25 ottobre 2008

Il governo israeliano contro la beatificazione di Pio XII (Galeazzi e Stabile)


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“Pio XII non può essere santo”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO

Alta tensione tra Gerusalemme e Roma per l’affondo anti-Pio XII del governo israeliano. Il ministro agli Affari sociali Isaac Herzog accusa Benedetto XVI di «sfruttamento dell’oblio e mancanza di consapevolezza» mettendo in guardia la Santa Sede dall’«inaccettabile» beatificazione di papa Pacelli. «Durante l’Olocausto, il Vaticano sapeva molto bene quanto accadeva in Europa- denuncia Herzog-.Non c’è prova di provvedimenti di Pio XII richiesti dalla statura della Santa Sede». E aggiunge: «Canonizzarlo significa sfruttare l’oblio e denota mancanza di consapevolezza, perché papa Pacelli invece di applicare il versetto biblico “Non coopererai alla morte del tuo prossimo, è rimasto silenzioso e forse ha fatto anche di peggio». Parole di fuoco, accolte nei Sacri Palazzi come una grave ingerenza che, però, assicurano in Curia, «non rallenterà l’elevazione di Pio XII agli onori degli altari». Appare imminente, infatti, il decreto papale sul riconoscimento delle virtù eroiche del suo predecessore. Nega ogni intenzione vaticana di «alimentare la polemica» il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. «A titolo personale» il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che nel 1993 firmò per il Vaticano le relazioni diplomatiche con Israele, replica a Herzog che la «Santa Sede ha un atteggiamento responsabile, ma simili intromissioni nelle cose interne della Chiesa annoiano». Basta, dunque, con «giudizi esterni», reclama Montezemolo: «Il Papa è sensibile, ha scelto un momento di riflessione per la beatificazione, però non bisogna disturbarlo con dichiarazioni per obbligarlo in un modo o nell’altro. Ciascuno abbia responsabilità nell’ambito delle sue competenze, non sono opportune intromissioni in affari interni della Chiesa».
Dice no all’ingerenza israeliana anche padre Paolo Molinari, il postulatore della causa di beatificazione di Pio XII, il cui compito è raccogliere le prove a favore della procedura. «La mancata fissazione della data di beatificazione da parte Benedetto XVI è un indizio della sua volontà di soprassedere per non urtare certe false sensibilità, nella speranza di realizzare al più presto il suo desiderio di visitare Israele- afferma Molinari-Di fronte alla prova di disponibilità offerta da Joseph Ratzinger colpiscono ancor di più certi tentativi di sovvertire la storia». Inoltre, padre Molinari annuncia di essere in possesso di molti documenti (che «non lasciano più dubbi sul ruolo positivo giocato da papa Pacelli») di fronte ai quali «la targa denigratoria al museo dello Yad Vashem di Gerusalemme risulta una dichiarata falsità». Nessun ostacolo, quindi, a Pio XII beato. «Il problema è il ruolo di papa Pacelli- protesta l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy- Benedetto XVI è il benvenuto in Israele. La beatificazione è una questione interna alla Chiesa e noi abbiamo approcci diversi alla santità». Ma il gesuita Giovanni Sale, perito storico della causa, ribatte che «Paolo VI ha già reso nota l’intera azione di Pio XII durante la II guerra mondiale». Secondo Sale, «di Pacelli si sa tutto» e «per salvare gli ebrei avrebbero potuto fare molto di più gli Alleati bombardando i campi di concentramento che un discorso papale». Parte del mondo ebraico rimprovera a Pacelli di non aver denunciato apertamente l’Olocausto. Una condanna ribadita dal rabbino capo di Haifa, primo non cristiano invitato a intervenire al Sinodo dei Vescovi, ma dalla quale si è dissociato, con un’intervista all’«Osservatore Romano», un ebreo italiano molto rappresentativo, Paolo Mieli, storico autorevole e direttore del «Corriere della Sera». In Vaticano spiegano come Benedetto XVI speri ancora di poter convincere il mondo ebraico della infondatezza delle accuse rivolte alla memoria di Pio XII.

