20 agosto 2007

Ancora sul Meeting di Rimini...


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Ovazione per Benedetto XVI

C’è meno politica ma è tutto esaurito

ANCHE quest'anno il popolo di Cl si è presentato puntuale all'appuntamento del Meeting. E questo a prescindere dal fatto che nei 118 incontri previsti nella settimana riminese la politica sia di fatto decisamente meno protagonista rispetto alle passate edizioni. Erano in quasi quindicimila ad ascoltare il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che ieri ha concelebrato con l'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo e altri vescovi e sacerdoti la Celebrazione eucaristica che segna l'inizio della settimana riminese. Una Messa celebrata da un altare montato sul palco di un auditorium immenso, quest'anno più grande di quelli finora utilizzati negli anni passati alla Fiera di Rimini, dove non è rimasto un solo posto vuoto. I ciellini hanno pregato compostamente (secondo il loro stile sobrio) durante la Messa; hanno ascoltato in un silenzio irreale l'omelia del cardinal Bertone, il primo segretario di Stato vaticano a partecipare al Meeting, e fatto la comunione a tempo di record grazie ad un plotone di sacerdoti concelebranti sparsi nell'hangar a distribuire le ostie consacrate ai fedeli. Gli applausi sono arrivati solo alla fine della celebrazione, quando dal videowall su cui erano proiettati in alternanza un Crocifisso e la Vergine Maria, sono arrivate le immagini da Castelgandolfo, per l'Angelus del Papa. Per Benedetto XVI c'è stata una vera ovazione, soprattutto quando ha salutato il popolo di Cl benedicendone il lavoro in questa settimana. Nel pomeriggio si è entrati nel vivo: con l'apertura degli stand sparsi per la fiera e con l'incontro inaugurale del Meeting 2007, affidato al presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering. Un politico tedesco di una parte (il Ppe) tradizionalmente vicina a chi lo ascoltava nello stesso auditorium della Messa (stavolta mezzo vuoto), che però non ha parlato di quella «politique politicienne» che tanto appassiona cronisti e commentatori ma si è concentrato sull'Europa, sui suoi valori e sul suo futuro. E un applauso si è levato dalla sala per il presidente della Repubblica Napolitano, che ha affidato ad un videomessaggio il suo saluto al Meeting, «un'occasione consolidata, ormai tradizionale, per seminari, approfondimenti culturali, mostre e riflessioni, concepite soprattutto per rispondere alle domande e alle attese dei cittadini più giovani».

© Copyright Il Tempo, 20 agosto 2007


Bertone e le tasse: pagarle secondo leggi giuste

dall’inviato MASSIMO PANDOLFI

— RIMINI —

«IO A VOI DI CL non vi capisco proprio. Ma vedo che fate del gran bene. Andate avanti così». Roba vecchia, di quasi 50 anni. Papa Paolo VI allora era l’arcivescovo Montini di Milano e la Chiesa vedeva come il fumo negli occhi uno strano prete di Desio, don Luigi Giussani, che andava a scuola a predicare ai ragazzi che Cristo è qui, adesso, e c’entra anche con la matematica e la geografia. In fondo quel «non capisco ma mi adeguo» del futuro Papa fu la prima vera apertura ufficiale della Chiesa a Cl. Poi Montini è diventato Papa, poi è arrivato Giovanni Paolo II che ha ordinato a Giussani e ai suoi ragazzi: «Bravi! Viaggiate ora per il mondo a portare Cristo». Gli hanno obbedito.

ORA CHE Giussani non c’è più, ora che quei ragazzi sono diventati genitori o nonni, ora che i loro figli o i loro nipoti sono comunque qui, al Meeting di Rimini (perché qui evidentemente stanno bene) succede che per l’edizione numero 28 spunta addirittura il segretario di Stato e Camerlengo a dire messa, mai successo prima. E Tarcisio Bertone l’ha mandato il Papa, che a sua volta ha salutato Rimini da Castel Gandolfo, all’Angelus. Benedetto XVI, quando era solo Ratzinger, dava la benedizione finale, _ per non dire metteva bocca _ anche su tutti i titoli del Meeting. Ieri ha incoraggiato i «cercatori di verità» di Rimini. Ve l’abbiamo fatta lunga per spiegarvi come oggi i vertici della Chiesa stravedano per questa esperienza che si chiama Cl. Sia il Papa che Bertone definiscono più volte il Meeting un’«esperienza storica». E’ come metterci un timbro, vaticano.

