24 marzo 2008

La scienza ammette: “Forse sulla Sindone abbiamo sbagliato” (La Stampa)


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La scienza ammette: “Forse sulla Sindone abbiamo sbagliato”

Una svolta nel dibattito sulla datazione

VITTORIO SABADIN

Per vent’anni, dopo la datazione con il Carbonio 14 effettuata in tre laboratori diversi arrivati alla stessa conclusione, abbiamo pensato che la Sindone di Torino fosse una delle tante false reliquie medioevali, solo un poco più misteriosa e complessa. Ma ora un autorevole gruppo di scienziati americani ed europei, alcuni dei quali parteciparono agli esami condotti a Oxford, Zurigo e Tucson nel 1988, afferma che quegli esami potrebbero avere dato un risultato distorto e sollecita una nuova definitiva indagine sul lenzuolo di lino più famoso e discusso della storia.
L’appello è motivato con solide argomentazioni in un documentario, «Shroud of Turin» (Sindone di Torino) trasmesso alla vigilia di Pasqua dalla Bbc in prima serata, destinato a riaprire il dibattito tra chi non ha mai dubitato che la Sindone conservi miracolosamente impressa la figura martoriata di Gesù deposto dalla croce e chi invece ritiene il sudario conservato a Torino una delle tante iconiche rappresentazioni del Cristo che circolavano in Europa e Medio Oriente nel dodicesimo e tredicesimo secolo.
Per venirne a capo, il regista David Rolfe, già autore nel 1978 di un altro filmato di grande successo sulla Sindone, «Il testimone silenzioso», accompagnato da uno dei volti più noti della Bbc, il giornalista ex inviato di guerra Rageh Omaar, ha viaggiato da Gerusalemme a Istanbul, dall’Università del Colorado a Oxford partendo dalle navate del Duomo di Torino, dove ha potuto filmare per la prima volta la Sindone in alta definizione. Il loro percorso è un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio alla ricerca di indizi storici e prove scientifiche, che convince anche il più laico degli spettatori sulla necessità di indagare a fondo e di utilizzare le nuove conoscenze scientifiche di cui disponiamo per arrivare a una conclusione certa.
E’ incredibile quante persone nel mondo si occupino con passione e competenza della Sindone. Uno dei più esperti è un professore di cosmologia, John Jackson, che nel 1978 faceva parte di un gruppo di scienziati che ebbe a disposizione il lenzuolo a Torino per una settimana, un privilegio mai più concesso a nessuno. Durante quella visita, Jackson raccolse una quantità di dati impressionante, che ha custodito ed elaborato con cura nel «Turin shroud centre» di Colorado Springs. «Quando si parla di un falso medioevale - ha detto il professor Jackson alla Bbc - la prima domanda che dobbiamo farci è come è stato realizzato. Nessuno degli esperimenti che abbiamo eseguito qui, utilizzando dalla vernice ai manichini riscaldati, ha prodotto impronte simili a quelle della Sindone».
Le macchie di sangue, ha dimostrato Jackson utilizzando un modello di polistirolo, combaciano perfettamente solo se il telo viene appoggiato su di un corpo a tre dimensioni e non se vengono dipinte su una superficie piana.
Partendo dall’inizio del 1300, data «accertata» dall’esame del C-14, ogni viaggio e ogni indizio raccolto dalla troupe della Bbc riporta indietro l’orologio della datazione.
Prima a Costantinopoli, dove un lenzuolo raffigurante Cristo venne portato via da un crociato nel 1204: la Sindone fu esposta per la prima volta a Lirey, in Francia, da uno dei discendenti di quel crociato, Goffredo di Charny. Poi a Oviedo, dove è custodito forse lo stesso sudario di cui parla Giovanni nel suo Vangelo: un piccolo telo che è sicuramente stato avvolto sul capo di una persona issata su una croce e che portava una corona di spine. A differenza della Sindone, le impronte sono solo di sangue e non evidenziano nessun volto. Ma il gruppo sanguigno, AB, è lo stesso del lenzuolo di Torino. Se l’analogia ha basi concrete, l’orologio va spostato ancora più indietro, perché il Sudario di Oviedo è datato con certezza storica al quinto secolo.
Decine di indizi, di testimonianze storiche e di ricerche scientifiche portano a pensare che la Sindone risalga davvero ai tempi di Cristo e che nell’esaminare il decadimento dell’isotopo del carbonio i tre laboratori non abbiano considerato le contaminazioni che il lenzuolo ha subito nel corso dei secoli: è stato maneggiato, esposto all’aria, salvato da un incendio.
Il professor Jackson ha ora proposto di sottoporre un pezzo di lino contemporaneo allo stesso tipo di contaminazione subito dalla Sindone e di datarlo in uno dei laboratori che fecero l’esame nel 1988, quello del professor Christopher Ramsey a Oxford, per verificare se la contaminazione può avere determinato un errore.
«Pare proprio esserci un conflitto - ammette Ramsey - tra le misurazioni del radiocarbonio e tutte le altre prove raccolte sulla Sindone. Credo che tutte le persone che hanno lavorato in questo campo debbano considerare in modo critico le conclusioni alle quali sono arrivate, in modo da consentirci di ricavare una storia coerente, che ci dica la verità su questo intrigante pezzo di stoffa».

