5 febbraio 2008

Il cardinale Tomko alla vigilia delle Ceneri: Quando dico al Papa: «Convertiti e credi al Vangelo»


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Il cardinale Tomko alla vigilia delle Ceneri

Quando dico al Papa: «Convertiti e credi al Vangelo»

"Convertiti e credi al Vangelo", "ricordati che sei polvere e in polvere tornerai". Da dodici anni il cardinale Jozef Tomko, titolare della basilica di Santa Sabina all'Aventino, ripete queste parole dinanzi al Pontefice imponendogli sul capo le ceneri durante la celebrazione penitenziale di inizio Quaresima. "Devo confessare - confida il porporato in questa intervista a "L'Osservatore Romano" - un certo disagio personale in cui mi trovo ogni anno. Il disagio nasce proprio dalla formula dell'imposizione delle ceneri. Trovo veramente difficile ripetere al Papa: "Convertiti e credi al Vangelo". È lui che avrebbe pieno diritto di dirlo a me e a tutti gli altri!".

Ma il rito ha ancora un significato per l'uomo contemporaneo?

L'imposizione delle ceneri non è un gesto teatrale, né una formalità, anche se sacra. È un sacramentale che ci aiuta a raggiungere la salvezza. Dalla ricchezza dei testi e dei gesti scegliamo le parole della Scrittura che accompagnano il rito della liturgia delle ceneri e cioè le due frasi con le quali il sacerdote rende ancor più significativa l'imposizione delle ceneri. Sono ambedue dense di significato. Le ceneri, che sono la polvere, sono un segno molto eloquente della fragilità, del peccato e della mortalità dell'uomo. Ricevendole sul nostro capo, riconosciamo che il nostro corpo tornerà in polvere, che siamo creature fragili, limitate. A nulla ci giovano la nostra ricchezza, la scienza, la gloria, il potere, i titoli, le dignità. Ma purtroppo l'orgoglio, l'egoismo, la tentazione di volere decidere noi stessi che cosa è il bene e il male, l'esaltazione della nostra voglia di libertà al di sopra della volontà del Creatore vivono sempre nel nostro cuore.

Dal tempo forte della Quaresima quali impegni dovrebbero scaturire per un cristiano?

Gesù ci chiede particolarmente in questo tempo forte dell'anno liturgico tre cose: l'elemosina, la preghiera, il digiuno. L'elemosina come espressione di una più attenta generosità e di quella carità che "copre la moltitudine dei peccati". La preghiera che sgorga dal cuore più che dalle labbra. Il digiuno che è sacrificio talvolta del corpo ma che oggi può assumere tante altre forme moderne di rinuncia alle cose non necessarie o persino nocive, come può essere il digiuno da alcuni programmi televisivi, da qualche piacere, da una amicizia dannosa o rischiosa.

Tutti i mercoledì di inizio Quaresima, dal 1996, lei impone le ceneri sul capo del Papa a Santa Sabina. Qual è la sua esperienza al riguardo?

Comincerei da lontano, da quando ancora seminarista partecipavo con altri compagni di studi, nel giorno delle ceneri, alla statio di Pio XII. Ricordo che c'era lo stesso fervore di adesso. Si tratta di una cerimonia che è molto sentita a Roma. Questo mi è rimasto dentro anche dopo, anzi si è rafforzato quando mi è stata assegnata la basilica di Santa Sabina come titolo cardinalizio. Per parlare di questa esperienza, trovo veramente difficile ripetere al Papa: "Convertiti e credi al Vangelo". È lui che avrebbe pieno diritto di dirlo a me e a tutti gli altri! Come posso ricordarlo io al Papa? Ma anche l'altra formula, quella del memento homo, è difficile a dirsi. E devo confessare che lo è stato ancor di più quando l'età di Giovanni Paolo II progrediva. Era come ricordargli di nuovo ciò che lui non solo sapeva, ma sentiva nel suo corpo. La scelta è stata sempre difficile. A volte ho utilizzato una formula, altre volte un'altra. Questo è un aspetto molto personale, ma anche molto significativo, perché in ogni caso dovevo scegliere una formula che non è né mia, né del Papa: sono le parole di Dio davanti alle quali tutti noi dobbiamo chinare il capo.

Dopo l'esplicito invito di Benedetto XVI nella Spe salvi, i cristiani possono ritrovare proprio nella Quaresima l'occasione per riscoprire ed allargare gli orizzonti della speranza?

La Quaresima è la memoria della passione della morte di nostro Signore, ma noi la viviamo come parte del mistero pasquale. E il mistero pasquale si finalizza e raggiunge il vertice nella risurrezione. Come la Quaresima è rivolta verso la risurrezione, così anche la nostra speranza, che non si limita a questa vita, non si ferma nemmeno sui limiti nostri, ma si basa sulla vita eterna che ci è assicurata da Gesù Cristo attraverso la sua morte e la sua risurrezione. Quindi, necessariamente la Quaresima ci porta il pensiero della Pasqua: la Pasqua di Gesù Cristo, ma anche la Pasqua nostra, quando arriverà il momento.

Il recente messaggio quaresimale del Papa è incentrato sull'elemosina. Non è un gesto lontano dalla mentalità materialista e consumista del mondo di oggi?

L'elemosina è impegno di condivisione. Non si tratta di un'elemosina nel senso banale, meschino, ma dell'espressione del nostro amore e del nostro rispetto per i bisogni di chi ci sta accanto e di chi soffre. Per questo, credo che il Papa faccia molto bene a sottolinearlo nel suo messaggio. La condivisione è un elemento necessario, perché il nostro mondo è troppo condizionato dal consumismo concepito egoisticamente. Occorre riconoscere e aiutare quelli che sono nella necessità. Anche la penitenza concepita come limitazione, come digiuno, può acquistare un senso profondo: ciò che si risparmia con il digiuno dovrebbe essere tramutato nell'aiuto all'altro.

Per concludere, una indicazione per i cristiani che iniziano il periodo penitenziale?

Innanzitutto, saper guardare attorno e vedere quanta gente sopravvive tra ingenti necessità. Hanno bisogno del nostro aiuto. È importante saper vivere modestamente, sobriamente, saper guardare attorno e osservare per aiutare e per aprire il nostro cuore. (nicola gori)

(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2008)

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