18 agosto 2008

Il Papa: «Preoccupano i nuovi razzismi, serve accoglienza» (Stanganelli)


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«Preoccupano i nuovi razzismi, serve accoglienza»

Il Papa all’Angelus: i problemi economici e sociali non giustificano disprezzo, intolleranza ed esclusione

di MARIO STANGANELLI

ROMA - Il duro monito di Benedetto XVI contro le nuove forme di razzismo che si registrano in diversi Paesi del mondo arriva dalla residenza apostolica di Castelgandolfo.
Prima della preghiera dell’Angelus, il Papa ha puntato l’indice sull’insorgenza di «manifestazioni preoccupanti legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale». Ed è in questo quadro di tensioni e disagi serpeggianti nella società verso i quali il sentimento della Chiesa è particolarmente sensibile, che Ratzinger auspica la «reciproca accoglienza di tutti».
Il Pontefice parla dopo una settimana segnata da intense polemiche, alimentate soprattutto da alcuni editoriali del settimanale cattolico ”Famiglia Cristiana“ assai critici sulle politiche di sicurezza del governo. Certamente Benedetto XVI non si muove sulla scia dello scontro che ha visto contrapporsi, in particolare, il direttore del giornale dei Paolini don Antonio Sciortino e i suoi collaboratori, da un lato, e numerosi esponenti del Popolo della libertà, dall’altro.
Le parole del Papa segnalano tuttavia la generale preoccupazione della Chiesa cattolica per i fenomeni di razzismo che sembrano riaffacciarsi, a livello di società civile, in molte realtà moderne in seguito soprattutto all’intensificarsi dei flussi migratori dal sud al nord del mondo.
Prendendo spunto dalle letture sacre del profeta Isaia e dell’apostolo Paolo sull’accoglienza agli stranieri, Benedetto XVI, parlando ai fedeli riuniti sotto il balcone del Palazzo apostolico, ha sottolineato quanto sia importante, «soprattutto nel nostro tempo, che ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano».
«Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti - ha osservato il Pontefice - proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso - ha osservato il capo della Chiesa di Roma - si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale».
«Preghiamo perché - ha concluso Benedetto XVI - dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera».
L’argomento scelto, al di là del significato universale che il Papa ha inteso attribuirgli, assume - come si diceva - una valenza particolare nella situazione italiana, offrendo a tutta la politica materia per una seria riflessione a prescindere dalle recenti polemiche.
Peraltro, il Vaticano nei giorni scorsi aveva tempestivamente dichiarato la propria estraneità allo scontro sviluppatosi attorno a Famiglia Cristiana. Era stato infatti il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, a prendere le distanze dal settimanale di don Sciortino, dichiarando che il giornale edito dal Gruppo San Paolo «non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana». D’altra parte né padre Lombardi, né altri esponenti vaticani avevano espresso condanne di merito delle idee di Famiglia Cristiana in tema di immigrati, rom e sicurezza in genere. Cosa che aveva consentito a don Sciortino di affermare di non considerarsi sconfessato dall’intervento del direttore della Sala stampa. E oggi il monito di Benedetto XVI potrebbe dar ragione a quanti hanno individuato il bersaglio di Famiglia Cristiana non tanto nel governo o in qualche esponente della maggioranza, quanto nei cattolici dell’una dell’altra parte impegnati in politica che appaiono «deboli nell’alzare la voce di fronte a ogni rischio di degrado civile e morale».

© Copyright Il Messaggero, 18 agosto 2008 consultabile online anche qui.

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