25 marzo 2008
Magdi Cristiano Allam: "Mi sono convertito pubblicamente per dire ai convertiti: uscite dalle catacombe, vivete in modo chiaro la vostra fede"
Vedi anche:
Cari giornaloni, dove sono i commenti al Messaggio Urbi et Orbi del Papa? Tanto rumore per il presunto silenzio sul Tibet e ora ignorate gli appelli?
Inconcepibile attacco di Sergio Luzzatto al Papa nel giorno di Pasqua, sul Corriere della sera!
La Resurrezione secondo sant'Ambrogio: "Nel cielo del mattino un segno di vittoria" (Osservatore)
Magdi è ora Cristiano (Fabio Cavallari per "Tempi")
Il Medio Oriente ha bisogno dei Cristiani (Di Giacomo per "La Stampa")
Regina Coeli: i video
La Cina è vicina alla città del Vaticano (Mondo per "La Stampa")
Il Regina Coeli è come una nuova "annunciazione" a Maria, fatta questa volta non da un angelo, ma dai cristiani che invitano la Madre a rallegrarsi...
Magdi Allam battezzato la notte di Pasqua. Quelle svolte di fede tra segreti e paure. L'accusa di apostasia (Corriere)
Liu Bainian, capo dell' Associazione cattolica patriottica cinese: "Passi avanti col Vaticano"
La scienza ammette: “Forse sulla Sindone abbiamo sbagliato” (La Stampa)
La conversione di Magdi Allam fa il giro del mondo
Il Papa: "Che nessuno chiuda il cuore all'onnipotenza di questo amore che redime! Gesù Cristo è morto e risorto per tutti: Egli è la nostra speranza!" (Messaggio "Urbi et Orbi" per la Pasqua 2008)
Magdi Allam: "La mia scelta: approdo dopo un lungo cammino. Decisivo l'incontro con il Papa" (Corriere)
"Nel Battesimo Gesù ci prende come per mano. Teniamo stretta la sua mano! Qualunque cosa succeda o ci venga incontro, non abbandoniamola!" (Omelia della Veglia Pasquale, 22 marzo 2008)
«Ora sono cattolico perché non esiste un islam moderato»
di Eleonora Barbieri
Ora è Magdi Cristiano Allam, ed è una svolta «radicale e definitiva». La conversione è rottura dei ponti con il passato: «Quando credevo che potesse esistere un islam moderato». Scrittore e giornalista, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, Magdi Allam è diventato cattolico la notte di Pasqua, quando Benedetto XVI l’ha battezzato con le sue mani in san Pietro.
Come è cambiata la sua vita da sabato?
«È cambiata la gioia interiore che provo dentro di me, il senso di assoluta sintonia fra i valori in cui ho sempre creduto e il contesto spirituale, culturale e sociale del cattolicesimo a cui ho aderito. Mi sento forte e determinato nel mio percorso per affermare la verità, la vita e la libertà».
A quali valori si riferisce?
«Quelli assoluti, universali, che rappresentano l’essenza della nostra umanità e che devono essere la base inconfutabile del dialogo».
Un esempio?
«Se il dialogo si limita a una dissertazione su ciò che dicono il Corano, il Vangelo o l’Antico Testamento, o a una verifica se il Dio di una religione corrisponda a quello delle altre, allora non si potrà realizzare alcuna civiltà comune dell’uomo.
La grandezza di Benedetto XVI è quella di aver affermato che, se parti dai valori inconfutabili che sono l’essenza della nostra umanità e ti accerti che su tali principi ci sia piena sintonia, allora è possibile avviare un percorso di vero riavvicinamento fra culture e religioni diverse».
Nella lettera al Corriere parla di una svolta radicale e definitiva. Rispetto a che cosa?
«Rispetto a un passato dove ho immaginato che ci potesse essere un islam moderato. E in cui credevo si dovesse difendere a tutti i costi una realtà nella sua essenza dottrinale e teologica. Ma ora ho definitivamente rotto i ponti con l’islam e con ciò che costituisce».
In che senso?
«Oggi estremismo e terrorismo rappresentano la prima emergenza internazionale e la più grave minaccia alla sicurezza nazionale. Ma penso che l’estremismo si alimenti di una sostanziale ambiguità insita nel Corano e nell’azione concreta svolta da Maometto».
Perciò ha scritto che l’islam è «fisiologicamente violento»?
«Il fatto che le efferatezze e le nefandezze dei terroristi trovino una legittimità islamica e coranica obbliga ad approfondire il discorso sulla radice del male. Così ho toccato con mano una realtà incompatibile con quei valori che considero non negoziabili».
Quando è cominciato il percorso di avvicinamento al cattolicesimo?
