6 marzo 2008

Lo stato della religione in America: uno studio rivela una situazione fluida (Padre John Flynn per Zenit)


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Lo stato della religione in America

Uno studio rivela una situazione fluida

di Padre John Flynn, LC

ROMA, mercoledì, 5 marzo 2008 (ZENIT.org).- Più di un quarto degli americani adulti ha abbandonato la fede con cui era cresciuto. E' una delle principali conclusioni di un sondaggio pubblicato il 25 febbraio scorso dal Pew Forum on Religion and Public Life.

Come sempre, i sondaggi devono essere presi con il beneficio d’inventario. Tuttavia il “U.S. Religious Landscape Survey” è basato su un campione di più di 35.000 americani dai 18 anni in su, così da avere un certo grado di attendibilità rispetto alla maggior parte dei sondaggi. Il Pew Forum ha comunque avvertito che il lavoro è basato su ciò che gli intervistati hanno detto in merito alla propria appartenenza religiosa, senza entrare nel dettaglio delle specifiche credenze o della loro effettiva pratica.

Lo studio non solo ha rilevato che il 28% degli intervistati aveva cambiato la religione con cui era cresciuto, ma che un buon 44% degli adulti aveva, in un modo o in un altro, cambiato il proprio status religioso, compresi anche i passaggi confessionali tra protestanti.

Un'altra scoperta di rilievo è che il Protestantesimo presto perderà la sua caratteristica di religione di maggioranza. Un mero 51% oggi si dichiara appartenente a una delle denominazioni protestanti, mentre negli anni ’70 e ’80 i protestanti arrivavano al 60-65%.

Vi sono tre grandi raggruppamenti nell’ambito protestante. Gli evangelici che rappresentano il 26,3% dell’intera popolazione adulta e circa la metà di tutti i protestanti. Le principali Chiese protestanti rappresentano il 18,1% degli adulti e più di un terzo di tutti i protestanti. Le Chiese protestanti, tradizionalmente di colore, ammontano al 6,8% della popolazione adulta e a poco meno di un settimo di tutti i protestanti.
Il sondaggio Pew riferisce che secondo la ricerca sono le confessioni protestanti principali che hanno sofferto il maggior declino degli ultimi decenni, mentre quelle evangeliche sono cresciute.

Perdita cattolica

Un'altra organizzazione che ha perso consistenti numeri è la Chiesa cattolica. Lo studio Pew osserva che mentre il 31,4% degli americani sono stati cresciuti come cattolici, solo il 23,9% si considera oggi ancora cattolico. Infatti, lo studio calcola che circa il 10% di tutti gli americani sono degli ex cattolici.
Ciò che ha salvato numericamente il Cattolicesimo sono i grandi numeri di immigrati, in gran parte di origine ispanica. Il documento Pew stima intorno al 46% la percentuale degli immigrati cattolici.
La crescente presenza ispanica nella Chiesa cattolica è stata spesso oggetto di commenti da parte dei mezzi di comunicazione sociale. Il 19 febbraio, il Chicago Tribune ha riferito dell’ordinazione di sette diaconi permanenti di origine ispanica, presso la parrocchia di San Nicola da Tolentino, nella parte meridionale di Chicago.
Riportando dati ufficiali, l’articolo afferma che sui più di 600 diaconi permanenti dell’Arcidiocesi di Chicago circa 150 sono ispanici.

Anche la presenza vietnamita è in crescita nella Chiesa cattolica. Lo studio Pew non dà notizie su questo, tuttavia un articolo pubblicato lo scorso 15 aprile sul Los Angeles Times li definisce i “nuovi irlandesi”.

Gli asiatici rappresentano solo l’1% dei cattolici negli Stati Uniti, ma ben il 12% dei seminaristi. Nella contea Orange, in California, dove risiede la più grande comunità vietnamita al di fuori del Vietnam, già il 28% dei parroci è composto da asiatici, in gran parte vietnamiti.

I non affiliati

Una categoria che è solitamente in aumento è quella dei non affiliati ad alcuna religione. Secondo il sondaggio Pew, il 7,3% della popolazione adulta ritiene di essere stata non affiliata da giovane, mentre da adulti tale identificazione aumenta al 16,1%. Tutte le religioni sono influenzate in egual misura da questa tendenza al declino numerico nel passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Tra coloro che sono attualmente non affiliati ad alcuna religione, il 44% era stato cresciuto come protestante e il 27% come cattolico.

L’abbandono della religione vissuta nell’infanzia è un tema trattato da un articolo pubblicato l’8 dicembre scorso sul New York Times. L’articolo riferisce di una ricerca del sociologo Christian Smith, il quale ha scoperto che molti giovani tendono a prolungare la loro adolescenza. Tale tendenza comporta il differimento del matrimonio a dopo i 30 anni e il ricorso al sostegno dei genitori per un tempo più lungo.

