31 ottobre 2008

Vaticano: sì ai test psicologici, ma sull'ammissione ai seminari decide il vescovo (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo servizio di Salvatore Izzo per l'Agi:

VATICANO: SI' AI TEST, MA SU AMMISSIONE A SEMINARI DECIDE IL VESCOVO

(AGI) - CdV, 30 ott.

Salvatore Izzo

La Santa Sede benedice la presenza degli psicologi nei seminari e l'uso dei test per verificare l'attitudine dei candidati al sacerdozio, ma riafferma con forza che la decisione sui futuri sacerdoti deve prenderla comunque il vescovo, che non puo' delegare una tale responsabilita' a professionisti di sua fiducia.
E' questo, in estrema sintesi, il contenuto della nuova Istruzione della Congregazione dell'Educazione Cattolica che stabilisce gli "orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio".
La collaborazione degli esperti (che tuttavia devono essere scelti tra persone che condividono la visione cattolica della sessualita' e del sacerdozio) e' ritenuta necessaria specie per quanto riguarda la valutazione della possibilita' che il candidato sia in grado di rispettare il celibato e anche per individuare il suo orientamento sessuale (deve emergere una "identita' virile e la capacita' di relazionarsi in modo maturo con altre persone").
"Spetta alla Chiesa - ricorda il documento - scegliere le persone che ritiene adatte al ministero pastorale ed e' suo diritto e dovere verificare la presenza delle qualita' richieste in coloro che essa ammette al ministero sacro".
"Il ministero sacerdotale, inteso e vissuto come conformazione a Cristo richiede - ricorda il Vaticano - doti e virtu' morali e teologali, sostenute da equilibrio umano e psichico, particolarmente affettivo, cosi' da permettere al soggetto di essere adeguatamente predisposto ad una donazione di se' veramente libera nella relazione con i fedeli in una vita celibataria". Una scelta resa abbastanza ardua, come e' facile comprendere, dalla cultura dominante che considera la castita' una scelta innaturale e l'omosessualita' una possibile opzione al pari dell'eterosessualita'.
I candidati al sacerdozio non arrivano da un altro pianeta: essi stessi subiscono il condizionamento di una tale visione, propagandato dai media. "Infatti - si legge nel testo pubblicato - coloro che oggi chiedono di entrare in seminario riflettono, in modo piu' o meno accentuato, il disagio di un'emergente mentalita' caratterizzata dal consumismo, da instabilita' nelle relazioni
familiari e sociali, da relativismo morale, da visioni errate della sessualita', da precarieta' delle scelte, da una sistematica opera di negazione dei valori, sopratutto dei mass media".
Del resto, ammette il documento, "gli errori di discernimento nelle vocazioni non sono rari e tropppe inettitudini psichiche, piu' o meno patologiche, si rendono manifeste soltanto dopo l'ordinazione sacerdotale.

Il discernerle in tempo permettera' di evitare tanti drammi". Ma perche' questo sia possibile, restando nella metafora, occorre che da un altro pianeta arrivino almeno gli esperti, che devono essere di formazione cattolica.

L'uso dei test e eventuali psicoterapie, ovviamente devono avvenire "con il consenso dell'interessato e nel rispetto assoluto della privacy".
Gli psicologi comunque non sono una panacea e restano centrali le altre figure che da sempre accompagnano il cammino vocazionale. "Per superare, con la grazia di Dio, le difficolta' proprie di un progressivo sviluppo delle virtu' morali, l'aiuto del padre spirituale e del confessore e' fondamentale e imprescindibile", ha tenuto a affermare nella conferenza stampa il prefetto della Congregazione, card. Zenon
Grocholewski.
"Deve restare fermo - ha spiegato - che la direzione spirituale non puo' in alcun modo essere scambiata per o sostituita da forme di analisi o di aiuto psicologico e che la vita spirituale di per se' favorisce una crescita nelle virtu' umane, se non ci sono blocchi di natura psicologica". "Da cio' deriva - per il prefetto per l'Educazione Cattolica - che il ricorso agli esperti nelle scienze psicologiche non puo' che essere soltanto ausiliare, ossia utile solo 'in alcuni casi' per dare il parere circa la diagnosi, o circa l'eventuale terapia, o il sostegno psicologico allo sviluppo delle qualita' umane richieste all'esercizio del ministero".
Psicologi e test, insomma, sono un ausilio ma non possono sostituirsi alla responsabilita' del vescovo.
Per questo il Vaticano non condivide che l'uso dei test sia diventato "obbligatorio in moltissime diocesi per i candidati che desiderano entrare in seminario", ha sottolineato mons. Jean-Louis Brugues, segretario della Congregazione.
L'arcivescovo ha ricordato che "lo studio sull'uso delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio e' stato avviato, per incarico della Segreteria di Stato, da parte della Congregazione per l'Educazione Cattolica gia' da oltre 30 anni.
La 'Nota indicativa', mandata dalla Segreteria di Stato e allegata alla Lettera del Card. Villot, in data 19 novembre 1975, sottolineava la difesa della intimita' della persona umana di fronte a qualunque tipo di possibile violazione".
Quindi si tratta di una attenzione di lungo periodo che attesta la serieta' con cui la Chiesa intenda usufruire delle scienze psicologiche, "inserite in una visione di fede".

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