25 marzo 2008

Conversione di Magdi Cristiano Allam: i commenti di Claudio Magris e Vittorio Messori (Il Corriere)


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Le opinioni

Il Battesimo è un Atto Interiore

Claudio Magris

Nella lettera al Direttore pubblicata sul Corriere della Sera domenica 23 marzo, Magdi Allam parla della sua conversione al Cattolicesimo e del Battesimo ricevuto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI.
Come egli scrive, si tratta di una «scelta di fede religiosa e di vita personale... di un privato cittadino»; si tratta anzi della più personale e più importante delle scelte di vita, di quella «metanoia», come dice il Vangelo, che è trasformazione radicale dell’esistenza, nascita di un uomo nuovo. Nulla è importante come la conquista o la perdita di una fede; lo è tanto più quando il Battesimo avviene in età adulta e responsabile, per libera, meditata e anche sofferta scelta, come nel caso di Magdi Allam.
Il Battesimo è un atto di vita interiore, non di spettacolarità mediatica né di logica politica; riceverlo da un Sommo Pontefice, «servo dei servi di Dio», non è più valido che riceverlo da un sacerdote della chiesa del proprio quartiere. Naturalmente anche il Battesimo ha indirettamente un ruolo e una rilevanza politica, perché cambia l’uomo — e se non lo cambia nel cuore, nella mente e nel suo comportamento non fa di lui un vero cristiano — e, mutando il suo modo di essere e di agire, lo spinge a incidere in una direzione piuttosto che in un’altra sul reale. Il Battesimo rigenera e trasforma l’Io in tutti i suoi aspetti e dunque pure in quanto soggetto politico. Ma tale dimensione politica viene dopo, quale frutto della conversione — «dai loro frutti li riconoscerete», dice Gesù — e non nel momento in cui si riceve l’acqua di vita.
Le modalità di questa conversione e della sua comunicazione hanno e hanno evidentemente voluto avere pure un immediato significato politico. Infatti Magdi Allam, nella lettera in cui racconta la sua rinascita spirituale, non si limita a ringraziare Dio per la grazia ricevuta, ma propugna contestualmente una precisa linea politica, affermando la natura «fisiologicamente violenta di tutto l’Islam» e la conseguente necessità di combattere tutto l’Islam, il che non è conforme all’amore cristiano e al suo senso di fraternità universale. Non si tratterebbe dunque di combattere soltanto le aberranti, criminose e pericolose derive fondamentaliste e terroriste dell’Islam, che vanno certo combattute risolutamente, anche se il momento in cui si riceve il Battesimo non è forse quello più opportuno per dichiarazioni bellicose. Fra l’altro, la condanna globale dell’Islam si differenzia dal rispetto e dall’apprezzamento espressi dalla Chiesa nei confronti del monoteismo islamico. È curioso che, nel momento della conversione, nella lettera si critichi «la Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani» e si presuma di poter indicare alla Chiesa Mater et Magistra la strada giusta da seguire.
Una certa sorpresa, va detto, ha destato pure il fatto che sia stato il Sommo Pontefice a battezzare Magdi Allam, in un rito pasquale che di solito prevede il Battesimo pubblico a nuovi cristiani significativi, in quel momento, soprattutto in quanto anonimi e dunque rappresentanti di tutti. Lo sono altrettanto, ad esempio i dodici cui il Sommo Pontefice, in un altro rito pasquale, lava i piedi nel ricordo della lavanda dei piedi di Cristo agli apostoli. Sarebbe un po’ penoso se fossero soprattutto i vip ad ambire a quei lavacri.
Ma per fortuna il Cattolicesimo fa balenare la sua grazia e la sua grandezza anche in dettagli minimi, che riscattano pure le tiare. Proprio a Pasqua, quasi a controbilanciare il mio disagio per questa vicenda privata divenuta pubblica, Moni Ovadia mi ha raccontato che una volta Monsignor Bruno Forte, grande teologo e Vescovo di Pescara e Chieti, a un aggressivo interlocutore che si proclamava baldanzosamente ateo, rispose, in napoletano: «Guaglio’, non sai cosa ti perdi...». Ecco, se la Chiesa parlasse sempre così...

