25 ottobre 2008

Sinodo: la Bibbia deve essere letta alla luce della Tradizione (Izzo)


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Con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo intervento di Salvatore Izzo (Agi) a commento delle "propositiones" approvate al termine dei lavori del Sinodo dei vescovi.
R.

SINODO: BIBBIA DEVE ESSERE LETTA ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE

(AGI) - CdV, 25 ott.

(di Salvatore Izzo)

La Chiesa Cattolica non abbandoni la Tradizione, limitando la lettura della Bibbia al solo "senso letterale", cioe' al significato delle parole della Scrittura "trovato tramite gli strumenti scientifici dell'esegesi critica".
Infatti, "per l'interpretazione del testo biblico, non si deve tralasciare la lettura patristica della Scrittura".
Questo monito, che recepisce le preoccupazioni espresse da Benedetto XVI nel suo accorato intervento a braccio nel corso dei lavori, riassume il senso delle "propositiones" approvate dal Sinodo e trasmesse allo stesso Pontefice perche' possa recepirle nella sua Esortazione Apostolica.
La Parola di Dio, raccomandano i padri sinodali, deve essere compresa in un "senso spirituale" che "concerne anche la realta' degli eventi di cui la Scrittura parla, tenendo conto della Tradizione vivente di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede, che comporta la connessione intrinseca delle verita' della fede tra loro e nella totalita' del disegno della Rivelazione divina".

La rinuncia a riferirsi alla Tradizione elaborata dalla Chiesa nei secoli ha rappresentato uno dei maggiori limiti del post-concilio.

In questa ottica di un recupero della Tradizione, "il Sinodo propone che la Congregazione della Dottrina della Fede chiarifichi i concetti di ispirazione e di verita' della Bibbia, cosi' come il loro rapporto reciproco, in modo da far capire meglio l'insegnamento della costituzione conciliare 'Dei Verbum'".
In particolare, sottolinenano i padri, "bisogna metetre in rilievo l'originalita' dell'ermeneutica biblica cattolica in questo campo".
Abbandonando il riferimento alla lettura teologica cattolica, cioe' alla Tradizione, il rischio e' che "la Bibbia diventi per i lettori attuali un libro del solo passato, ormai incapace di parlare al nostro presente".
"In queste condizioni - spiegano i padri - l'esegesi biblica rischia di diventare pura storiografia e storia della letteratura".
"Al posto dell'ermeneutica credente - spiegano i sinodali - si insinua di fatto, un'ermeneutica positivista e secolarista che nega la possibilita' della presenza e dell'accesso del divino nella storia dell'uomo".
Per questo, mentre viene espressa gratitudine ai molti esegeti e teologi "che hanno dato e danno un aiuto essenziale nella scoperta del senso profondo delle Scritture", i padri sinodali "domandano a tutti un accresciuto impegno perche' sia raggiunto con piu' forza e chiarezza il livello teologico dell'interpretazione biblica".
"I Padri sinodali - afferma la proposizione 27 - rivolgono con stima un appello sia ai teologi sia agli esegeti perche', con una collaborazione piu' chiara e sintonica, non lascino mancare la forza delle Scritture alla teologia contemporanea e non riducano lo studio delle Scritture alla sola rilevazione della dimensione storiografica dei testi ispirati".
Richieste che sono poi ripetute con forza nel paragrafo riguardante la formazione dei futuri sacerdoti ai quali si ricorda con le parole usate da Benedetto XVI in aula, che "dove la teologia non e' essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha piu' fondamento".
Coerentemente a questa affermazione, il Sinodo "chiede alle Conferenze Episcopali di favorire con regolarita' incontri tra i pastori, i teologi e gli esegeti con lo scopo di promuovere una maggiore comunione nel servizio alla Parola di Dio".
"Auspichiamo - scrivono i padri sinodali - che esegeti e teologi possano condividere sempre meglio i frutti della loro scienza per l'incremento della fede e l'edificazione del Popolo di Dio, tenendo sempre presente le dimensioni caratteristiche dell'interpretazione cattolica della Bibbia".
I padri sinodali non si nascondono che una tale impostazione avra' conseguenze negative sul dialogo con i protestanti.
"Un problema ecumenico aperto riguarda - riconscono - la comprensione del soggetto autorevole dell'interpretazione nella Chiesa (specialmente il Magistero) e per cio' si devono intensificare lo studio e la ricerca biblica comune".
E "ugualmente sono da intensificare il comune impegno per le traduzioni e la diffusione della Bibbia, come anche le celebrazioni interconfessionali dell'ascolto della Parola di Dio".
Come e' ovvio, il riferimento alla Tradizione nella lettura della Bibbia, e quindi nelle omelie, ha ricadute sui temi etici. "Nella Parola di Dio - infatti - si ritrovano diverse istanze che possono aiutare sia la scienza nella sua scoperta di sempre nuove conquiste sia incrementare il dialogo con quanti non condividono la nostra stessa fede".
In proposito, i Padri sinodali "auspicano un dialogo tra Bibbia e cultura, soprattutto dinanzi alle diverse domande di senso presente nel nostro tempo in modo tale di trovare in essa la risposta definitiva alla loro ricerca".
Ma le "propositiones" non rinunciano a ribadire il legame inscindibile che per la Chiesa esiste tra Parola di Dio e legge morale naturale.
"I Padri sinodali - si legge nel testo votato in aula - sono ben coscienti delle grandi sfide presenti nell'attuale momento storico. Una di queste tocca l'enorme sviluppo che la scienza ha realizzato nei confronti della conoscenza della natura.
Paradossalmente, piu' cresce questa conoscenza meno si riesce a vedere il messaggio etico che proviene da essa: il fatto che la natura, l'essere stesso non sia piu' trasparente per un messaggio morale, crea un senso di disorientamento che rende precarie ed incerte le scelte della vita di ogni giorno".
Per i padri, "alla luce dell'insegnamento della Sacra Scrittura, come e' ricordato soprattutto nella Lettera ai Romani e' bene ribadire che questa legge e' scritta nel profondo del cuore di ogni persona e ognuno puo' averne accesso".
Il Sinodo, "pertanto, raccomanda a tutti i Pastori di avere una particolare sollecitudine perche' i ministri della Parola siano sensibili alla riscoperta della legge naturale e alla sua funzione nella formazione delle coscienze".

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