© Copyright La Stampa, 23 marzo 2008


LO SCETTICO

Se dalla dinamica funzionale del radiocarbonio bisogna per forza ripartire, perché non chiedere alla Chiesa l’autorizzazione a datare specificamente le macchie di sangue sulla Sindone?

Bisogna però rendersi conto, azzarda il dottor Michael Clift, segretario generale dei sindonologi britannici, che qualunque eventuale nuovo test sulle tracce ematiche del sudario potrebbe contenere la possibilità di decodificare il Dna dell’uomo crocifisso, ed è ovvio pensare che questa prospettiva inquieterebbe il Vaticano. Ora che scienziati inglesi e americani sono al lavoro su nuove ipotesi, il dottor Clift si spinge oltre. Se la Chiesa acconsentisse, dice in buona sostanza il segretario della British Society for the Turin Shroud, avrebbe molto senso datare nella fattispecie il sangue.

Se lei ipotizzasse nuovi esami, sarebbe dunque questa la sua priorità?

«Sì. Ci pensi: è molto più probabile che la datazione al radiocarbonio delle macchie di sangue sia in grado di dare risultati interessanti. Ma nel sangue potremmo forse trovare globuli bianchi, che potrebbero contenere una quantità sufficiente di Dna tale da permettere, un giorno, almeno la possibilità teorica della clonazione».

Ma allora lei crede che la Chiesa sia riluttante a esaminare più a fondo le macchie di sangue per evitare di arrivare al Dna?

«Esatto. Questa è la mia opinione. Sia comunque ben chiaro che la nostra associazione dà voce a tutte le prese di posizione scientifiche e storiche, indistintamente e senza schierarsi».

Non crede piuttosto che la Chiesa giustificherebbe un eventuale rifiuto con la necessità di non distruggere la benché minima traccia di sangue?

«Probabilmente, ma per me la vera ragione non è quella. Dobbiamo ricordare che la Chiesa non vuole che la fede sia basata sugli esperimenti scientifici».

E’ sicuro che gli scienziati ritengano opportuno datare le macchie di sangue?

«Sono convinto che gli scienziati ne sarebbero felicissimi. Sembrerebbe la cosa più ovvia da fare».

© Copyright La Stampa, 23 marzo 2008

Clonazione? Cominciamo bene...
R.


IL CREDENTE

“Allora le prove furono inquinate da imprecisioni e superficialità”

TORINO

Monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone, ricorda che «la programmazione di nuovi esami rientra in un progetto già al vaglio della Santa Sede». Delega i commenti a Bruno Barberis, professore universitario e direttore del Centro internazionale di Sindolologia, emanazione della diocesi torinese che è la custode del lenzuolo.

Professor Barberis, perché auspica nuovi esami sulla Sindone?

«Perché oggi la scienza dispone di strumenti più potenti, ma anche perché gli esami non ebbero sufficienti crismi di scientificità. I 3 laboratori pretesero di essere presenti al prelievo dei campioni ma non ammisero i delegati della Santa Sede all’esecuzione delle prove, che avvennero con tale imprecisione e superficialità da compromettere il risultato».

Quali errori vi furono?

«Ne cito alcuni. I laboratori dovevano avere campioni di confronto da datare alla cieca, invece pretesero di sapere in anticipo le date dei campioni. Inoltre s’erano impegnati a lavorare separatamente, invece si consultarono più volte. Poi pretesero l’aggiunta di un campione di epoca medievale, e alcune indiscrezioni lasciarono intendere che era l’epoca cui pensavano di attribuire la Sindone ancora prima di esaminarla».

Erano in malafede?

«Non dico questo, ma ciò su cui la comunità scientifica ormai concorda: le modalità di quell’esame possono aver prodotto un risultato inquinato».

La Sindone fu il sudario di Gesù?