ED È UN FATTO che tutti in questi giorni guardino al Meeting. Bastano così due parole dette da Bertone a scatenare un putiferio. Un giornalista gli chiede: «Che ne pensa dello sciopero fiscale proposto da Bossi?». E lui, che dieci minuti prima commentava nell’omelia Geremìa e la cisterna di Malchìa, se la cava tirando fuori un’altra sacra scrittura: «Il salmo 71 dovrebbe essere il programma del politico cristiano: rendere giustizia ai poveri e salvare la vita ai miseri. Il politico deve avere attenzione ai più deboli e far sì che non ci siano ingiustizie nella distribuzione delle risorse dello Stato» .Poi aggiunge: «Tutti dobbiamo fare il nostro dovere pagando le tasse secondo leggi giuste».
E’ un’allusione a qualcuno? Fai due conti e pensi: Prodi. Politico cristiano (adulto), capo di un governo che tassa, mezzo protagonista di un battibecco precedente con Bertone. E’ storia di qualche settimana fa: il premier chiese ai preti di fare omelie pro fisco e il segretario di Stato qualche giorno dopo, quando i politici si aumentarono gli stipendi, commentò: «Se lo sapevo prima sarei stato più duro con quella frase».
E’ il primo, presunto, caso dell’estate ciellina, che ieri ha ospitato anche un videomessaggio del Presidente della Repubblica. Napolitano ha detto: «Il vostro è il luogo ideale per dare risposte ai giovani». Poi ha incoraggiato il Meeting a un confronto continuo, «a coltivare in Europa e nel mondo le ragioni dell’unità per evitare regressioni».
Applausi. Ma non c’è confronto con quelli riservati al Papa e a Bertone. Con loro ormai qui a Rimini c’è proprio una santa alleanza. E chi ci butta sempre in mezzo la politica aggiunge: «Contro la sinistra relativista e nichilista».

© Copyright Quotidiano Nazionale, 20 agosto 2007

Bah!

E Poettering frena sulla Turchia nella Ue

Napolitano lancia l’allarme: l’Unione ora diventi politica o rischia di regredire

MARIO STANGANELLI

RIMINI - «Il trattato di riforma dell’Unione Europea potrà migliorare la governabilità dell’Unione a ventisette. Ma la complessità dei negoziati, e la rinuncia a significative ambizioni del trattato costituzionale del 2004, testimoniano il rischio che il processo d’integrazione regredisca a una semplice rete di cooprerazione intergovernativa». Il pericolo cui va inconro la Ue, che si accinge faticosamente ad approvare il trattato che sostituirà la Costituzione bocciata dai referendum di Francia e Olanda, è stato segnalato da Giorgio Napolitano nel videomessaggio che ha aperto la prima occasione di confronto del Meeting di Cl che, sul tema ”Quale identità per l’Europa“, ha visto la partecipazione del presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering. L’obiettivo indicato dal capo dello Stato è quello di «continuare a fare dell’Unione un soggetto politico, dotandola degli strumenti e dei poteri indispensabili», perché - ha aggiunto Napolitano - «l’Unione non potrà allargare il consenso di cui ha bisogno, dei propri cittadini, se continuerà a presentarsi prevelentemente in termini di spazio economico».
Di un altro rischio ha parlato Pottering, legandolo a una questione controversa e sulla quale ha dovuto ammettere di essere in minoranza nel Parlamento da lui presieduto: l’adesione della Turchia alla Ue. «Dobbiamo riflettere seriamente su quali e quanti altri Paesi possiamo permetterci di accogliere», ha detto l’ex presidente dei Popolari europei osservando che «ci vuole una misura nell’allargamento: non bisogna esagerare. Il rischio è quello di fare la fine dell’Impero romano che è crollato quando è diventato toppo grande. Se ci si allarga ancora non riusciremo più a capirci a livello psicologco, culturale e politico. E se mancherà questa sintonia l’Europa fallirà». Per Poettering il rimedio sarebbe quello di studiare forme di «partnership privilegiata» e comunque «il negoziato di adesione deve proseguire in modo da favorire l’evoluzione della Turchia in tema di diritti civili e di riforme, anche se - precisa il presidente dell’Europarlamento - la conclusione delle trattative non dovrà coincidere automaticamente con l’adesione del Paese islamico alla Ue».
Altro argomento su cui Poettering si è detto «molto dispiaciuto» di trovarsi in minoranza tra i colleghi di Strasburgo è quello dell’inserimento delle radici cristiane nella Costituzione europea. Tuttavia oggi, dopo la bocciatura dei referendum, si è in un’altra fase: «Il nuovo trattato sarà un compromesso tra Stati. Avrei voluto di più, che si chiamasse Costituzione, ma i tempi non sembrano maturi. Comunque - ha concluso Poettering - i valori che vi sono espressi, anche senza precisi riferimenti, sono gli stessi di quelli cristiani, e noi dobbiamo fare il massimo possibile perché sia approvato prima delle elezioni del 2009. Sarà un enorme passo avanti per l’Unione, che solo così avrà una forte base giuridica».

© Copyright Il Messaggero, 20 agosto 2007

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