«Sul piano della conoscenza quando avevo 4 anni, al Cairo. Mia madre decise di affidare la mia educazione alle suore comboniane: lì frequentai asilo ed elementari. Alle medie e al liceo studiai dai salesiani dell’istituto Don Bosco. Ho vissuto in collegio: non ho soltanto studiato la Bibbia, ho sperimentato la convivenza con religiosi cattolici e con ragazzi italiani cattolici. E ho apprezzato la testimonianza di chi, attraverso le opere che mirano al bene comune, attesta la propria fede».
Sua madre era religiosa?
«Sì, musulmana praticante. Scelse le suore perché credeva che i valori fossero fondamentali. Poi se ne pentì un po’. Perché non ho mai condiviso un certo zelo nel praticare l’islam, ho sempre avuto molta autonomia. È così che mi sono reso conto che il cattolicesimo corrisponde perfettamente ai valori che albergano in me».
Quando è arrivata la svolta?
«Cinque anni fa, quando mi sono ritrovato costretto a vivere con la scorta per le minacce degli estremisti. E questo nonostante il mio impegno per diffondere in Italia un islam moderato. Ma questa azione si è rivelata sterile e quelle stesse persone che ritenevo moderate non lo erano affatto: mi sono dovuto ricredere».
La sua conversione è una sconfitta dell’islam moderato?
«Non si può parlare di islam moderato ma, piuttosto, di musulmani moderati. Il dialogo è possibile solo con chi, in partenza, aderisce ai valori assoluti. Primo fra tutti la sacralità della vita. È il principio fondamentale: ma la vita è oltraggiata e vilipesa al punto che, per alcuni, come i terroristi suicidi, la massima spiritualità cui ambire è la morte».
Che altro ha influito sulla sua conversione?
«Negli ultimi anni ho incontrato molte persone cattoliche di buona volontà. In Comunione e liberazione, in religiosi semplici di grande spiritualità, come suor Maria Gloria Riva e don Gabriele Mangiarotti. Ma il ruolo primario l’ha avuto il Papa, Benedetto XVI».
Perché?
«Mi ha convinto della bontà di una religione fondata sull’indissolubilità di fede e ragione. Ha detto che la base per accreditare una religione come vera è l’accettazione dei diritti fondamentali della persona, la sacralità della vita, la libertà di scelta, la parità fra uomo e donna».
Difese il Papa già dopo il discorso di Ratisbona nel 2006.
«Sono orgoglioso di averlo difeso, da musulmano. E non l’ho fatto solo per il diritto formale alla libertà di espressione: l’ho sostenuto anche nel merito della sua analisi sull’espansione dell’islam».
Il cammino è stato lungo, ma a un certo punto si sarà detto: «Mi converto». Quando?
«Circa un anno fa. Mi sono confidato con monsignor Rino Fisichella, che mi ha seguito nel mio percorso. Un lungo tragitto che ha trovato il culmine sabato sera».
Essere battezzato dal Papa non è da tutti. Che cosa si prova?
«Un’emozione fortissima. Sono rimasto teso per tutta la cerimonia. Lo considero il dono più grande che la vita potesse riservarmi».
E le polemiche?
«In Italia esistono alcune migliaia di convertiti dal cristianesimo all’islam, e nessuno li ha mai condannati o minacciati. Viceversa, se un musulmano si converte succede il finimondo ed è condannato a morte per apostasia. In Italia ci sono migliaia di convertiti che vivono la loro fede in segreto, per paura di non essere tutelati. Mi sono convertito pubblicamente per dire a queste persone: uscite dalle catacombe, vivete in modo chiaro la vostra fede. Non abbiate paura».
Ha detto che la Chiesa ha paura ad accogliere pubblicamente i convertiti: perché?
«La Chiesa teme di non poterli tutelare. E per le rappresaglie che possono subire i cristiani nei Paesi musulmani. Ma è sbagliato: l’estremismo e il terrorismo sono fenomeni di natura aggressiva, non reattiva. Giovanni Paolo II condannò la guerra in Irak: e in Irak i cristiani sono massacrati».
Andrà a Messa. Ha paura?
«Purtroppo vivo sotto scorta da 5 anni: andrò blindato anche in chiesa. Ho intitolato un mio libro Vincere la paura: perché l’obiettivo dei terroristi islamici è raggiunto se ci lasciamo sopraffare dalla paura. È questa la loro arma».
Si aspettava critiche?
«Ho messo in conto reazioni violente da parte di alcuni, ma non mi lascio intimidire. È una battaglia di civiltà, che va combattuta e vinta tutti insieme. Altrimenti sarà la fine della nostra civiltà occidentale e dell’Italia come nazione. Ma sono confortato da un fiume di telefonate, messaggini ed email di tantissimi italiani. La maggior parte della gente perbene ha condiviso il mio gesto. È questo che conta».
© Copyright Il Giornale, 25 marzo 2008 consultabile online anche qui.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento