tra la famiglia e la costruzione della pace nel mondo» e quindi sulla necessità di difendere l'istituto familiare tradizionale, così come è riconosciuto dalla Chiesa. «Poiché l'umanità è una "grande famiglia" – ha rilevato –, se vuole vivere in pace non può non ispirarsi a quei valori sui quali si fonda e si regge la comunità familiare».
Ratzinger ha ricordato anche «la provvidenziale coincidenza di varie ricorrenze» che «ci sprona quest'anno ad uno sforzo ancor più sentito per realizzare la pace nel mondo»: i 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'Onu, i 40 dalla prima Giornata della Pace, istituita il primo gennaio 1968 da Paolo VI, i 25 dall'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia. Da qui ha preso spunto per invitare «ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre più questa convinzione, da cui dipende l'instaurazione di una pace vera e duratura».
Sugli stessi temi è poi tornato all'Angelus, primo del 2008: «chi anche inconsapevolmente osteggia l'istituto familiare rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale e internazionale, perchè indebolisce quella che, di fatto, è la principale agenzia di pace». «Lo stesso amore che costruisce e tiene unita la famiglia, cellula vitale della società – ha ribadito il Papa –, favorisce l'instaurarsi tra i popoli della terra di quei rapporti di solidarietà e di collaborazione che si addicono a membri dell'unica famiglia umana».
In piazza anche i ventimila partecipanti al corteo promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Benedetta dal Papa la «fiaccola della pace» che un maratoneta porterà in Terra Santa per iniziativa del Centro Sportivo Italiano.
Il Papa non ha mancato, infine, di ringraziare il presidente Napolitano per le «espressioni augurali» per il nuovo anno rivoltegli nel messaggio televisivo. «Ricambio ben volentieri il suo augurio – ha detto –, formulando ogni migliore auspicio per la sua alta missione e per la concordia e la prosperità dell'amato popolo italiano».

© Copyright Gazzetta del sud, 2 gennaio 2008

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