20 agosto 2007
Annunciare la fede senza compromessi: un articolo di Paolo Rodari
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di Paolo Rodari
Rimini. La prima di un segretario di Stato vaticano al Meeting di Rimini segna la particolare affinità che lega il movimento di Cl all’attuale leadership della Santa Sede.
Un’affinità che trova la sua origine nel convincimento tutto ratzingeriano che è Cl a riuscire, accanto ad altri movimenti e associazione cattoliche, a comprendere e quindi a interpretare “sul campo” il pensiero ecclesiale caratteristico del pontificato in corso: fermezza intorno ai princípi e ai valori cristiani e, insieme, comunicazione di essi al di là di quanto il mondo contemporaneo pensi al riguardo.
Dunque è questo, più che le “divagazioni” tipiche del cardinale Bertone - anche ieri, come sovente gli accade, il primo collaboratore di Ratzinger si è lasciato andare coi giornalisti presenti a tematiche varie e variegate: «Tutti dobbiamo fare il nostro dovere nel pagare le tasse, secondo leggi giuste», ha detto Bertone intervenendo sul tema dello sciopero fiscale annunciato dalla Lega Nord -, il risultato della prima volta di un segretario di Stato vaticano al raduno di fine estate di Cl.
Non è un caso che a due anni dall’ultimo conclave, papa Ratzinger abbia assecondato la volontà di Bertone di rispondere affermativamente all’invito fatto dai leader di Cl di recarsi a Rimini.
Non è un caso perché una kermesse incentrata attorno alla “verità” è grasso che cola per un pontefice che da subito - dall’omelia del 24 aprile 2005 in occasione della messa d’“intronizzazione”, passando per la lectio di Ratisbona fino agli altri discorsi cardine del suo pontificato, quello alla curia romana del 22 dicembre 2005, la riflessione tenuta a Verona per il convegno ecclesiale italiano, il testo rivolto ai vescovi europei il 24 marzo scorso - ha insistito intorno alla necessità di avere una Chiesa che di fronte a una società incapace di riconoscere verità ultime a cui riferirsi sappia proporre senza paura i princípi della propria fede.
Alla “dittatura del relativismo” in cui tutto vale ed è lecito sappia contrapporre l’annuncio delle verità cristiane.
Sono concetti sui quali Ratzinger insiste da anni.
E Cl, da sempre, rappresenta per lui un uditorio affezionato. In molti ricordano l’attenzione che don Giussani riservava alla rivista “Communio” fondata negli anni del post concilio dall’allora monsignor Ratzinger insieme ad Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac.
Una rivista tradotta in italiano dalla casa editrice Jaca Book (fino a pochi anni fa unica divulgatrice dei testi di Giussani) e che dialogava criticamente con un’altra rivista di spessore e di stampo più progressista: quella “Concilium” che annoverava tra i suoi collaboratori Hans Küng, Yves Congar, Karl Rahner ed Edward Schillebeeckx.
Negli anni del cardinale Ratzinger alla guida dell’ex Sant’uffizio, spesso Giussani chiedeva al custode della dottrina delle fede pareri su questioni teologiche per lui importanti.
Erano due sacerdoti “storici” di Cl, Massimo Camisasca (oggi superiore generale dei missionari di san Carlo) e Angelo Scola (oggi patriarca di Venezia) a organizzare, in un appartamento vicino a santa Maria Maggiore a Roma, delle cene in cui far incontrare Ratzinger e Giussani.
Quando nel febbraio del 2005 (a poche settimane dalla morte di Wojtyla) si sono tenuti i funerali di Giussani nel duomo di Milano, l’omelia di Ratzinger ha impressionato i ciellini per l’affetto che egli ha voluto dimostrato al fondatore di Cl, un affetto che nutriva nei suoi confronti anche Wojtyla fin da quando era arcivescovo di Cracovia.
Tarcisio Bertone, al termine della messa con la quale si è aperto ieri mattina il Meeting, ha assistito insieme al popolo di Cl alla video-proiezione dell’Angelus del papa da Castelgandolfo. Poi, insieme ai ciellini, ha applaudito alle parole che Ratzinger ha voluto dedicare al Meeting. Poi si è alzato in piedi e tra gli applausi dei presenti ha rivolto ancora alcune parole di saluto.
Prima di tornare a Roma e quindi a Castelgandolfo - Bertone in questi giorni sta preparando i prossimi viaggi del papa a Loreto e in Austria e il suo personale in Perù -, un pranzo insieme al presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering che nel pomeriggio ha parlato al Meeting del futuro dell’Europa.
Poettering (a differenza della maggioranza del Parlamento) non è lontano dal convincimento che le radici cristiane del continente rappresentino un valore da riconoscere e da non sprecare.
Quanto al nuovo trattato europeo, ha spiegato che anche se egli avrebbe voluto fare di più, «sarà un compromesso tra Stati».
Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un video-messaggio inviato per l’apertura del Meeting, ha parlato del nuovo trattato la cui stesura egli ritiene fondamentale affinché l’Europa diventi un vero e proprio soggetto politico.
© Copyright Il Riformista, 20 agosto 2007
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