5 agosto 2008

Benedetto XVI e Paolo VI nel segno del Concilio: analisi di Paolo Valente (Alto Adige)


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Benedetto XVI: "Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, direi quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus, Bressanone, 3 agosto 2008)

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Ancora silenzio dei giornaloni sull'Angelus del Papa e sulle parole dedicate a Paolo VI ed al Concilio.
Leggiamo, allora, la stampa locale
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R.

L’ANALISI

CONDIVIDERE LA HEIMAT NEL SEGNO DEL CONCILIO

PAOLO VALENTE

Una terra che è un dono di cui ringraziare il Creatore. Così Benedetto XVI ha definito l’Alto Adige in occasione dell’Angelus in piazza Duomo a Bressanone.
Il tema del dono, ripreso dal papa nel suo discorso, era stato il filo conduttore delle letture della messa domenicale presieduta dal vescovo Egger, concelebrata dai vescovi della regione.

Ma Benedetto XVI ha voluto sottolineare questo aspetto, insistendo nel dire che le cose che contano davvero non si comprano col denaro ma sono appunto dono di Dio; che questi doni, in particolare l’amore gratuito, sono definitivi e sfuggono al controllo di ogni potenza umana; e che infine chi ha ricevuto è bene dimostri la sua riconoscenza nel dare a sua volta a coloro che hanno bisogno.

Come a dire, volendo darne una lettura altoatesina, che questa terra non è mia o tua, è un bene da condividere, da distribuire, così come ordinò di fare Gesù Cristo ai suoi discepoli, i quali credevano di non aver altro per le mani che cinque pani e due pesci.

Pure il breve accenno alla Cina e alle Olimpiadi che stanno per cominciare pareva tagliato su misura per l’Alto Adige/Sudtirolo e così l’auspicio del papa: “Che sia esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze nel rispetto della comune dignità”. Magari il pontefice avrà pensato al Tibet e ad altre realtà lontane, ma lasciate che noi, abitanti dell’Ombelico del mondo, continuiamo a sentire l’eco di quelle parole risuonare nel luogo dove sono state pronunciate. Un po’ di Oriente, del resto, anche nel suo saluto in ladino, con la citazione del santo Giuseppe da Oies, morto proprio in Cina oltre un secolo fa.

Papa Ratzinger si è soffermato sulla figura di Paolo VI. Il 6 agosto ricorre il trentesimo anniversario della sua morte. Fu Paolo VI, nel 1977, a nominare Joseph Ratzinger arcivescovo di Monaco-Frisinga e a crearlo cardinale. Fu lui cioè a sottrarlo definitivamente alla carriera accademica per farne un pastore.

Benedetto ha sottolineato il ruolo fondamentale che papa Montini ebbe nel raccogliere il testimone di papa Giovanni XXIII, nel 1963, in pieno Concilio Vaticano II, in un momento assai delicato in cui il cammino di rinnovamento della comunità cristiana avrebbe potuto naufragare. Egli guidò il Concilio alla sua conclusione e governò gli anni difficili del post-Concilio.

Paolo VI ebbe una funzione importante anche per quanto riguarda l’Alto Adige. Fu lui infatti, nel 1964 (proprio il 6 agosto) a creare la diocesi di Bolzano-Bressanone nei suoi attuali confini, affidandola a Joseph Gargitter, fino a quel momento vescovo di Bressanone (mentre la parte meridionale della provincia, con Bolzano e Merano, apparteneva alla diocesi di Trento). Il cammino era già cominciato con Giovanni XXIII. Il Concilio aveva contribuito a mettere in luce l’importanza delle chiese locali, della chiesa intesa come popolo di Dio in cammino, della funzione della comunità cristiana nell’edificazione di una società più giusta, pacifica e rispettosa dei diritti umani (tra i quali l’uso della lingua materna). Paolo VI aveva subito riconosciuto (appoggiato in sede civile da Aldo Moro che allora presiedeva il governo italiano) la necessità di una guida pastorale unitaria per una provincia come l’Alto Adige, a quel tempo, oltretutto, scossa dalla deriva terroristica. Per questo e per altri motivi le parole di Benedetto XVI sono state un omaggio a questa realtà plurilingue chiamata ad essere aperta al mondo e a condividere, aprendosi all’accoglienza reciproca, i molti doni ricevuti.

© Copyright Alto Adige, 4 agosto 2008

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