Smith ha anche rilevato che coloro che prolungano l’adolescenza sono anche più propensi ad abbandonare la fede della propria infanzia e di allontanarsi liberamente dalla religione. Spesso, una volta sposati e con figli, tornano alla religione, ma più si prolunga il periodo vissuto da adolescenti, meno è probabile il ritorno.

Lo studio Pew identifica anche le principali religioni di destinazione per coloro che hanno cambiato credo. Buddisti, testimoni di Geova, unitarisiti e appartenenti al New Age sono tra i gruppi a cui maggiormente approdano coloro che provengono da passati diversi.
Per esempio, non meno di due terzi dei testimoni di Geova sono cresciuti in altri contesti religiosi o di assenza di fede. Questo dato raggiunge quasi i tre quarti, nell’ambito dei buddisti.
Questi due gruppi hanno anche i più bassi tassi di permanenza. Solo il 37% degli adulti che sono cresciuti come testimoni di Geova ancora si identificano come tali. E solo la metà di coloro che sono cresciuti come buddisti ancora si proclama della stessa fede.
Altri gruppi, per contro, hanno percentuali molto più basse di membri convertiti. Nove su dieci indù sono cresciuti nell’Induismo, l’89% dei cattolici è cresciuto nella religione cattolica e l’85% degli ebrei nell’Ebraismo.

Differenze

Un fattore che viene sottolineato, nello studio Pew, è il rischio di generalizzazione date le ampie differenze che emergono quando si tiene conto di elementi come l’origine etnica e l’età.
Per esempio, il 35% dei latini e il 37% degli asiatici affermano di aver cambiato la religione con cui erano stati cresciuti. Mentre per i neri la percentuale sale al 42% e per i bianchi al 45%.
Gli adulti di colore hanno le minori probabilità di non appartenere ad alcuna religione. Solo il 12% di quelli intervistati si colloca infatti in questa categoria. Gli asiatici hanno per contro le maggiori probabilità - il 23% - di non appartenere ad alcuna religione.
La maggioranza degli ispanici - il 58% - si identifica come cattolica, ma il 24% di loro è membro di Chiese protestanti.
L’età è un altro elemento su cui vi sono grandi differenze. Tra gli ultrasettantenni, più della metà di coloro che hanno cambiato affiliazione lo hanno fatto nell’ambito della stessa tradizione religiosa, per esempio, da una denominazione protestante ad un’altra. Per contro, tra i minori di 30 anni, circa tre quarti di coloro che hanno cambiato affiliazione, sono passati ad un’altra tradizione religiosa, oppure hanno abbandonato la fede.
Infatti, un quarto di tutti gli adulti minori di 30 anni non è affiliato ad alcuna religione, rispetto ad un mero 8% degli ultrasettantenni.

L’età conta

Le principali confessioni protestanti sono particolarmente affette da un invecchiamento dei propri fedeli. Il 51% di loro ha infatti superato i 50 anni di età. Nella Chiesa cattolica, questi si riducono al 40%. Nell’insieme, negli Stati Uniti, il 41% degli adulti si trova in questa fascia di età.
Altre considerazioni interessanti relative all’appartenenza etnica e all’età ci dicono che la maggioranza dei cattolici - l’85% - ultrasettantenni è bianca, mentre il 45% dei cattolici minori di 30 anni è ispanico.
Un’altra variabile è il sesso. Il 16% degli uomini dichiara di non avere un’affiliazione religiosa formale, rispetto al 12,8% delle donne. Inoltre, il 5,5% degli uomini afferma di essere ateo o agnostico, rispetto al 2,6% delle donne.
Il sondaggio ha inoltre rilevato che il 27% delle persone sposate ha un matrimonio misto dal punto di vista religioso. Se tuttavia si includono anche le differenze nell’ambito dei protestanti, allora la percentuale dei matrimoni misti sale al 37%. Tra le principali religioni, gli indù e i mormoni hanno le maggiori probabilità - rispettivamente al 90 e all’83% - di sposarsi con persone della stessa fede, mentre seguono i cattolici con il 78%.
Lo studio considera anche il rapporto tra la religione e altri elementi come il reddito, il tasso di matrimonio, il numero dei figli e la distribuzione geografica. Una preziosa ricognizione sullo stato della religione nell’America di oggi.

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2 commenti:

Scenron ha detto...

Carissima Raffaella, poichè insieme ad altre persone e ad altre situazioni sei stata mia ispiratrice, voglio renderti partecipe di un iniziativa che porto avanti da poco: un blog su Papa Benedetto XVI.
Tranquilla, i nostri si differianziano per il fatto che io tratto solamente di Magistero e di attività apostolica di Joseph Ratzinger, e poi essendo alle prime armi, sicuramente non è al livello del tuo blog (e forse mai lo sarà)...diciamo che i nostri blog si completano! :D
Ti invito a visitarlo e, se ti piace, lasciare un commento...Grazie e buon lavoro anche a te!
A presto...

lavignadelsignore.blogspot.com

Anonimo ha detto...

Grazie, Scenron, e buon lavoro :-))