«E’ molto probabile. E’ l’imponta di un uomo che subì le torture descritte dai Vangeli. Nessuno scienziato sa spiegare come s’è prodotta l’impronta. Inoltre c’è sangue sia venoso che arterioso, ma la circolazione sanguigna fu scoperta con quella precisione nel 1650. Il sangue dei polsi uscì dal corpo di un vivo, mentre quello del costato uscì da un cadavere. Differenze che certo nel Medio Evo non conoscevano».

© Copyright La Stampa, 23 marzo 2008


OSTENSIONE

Si avvicina la possibilità di vedere la Sindone. L’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, ha più volte smentito le voci che annunciavano ostensioni in occasione delle Olimpiadi torinesi del 2006 e poi per il 2010. Ma, nel dicembre 2007, ha spiegato: «Molti desiderano che ci sia e da parte mia non c’è nessuna preclusione. Non ho difficoltà, alla prima occasione utile, a chiedere al Santo Padre che si faccia, ma non nel 2011 (per i 150 anni dell’unità d’Italia) perché non è il caso che si sovrappongano eventi religiosi e civili».
Dopo l’incendio del ’97, che devastò la cappella del Guarini in cui era conservata, due le ostensioni pubbliche: nel ’98 (per ricordare il primo centenario della prima fotografia, scattata da Secondo Pia) e nel 2000 (per il Giubileo).

© Copyright La Stampa, 23 marzo 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Comunicati TV
RAI - Informazione
Messa in Onda : 24 Marzo 2008 - RAIUNO

PORTA A PORTA - IL MISTERO DELLA SINDONE#

“Il mistero della Sindone – Prove a confronto” e’ un documentario presentato dal giornalista inglese Rageh Omar, scritto e diretto da David Rolfe e prodotto dalla Performance Films per la BBC che lo trasmetterà sabato 22 marzo alle 20.00 su BBC2 e che Raiuno proporrà in esclusiva per l’Italia, lunedì 24 marzo alle 23.30 all'interno del programma di Bruno Vespa “Porta a Porta”.

Quest’anno cade il ventesimo anniversario del test del Carbonio 14 che dichiarò la Sindone di Torino come un falso medievale, ma da allora, malgrado i molti tentativi, nessuno e’ stato in grado di stabilire come questo falso sia stato effettivamente realizzato.

E’ possibile, sulla base delle nuove conoscenze scientifiche, che la datazione al radiocarbonio della Sindone effettuata venti anni fa sia stata in qualche modo compromessa dalle contaminazioni ambientali che questa reliquia ha subito nel corso dei secoli?

A questa e ad altre domande tenterà di dare una risposta il giornalista Rageh Omar e a questo scopo ci accompagnerà in un lungo viaggio per andare in Colorado ad incontrare il Dott. John Jackson, il leader del team di ricerca statunitense che nel 1978 fu autorizzato ad esaminare da vicino la Sindone e che ha fatto di questo studio lo scopo della sua vita.

Poi Omar si rechera’ a Gerusalemme ed infine ad Oxford per intervistare il Dott. Cristopher Ramsey del Radiocarbon Unit dell’Università di Oxford, dove fu effettuato il primo test vent’anni fa, e dove si stanno attualmente portando avanti nuovi test per stabilire se l’ipotesi della contaminazione possa avere un qualche fondamento.

Con l’aiuto di esperti, storici, archeologi e studiosi, Rageh Omar esamina anche nuove prove che portano a collegare la Sindone di Torino con la Sindone di Costantinopoli e il Sudario di Oviedo, entrambe di eta’ piu’ antica. E’ possibile che si tratti dello stesso sudario? Il mistero continua…

Rageh Omar, gia’ inviato di punta della BBC, e’ stato il volto dell’emittente britannica durante la guerra e l’invasione dell’Iraq del 2003. Su quell’esperienza ha scritto il libro REVOLUTION DAY. THE HUMAN STORY OF THE BATTLE OF IRAQ (Viking, 2004).

http://www.ufficiostampa.rai.it/UFFICIO_STAMPA_MAIN_DETTAGLIO_NEWS.aspx?IDSCHEDAARCHIVIONEWS=52677

brustef1 ha detto...

Aggiungo che anche il sangue sgorgato dall'ostia trasformata in carne del Miracolo di Lanciano, in Abruzzo (VII secolo) è di gruppo AB (cfr. www.lanciano.it alla voce "Miracolo Eucaristico", "ricerche istologiche, immunologiche e biochimiche", considerazioni conclusive). Stesso gruppo anche per il sangue del Miracolo di Bolsena (cfr. tra gli altri maurizioangelucci.com/i_tre_miracoli_eucaristici.htm). Certo, può essere una semplice coincidenza, ma i vari Odifreddi, Hack ecc. dovrebbero per lo meno riconoscere che è una coincidenza alquanto singolare