© Copyright La Stampa, 24 ottobre 2008

"Inaccettabile santificare Pio XII"

il governo israeliano all´attacco Il ministro Herzog: "Sulla Shoah tacque o anche peggio"

"In Vaticano sapevano cosa accadeva, ma non fecero passi concreti"

ALBERTO STABILE

«L´intento di far diventare santo Pio XII è inaccettabile», si scaglia in un intervista ad Haaretz il ministro per gli Affari Sociali e la Diaspora, con delega al dialogo con le minoranze cristiane in Israele, Isaac Herzog. «La beatificazione di Pio XII è un affare interno della chiesa cattolica - ribatte dal Vaticano il postulatore della causa di beatificazione, padre Paolo Molinari - , e quella del ministro Herzog è un´ingerenza».
Così, con un improvviso botta e risposta a distanza, si riaccende la polemica esplosa qualche giorno fa tra Israele e la Santa Sede sull´atteggiamento assunto da papa Pacelli di fronte all´Olocausto degli ebrei. «Finse d´ignorare e tacque, finendo con il rendersi complice», come sostengono alcuni, o «agì in silenzio ed aiutò segretamente gli ebrei, pur senza denunciare apertamente lo sterminio», come ritengono altri?
Isaac Herzog, laburista, figlio del sesto presidente dello stato d´Israele, Chaim Herzog, non ha dubbi in proposito: «Durante l´intero periodo della Shoah, in Vaticano sapevano bene cosa succedeva in Europa - ha detto il ministro nell´intervista che sarà pubblicata oggi - . Eppure, non c´è alcuna testimonianza di alcun passo concreto adottato dal Pontefice». Di più, nella foga polemica del suo intervento, il ministro sembra alludere ad una sorta di connivenza, o almeno ad un peccato di ignavia, da parte di Pio XII: «Invece di agire in base al principio (biblico) del "Non tacerai di fronte al sangue versato dal tuo vicino" - rincara Herzog - quel Papa ha mantenuto il silenzio e forse anche peggio».
Pare che davanti ad un attacco così forte e diretto proveniente da un esponente del governo israeliano, la consegna ufficiale in Vaticano sia stata di non rispondere per non riaprire una diatriba che nei gironi scorsi aveva sottoposto a forti tensioni i delicati rapporti tra Israele e la Santa Sede. Ma, invece del portavoce vaticano, a ribattere è stata una figura di primo piano nella causa per la beatificazione di Pio XII, il gesuita padre Paolo Molinari, che ricopre il ruolo di postulatore.
Molinari ha rimproverato a Herzog l´inopportunità della sua uscita. «Stupisce - sostiene il prelato - che un ministro dello Stato di Israele faccia un intervento con cui si ingerisce con un affare che, per la sua natura, è un affare interno alla Chiesa cattolica». Poi, la replica nel merito delle accuse mosse da Herzog. Il postulatore, infatti, si dice altrettanto stupito dell´affermazione secondo cui non vi sarebbe «alcuna testimonianza di alcun passo concreto adottato dal Pontefice» in difesa degli ebrei, « perchè viene - dice Molinari - da un ministro dello Stato di Israele».
«Abbia egli la correttezza - ha esortato padre Molinari, riferendosi al ministro Herzog - di andare a leggere ciò che il primo ministro Moshe Sharrett e, dietro di lui, l´ex premier Golda Meir, hanno pubblicamente affermato subito dopo la guerra». Golda Meir, elogiò la figura di Pio XII dopo la sua morte: «Quando lo spaventoso martirio venne alla nostra gente nella decade del terrore nazista - riferisce il postulatore citando le parole della Meir - la voce del Papa si alzò per le vittime». Pur senza voler minimizzare le verità storiche, il presidente Shimon Peres, ha esplicitamente detto che la polemica su Pio XII non dovrà influire sulla futura visita in Terra Santa di Benedetto XVI.

© Copyright Repubblica, 24 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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