24 marzo 2008

Liu Bainian, capo dell' Associazione cattolica patriottica cinese: "Passi avanti col Vaticano"


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"Passi avanti col Vaticano"

Liu Bainian, capo dei cattolici fedeli a Pechino, è cautamente ottimista sui progressi nei colloqui tra Cina e Santa Sede

di Francesco Sisci

A 74 anni, senza concessioni alla moda dei politici cinesi di tingersi i capelli di nero, ma con una folta chioma tutta bianca e la schiena dritta da soldato, Antonio Liu Bainian è l’ultimo di quella specie estinta dei cattocomunismi: un ex seminarista, un quasi prete, cattolico fervente, che si è messo al servizio dell’arcinemico della Chiesa del secolo scorso, il comunismo per di più in una delle sue versioni più estreme, quella cinese.
Oggi che quel secolo è passato, che la Chiesa è cambiata, che il comunismo si è quasi dissolto, che la Cina ha svoltato sostanzialmente a destra, Liu rimane quasi con la sua sola persona uno degli ostacoli principali alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Pechino.

Lui è infatti a capo della Associazione cattolica patriottica, un organismo semi statale che raccoglie i cattolici che riconoscono il governo cinese. Contro l’Associazione e spesso proprio personalmente contro Antonio Liu, si scagliano gli strali dei militanti della Chiesa sotterranea, quella che per decenni è rimasta fedele al Vaticano. Quei militanti considerano l’Associazione quasi una incarnazione del tradimento, e Liu il loro capo.
Il peso da una parte di Liu e dell’Associazione e dall’altra dei militanti sotterranei sono le due ombre che sempre si allungano concrete, reali, sui colloqui in corso tra Santa sede e Pechino al di là dei vari problemi tecnici sul tavolo.
Su questi colloqui Liu alza le mani spiegando che è una cosa che riguarda il governo, perché è una cosa fra stati, non lui o l’Associazione ma per quanto ne sa: “le cose vanno avanti, non vanno indietro.”

Inoltre spiega che il Papa è benvenuto a venire in Cina o “mandare chiunque altro lui voglia, purché il viaggio avvenga dopo la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Se si facesse in tempo per le Olimpiadi sarebbe buono.”

Liu dà poi per la prima volta, un giudizio positivo della lettera del Papa ai cinesi dell’anno scorso. Sulla lettera le autorità cinesi non hanno finora fatto commenti.

“Non ci sono gli attacchi al partito comunista con le scomuniche del passato, né ci sono gli attacchi del passato contro l’Associazione patriottica. Ma c’è stato un problema con il fatto che prima di arrivare a un accordo politico con il governo cinese, il Papa ha affermato la sua autorità nella nomina dei vescovi. Poi sono mancate quelle scuse per il ruolo della Chiesa in collaborazione con le potenze coloniali della lettera di Giovanni Paolo II del 2002.”

Quali sono le questioni che dividono la Chiesa cattolica cinese ufficiale da quella sotterranea?

“Nella fede, l’abbiamo sempre detto – mi guarda fisso negli occhi a osservare le pieghe del mio viso – c’è una sola Chiesa in Cina, tutti sono fedeli al Papa nella fede. La differenza è solo politica: l’atteggiamento verso il partito comunista. Ma nella politica non sempre la Santa sede ha ragione, il Vangelo lo dice a Cesare quello che è di Cesare a Dio quello che è di Dio. Nella seconda guerra mondiale il Papa era contro la guerra ma Mussolini ordinò ai soldati di combattere e gli italiani, in maggioranza cattolici, obbedirono e andarono in guerra. Oggi il Papa ha condannato molte volte la guerra in Iraq ma tra i soldati americani in Iraq ci sono anche molti cattolici. Cosa fanno quei soldati obbediscono al Papa e non combattono? No, obbediscono al loro governo. La politica alla politica alla politica. Nella fede bisogna obbedire al Papa. Bisogna obbedire.”

Ma qual è il ruolo dell’Associazione patriottica?

“In Cina il 90 per cento della popolazione non è credente, i religiosi sono una minoranza e tra loro per la maggior parte sono buddisti. I cattolici sono una minoranza della minoranza. Queste sono le condizioni oggettive del Paese. Quindi come cattolici e minoranza dobbiamo avere la protezione del governo contro eventuali prevaricazioni della maggioranza. Inoltre con l’Associazione patriottica la Chiesa cattolica in Cina è cresciuta. All’inizio degli anni ’50 in Cina c’erano 52 vescovi e circa 1.100 preti di cui la maggior parte di oltre 60 anni. Nel 1980 c’erano 1.800 preti di cui solo un centinaio aveva oltre 60 anni e la maggior parte erano quarantenni. Oggi ci sono 170 vescovi. Negli anni ’50 c’erano 2,2 milioni di cattolici oggi sono circa 5 milioni.”

Quelli sotterranei quanti sono?

“Non lo so. Attraverso il nostro impegno molti stanno accettando di registrarsi. Altri non vogliono. Ma tra loro ci sono persone con gravi problemi morali, ci sono preti sposati. Noi siamo invece molto rigorosi. Ma io capisco cosa succede.”

Può spiegare?

“Ero in seminario nel 1949, ero molto fervente, il mio insegnante mi diceva che dovevo combattere il comunismo altrimenti avrei perso l’anima. Io ero disposto a morire pur di salvare l’anima. Ero molto attivo e mio zio era peggio di me. Ho avuto molti problemi. Poi nel 1951 il mio vescovo ausiliare mi ha fatto cambiare idea. Lui mi ha detto che era giusto amare la propria patria. La fede cattolica è amore che non può escludere la patria.”

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