23 marzo 2008
Il Papa, sette Battesimi nella veglia pasquale. C'è anche Magdi Allam (Bobbio)
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DURANTE LA VEGLIA PASQUALE IL PAPA BATTEZZERA' MAGDI ALLAM
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Il Papa, sette Battesimi nella veglia pasquale C'è anche Magdi Allam
Il giornalista del Corriere di origine egiziana. Un cinese fra i catecumeni Benedetto XVI: la fede è forza di pace e riconciliazione nel mondo
nostro servizio
Alberto Bobbio
Città del Vaticano Benedice il fuoco ed entra nella Basilica. Il cero pasquale sfavilla, mentre la grande navata di San Pietro s'illumina poco a poco della fiammella tremula delle candele, che passa di mano in mano: dal buio alla luce, dalla solitudine della morte alla vita.
La celebrazione della veglia di Pasqua è colma di simboli: il fuoco, la luce, l'acqua. Benedetto XVI li sottolinea a uno a uno con i gesti e con le parole. Battezza sette persone, cinque donne e due uomini (fra i quali il noto giornalista di origine egiziana Magdi Allam, editorialista del «Corriere della Sera») provenienti dall'Italia, dal Camerun, dagli Stati Uniti, dal Perù e dalla Cina. In una chiesa gremitissima di fedeli, con gli ambasciatori del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nelle prime file, il Papa celebra la Resurrezione con trenta cardinali. Amministra il Battesimo, ma anche la Cresima e la Prima Comunione, sotto le due specie, il pane e il vino, ai sette catecumeni preparati dal Vicariato di Roma.
L'omelia è lunga molte pagine ed è una riflessione sulla morte di Gesù e sull'amore. Osserva il Papa che morire è «andar via». Ma se nella «nostra morte l'andar via è una cosa definitiva» e «non c'è ritorno», Gesù «va e torna», perché la sua morte è «un atto d'amore», che «abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi». Egli spalanca ogni porta, rileva il Papa.
Ma è con il Battesimo che Gesù «congiunge la sua vita con la nostra» e apre i cuori all'amore reciproco: «Le persone battezzate e credenti non sono mai veramente estranee le une alle altre». È una lezione sull'unità dei cristiani, attraverso l'amore, quella che Benedetto XVI ha proposto nella notte di Pasqua: «Possono separarci continenti, culture, strutture sociali o anche distanze storiche». Eppure, sottolinea il Papa, «quando ci incontriamo, ci conosciamo in base allo stesso Signore, alla stessa fede, alla stessa speranza, allo stesso amore, che ci formano».
È l'áncora dell'identità alla quale il Papa invita i cristiani a restare aggrappati nella notte della Resurrezione. Essa fa risultare «tutte le diversità esteriori», per «quanto grandi possano essere», del tutto «secondarie». Per questo motivo la forza dei cristiani, la fede, è «forza di pace e riconciliazione nel mondo». I simboli sono l'acqua e il fuoco.
Benedetto XVI si dilunga a spiegarli con passaggi ricchi di citazioni bibliche. Ci sono Mosè e il passaggio tra le acque di morte del Mar Rosso. C'è la Lettera agli Ebrei dove si racconta perché Gesù è tornato dalla morte. Il Papa spiega che tutti i simboli sono racchiusi nel Battesimo, e che nel Battesimo «Dio ci prende per mano e ci conduce sulla via che passa attraverso il Mar Rosso di questo tempo». Poi consiglia di non abbandonare mai quella mano, di tenerla stretta «qualunque cosa succeda o ci venga incontro». Benedetto XVI assicura che essa «conduce attraverso il mare spesso oscuro della storia, nelle cui confusioni e pericoli non di rado siamo minacciati di sprofondare». Ma ci sono anche il fuoco e la luce, che simboleggiano la verità, portata da Gesù sulla terra: «Noi sappiamo chi è Dio e come è Dio». E sulla luce della verità che illumina il mondo occorre vigilare, perché quella luce va protetta «contro tutte le potenze che intendono estinguerla per rigettarsi nel buio su Dio e su noi stessi». La riflessione del Papa è indulgente sull'uomo. Osserva che «il buio di tanto in tanto, può far comodo», perché l'uomo è tentato di «nascondersi e passare la vita dormendo». Ma questa non è la strada del cristiano, il quale crede che «il mondo e la vita non provengono dal caso, ma dalla ragione eterna e dall'amore eterno». Non viene da un Dio che «distrugge», ma da un Dio che vuole «trasformare i nostri cuori, affinché noi diventiamo veramente uomini di Dio e affinché la sua pace diventi operante in questo mondo».
L'ultima riflessione riprende una consuetudine della Chiesa antica, quando il vescovo alla fine dell'omelia si rivolgeva ai fedeli e li esortava con la frase «conversi ad Dominum», rivolgetevi ora verso il Signore. Il Papa spiega che anche oggi bisogna guardare nella «direzione giusta».
Convertirsi insomma significa, conclude Joseph Ratzinger, «distogliere lo sguardo dalle direzioni sbagliate, nelle quali ci muoviamo così spesso con il nostro pensare e agire».
Questa mattina Benedetto XVI celebrerà la Messa del giorno alle 10,30 nella basilica vaticana. L'ufficio delle cerimonie pontificie ha fatto sapere ieri sera che il Papa indosserà il piviale e la mitra di Benedetto XV, il Papa che cercò di fermare la prima guerra mondiale, definendo il conflitto «inutile strage» e «suicidio dell'Europa civile». Poi alle 12 dalla loggia centrale della basilica farà gli auguri nelle diverse lingue, prima di impartire la benedizione «Urbi et Orbi».
© Copyright Eco di Bergamo, 23 marzo 2008
Un critico dell'estremismo islamico ha studiato in un collegio cattolico
Magdi Allam diventa cattolico. Il noto giornalista e saggista di origine egiziana, editorialista e vice direttore «ad personam» del «Corriere della Sera», ha ricevuto ieri sera i Sacramenti del Battesimo, della Cresima e della Prima Comunione da Benedetto XVI, insieme ad altre sei persone provenienti da diversi Paesi, durante la solenne veglia pasquale nella basilica di San Pietro. Nato al Cairo nel 1952, da piccolo la madre lo ha fatto studiare in un collegio cattolico italiano. Emigrato in Italia, s'è laureato in Sociologia alla Sapienza di Roma. Giornalista di fama nazionale, Magdi Allam è un analista del rapporto fra Occidente e mondo arabo, compresi i temi come il terrorismo, l'immigrazione, e le relazioni Nord-Sud: tutti argomenti ai quali ha dedicato diversi libri con un taglio molto critico dell'estremismo islamico in Occidente e dei suoi legami con il terrorismo. Nel 2006 ha vinto il premio giornalistico Dan David, istituito dall'omonima Fondazione israeliana, e il 4 luglio scorso ha promosso a Roma una manifestazione per la difesa dei cristiani nel mondo arabo e musulmano, nata da un suo appello sul «Corriere della Sera».
© Copyright Eco di Bergamo, 23 marzo 2008
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