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Mons. Forte e' il vescovo di Chieti-Vasto e non di Pescara e Chieti...
In ogni caso, caro Magris, il Papa ha voluto dare un segnale ben preciso, politicamente e mediaticamente scorretto: la Chiesa accoglie i convertiti, li abbraccia, non se ne vergogna e soprattutto non ne ha paura!
Inchiniamoci al coraggio di Allam e a quello di Benedetto XVI che, come al solito, se ne infischia delle opinioni dei mass media...

R.


Noi e l’Islam

Cristo Continua ad Avvincere

Vittorio Messori

Per il cristiano vale il principio che dovrebbe valere per tutti, ovunque: va presupposta la buona fede delle persone e ricade su chi dubita o diffida l’onere di provare il contrario. In questa prospettiva va letta anche la lettera di Pasqua di Magdi Allam.
Lettera al direttore di questo giornale che conteneva l’annuncio che il suo lungo processo di avvicinamento al Cristianesimo era giunto al traguardo e che, nella solenne liturgia pasquale, il Papa stesso gli avrebbe amministrato il battesimo e lo avrebbe nutrito con l’alimento più sostanzioso, l’eucaristia.
Se ricordiamo il dovere della fiducia previa, è perché non è un mistero come sul novello «Cristiano» (questo il nome che il convertito ha voluto aggiungere al suo) si sia addensata da tempo una nuvola di sospetti e di insinuazioni che è certamente destinata ad alimentarsi con i nuovi elementi di cui già la Rete nereggia. Noi, invece — che non conosciamo di persona il nuovo fratello nella fede, ma che ne abbiamo seguito da lontano l’avventura intellettuale e spirituale — noi rileggiamo sgombri di preconcetti quella vibrante lettera al direttore.

La rileggiamo e, pur non potendo tutto condividere, come diremo, ci diciamo colpiti dalla passione religiosa e civile che la pervade. E ci sembrano inaccettabili i sospetti di opportunismo nei riguardi di una persona che è consapevole (e lo dichiara) di confermare una condanna a morte che già incombe su di lui e che ora sarà ripetuta.

Tra l’altro — opponendo cinismo al cinismo di tanti accusatori — rileviamo che, con questa sua aperta confessione di fede, Magdi non moltiplica ma, in qualche modo, azzera le mire carrieristiche che i diffamatori gli attribuiscono: così come i media sono stuzzicati dal prete, non dall’ex-prete, che sparla della Chiesa, ciò che interessa oggi è il musulmano, non l’ex-musulmano, che critica l’Islam.

Allam aveva notevoli doti professionali e meritava di emergere, ma è indubbio che le sue chance sono state potenziate dal momento storico attuale. Ben strano protagonismo e carrierismo sarebbe quello di colui che rinunciasse, se non per convinzione profonda, a una simile «rendita di posizione»!
In ogni caso, leggendo senza pregiudizi quanto scritto dal nuovo fratello nella fede, confessiamo l’emozione del credente che conosce, per esperienza, quanto a fondo il Cristo possa scendere nei cuori e quanto coraggio possa infondervi, accanto all’amore.

Edificanti poi, per un cattolico, le parole di stima, di fiducia, di comprensione profonde che questo egiziano ha riservato e riserva al papa tedesco, con il suo magistero dove fede e ragione procedono in accordo fecondo.

Questo riconosciuto, va però anche segnalato un certo radicalismo, un’impazienza, forse un eccesso di foga che, intendiamoci, non segnano Magdi soltanto, ma ogni convertito che (almeno nei primi tempi) è abbagliato dalla nuova luce. Così — e proprio da cristiani che pur diffidano di un dialogo che degeneri in irenismo — non riusciamo a condividere la condanna radicale di un islamismo definito come «fisiologicamente violento» e quasi come «radice di ogni male». Tutto, per il credente, è Provvidenza e a nulla è estranea almeno una porzione di verità: storia e mistica mostrano le miserie, ma anche le grandezze di una fede che si richiama ad Abramo e che forgia civiltà da più di 16 secoli. Se i frutti sono stati troppo spesso velenosi, lo sarà davvero anche l’intero albero? Ma, poi: sembra risuonare un’impazienza non del tutto condivisibile nei richiami alla Chiesa perché trovi il coraggio di annunciare Gesù anche agli islamici, perché denunci quanto avviene in quei Paesi e, nei nostri, tuteli allo scoperto quanti — come Allam stesso — hanno lasciato il Corano per il Vangelo. In realtà non vi è, al mondo, alcuna istituzione che, più della Catholica , conosca meglio e più da vicino, per esperienza millenaria, la Umma, la comunità di chi venera in Muhammad l’ultimo dei profeti. Quanto può sembrare timore (e Magdi lo sa bene) è in realtà prudenza, è carità verso quegli umili, quei poveri, quegli indifesi che porterebbero tutto il peso di un atteggiamento provocatorio e spavaldo. Il realismo non è diplomazia, politica, timore. Problemi da discutere, certo.

Ma indiscutibile ciò che più conta: quel cristianesimo, soprattutto cattolico, che oggi tanti credono di dover abbandonare non cessa di avvincere e conquistare cuori e menti di chi pensi, ami, soffra, gioisca. Di chi, insomma, cerchi una vita degna dell’uomo.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sinceramente quella freddezza di Messori sul finire dell'articolo mi lascia perplessa, in quanto si basa su un'interpretazione un pò forzata della lettera di Pasqua di Magdi Allam al Corriere: quando mai lui ha detto nella lettera che "tutto" l'Islam è "fisiologicamente violento"? Invece, ripete più volte che tali atteggiamenti sono propri delle frange estremistiche, e questo è evidentissimo a tutti. Cos'è allora che dà fastidio a Messori? A pensarci bene, egli adottò un'analoga presa di distanza dalla lectio magistralis di Papa Benedetto a Ratisbona.

Luisa ha detto...

Cara Raffaella, non solo come dici tu, il cristianesimo accoglie, abbraccia i convertiti, ma direi che lascia , anche se soffre, partire liberamente chi vuole convertirsi ad un`altra religione, non lancia fatwe, non minaccia di morte, non uccide .
Qui sta una grande differenza, visibile, lampante, espressione del libro arbitrio che Dio ha donato all`uomo,

mariateresa ha detto...

Ma no, Carla, non credo che provi freddezza Messori.Solo invita Allam alla prudenza nel parlare. Non mette in dubbio la sincerità della conversione , tutt'altro.
Der resto cosa ne sappiamo noi dello stato d'animo di un uomo che vive braccato come un animale? Si fa presto a dare consigli. So anche che Allam è diventato papà da poco.....
Su Ratisbona Messori fece un commento che mi fece un po' sorridere, quando ha detto che una certa imprudenza, quasi ingenuità di papa Benedetto è proprio quello che lo rende così "amabile".
Ed è un po' così.
Certo non si fa condizionare da nessuno. Questo è sicuro.

brustef1 ha detto...

Bisognerebbe far notare al professor Magris, altro insospettabile neo-teologo della domenica, che la simpatica battuta di mons. Forte equivale, o deriva direttamente, dall'invito a vivere "velut si Deus daretur" di Benedetto XVI. O è forse il dialetto a rendere un'affermazione più "democratica"?...Quanto al battesimo più o meno valido a seconda dell'importanza del celebrante siamo sul banale spinto: una delle prime cose che si insegnano al Catechismo è che il sacramento può essere validamente impartito da ogni battezzato.