30 agosto 2007

Aborto terapeutico: "tagliando" per la legge 194?


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Editoriale di Avvenire: la 194 ormai ha bisogno di un tagliando
Il ministro Pollastrini: tentano di sfruttare il tragico errore di Milano


ALBERTO CUSTODERO

ROMA - Un tagliando per la legge 194 sull´aborto. L´ha chiesto Avvenire, il quotidiano della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Ma subito è scoppiata una polemica che ha diviso il mondo politico fra chi (a sinistra), sostiene che la legge va bene così com´è. E chi (a destra), ritiene giunto il momento, dopo 30 anni, di aggiornarla. A denunciare il rischio che dietro «la libera scelta dei genitori» si celi in realtà, fra l´indifferenza generale, una vera e propria selezione genetica con «risultati di pulizia etnica che neppure la peggiore violenza razzista dei governi totalitari è mai riuscito a ottenere», è stato un editoriale di Eugenia Roccella, che ha preso spunto dal tragico errore commesso nei giorni scorsi a Milano durante una interruzione di gravidanza selettiva (l´aborto, previsto per il gemello Down, è stato fatto invece su quello sano). Il ministro della Salute, Livia Turco, ha annunciato nuove «linee guida» per aggiornare, «e non rivoluzionare», una legge che dimostra i suoi anni, ma che è «ancora molto saggia». Quell´aggiornamento, per il deputato della Rnp Donatella Poretti, sarà «una sorta di test per misurare la laicità del ministero che avrebbe già dovuto ammettere in Italia l´uso del farmaco RU486». La sperimentazione della pillola abortiva condotta su un campione di 450 donne al Sant´Anna di Torino ha avuto un esito positivo (i risultati saranno ufficializzati fra qualche giorno), rendendo dunque possibile il passaggio alla commercializzazione.
Dall´interno della maggioranza, però, è arrivato l´altolà di Rifondazione comunista. «La 194 - ha tuonato Elettra Deiana, deputata di Rc - non ha bisogno di tagliandi, semmai è il principio della autodeterminazione femminile che andrebbe riaffermato». Sulla stessa linea Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa: «È una conquista delle donne, che nessuno la tocchi». Anche Barbara Pollastrini, ministro per le Pari Opportunità, «non è per nulla d´accordo che la legge sia un colabrodo. Mi amareggia che possa essere usato un errore umano dai risvolti drammatici per offuscare la portata di una legge equilibrata e seria». Di altro parere, invece, dall´opposizione, Alleanza nazionale. Secondo Barbara Saltamarini, responsabile Pari Opportunità di An, «rivedere la legge sull´aborto non è un tabù, è una necessità per ridefinirne i limiti ed evitare la progressiva tendenza all´eugenetica». Ma, secondo il vicesegretario dello Sdi, Roberto Villetti, è da sottolineare anche «l´assordante silenzio del Partito democratico». Di fronte «all´offensiva integralista - ha spiegato - e alle posizioni fondamentaliste delle gerarchie ecclesiastiche, il Pd punta a un compromesso tra la tutela della laicità e le posizioni della Chiesa cattolica».

© Copyright Repubblica, 30 agosto 2007

Veramente il partito democratico tace sempre sia quando si tratta di attaccare sia quando si tratta di difendere la Chiesa...in questo applica a puntino la "par condicio" :-)


LA POLEMICA

L´Avvenire: dopo trent´anni rivedere la 194. E anche la Turco annuncia un atto di indirizzo

I vescovi: un tagliando per l´aborto

MIRIAM MAFAI

Non so chi per primo, in questi giorni, ha detto che la legge 194 andrebbe rapidamente sottoposta a un «tagliando», come d´abitudine si fa con una macchina che comincia a perdere colpi. L´idea del «tagliando», di una revisione cioè di una legge, per verificarne a distanza di qualche anno l´applicazione e gli eventuali difetti o insufficienze, non è, in sé, sbagliata. In Francia questa verifica accompagna normalmente il processo legislativo, ed è puntualmente accaduto anche per la legge Veil, la prima ad avere reso possibile l´interruzione di gravidanza.
Da noi tuttavia il termine «tagliando» suona in questo caso allarmante perché preannuncia, o potrebbe preannunciare, l´intenzione del legislatore di ridurre gli spazi di autonoma decisione delle donne. E non ci stancheremo mai di ripetere che le donne italiane a questa legge fanno ormai sempre più raramente ricorso.
La questione va trattata con cura e prudenza, senza grottesche esasperazioni polemiche.
Il caso che ha acceso le polveri di questo dibattito è noto. In un importante ospedale di Milano, una gestante che portava in grembo due gemelline (una sana ed una affetta da trisomia 21), si è sottoposta al cosiddetto aborto terapeutico, come previsto dalla legge 194. Era arrivata alla ventesima settimana di gestazione. Pare che le due gemelline abbiano imprevedibilmente cambiato posizione e il medico ha soppresso quella sana anziché quella malata. Un errore, dunque, doloroso, drammatico. Ma non c´è «tagliando» che possa sopprimere l´errore umano.
Non mi è chiaro allora cosa intenda dire il ministro Livia Turco quando preannuncia un atto di indirizzo del suo ministero per «attualizzare» la legge 194. Sarebbe bello che un atto d´indirizzo ministeriale o un «tagliando» potesse evitare sempre e dovunque l´errore del medico. Ma sappiamo tutti che questo non è possibile.
Vorremmo allora sapere se con questo preannunciato «atto di indirizzo» si intenda porre nuovi limiti all´uso della legge, alla possibilità per esempio, per la gestante di scegliere, di fronte a una analisi infausta, l´aborto terapeutico. Eugenia Roccella, portavoce dal Family Day, e commentatore dell´Avvenire, ha lamentato ieri il fatto che in Italia, grazie alla diffusione della diagnosi prenatale, nascano ormai sempre meno bambini affetti da trisomia 21, cioè da sindrome di Down. Non trovo il dato scandaloso. Nessuna donna può essere costretta infatti a portare avanti una gravidanza segnata da «rilevanti anomalie» del feto, per mettere al mondo, alla fine dei nove mesi, un figlio affetto da una grave malattia. Chi lo fa, e c´è chi lo fa, non solo ha diritto all´assistenza di cui lei e il figlio e la famiglia avranno bisogno, ma merita anche il nostro affetto e la nostra stima. Ma chi non vuole portare a termine quella gravidanza e chiede, come la madre delle due gemelline, di fare ricorso all´aborto terapeutico, come previsto dalla legge, anche quella madre ha diritto al nostro rispetto ed alla nostra solidarietà.
La legge 194 ha ormai trent´anni. In questi trent´anni il nostro contesto culturale è cambiato. Bisognerebbe indagare di più, e meglio, sulle ragioni che inducono all´aborto, anche in presenza della larga diffusione dei metodi di contraccezione. Bisognerebbe riflettere di più e meglio sulla relazione tra la madre e il feto, notevolmente cambiata dal giorno in cui la madre ha potuto «vedere» il suo feto, grazie all´ecografia. Bisognerebbe indagare di più e meglio sul «costo» di un bambino non solo e non tanto in termini economici, ma in termini di tempo, di fatica, di attenzione. «Fare il tagliando» alla legge 194, allora, dovrebbe significare «fare il tagliando» ai valori sui quali regge la nostra società, al ruolo e alla fatica che ancora oggi grava sulle spalle delle donne. Ma non di questo si parla, finora, sul giornale dei vescovi, o nelle prime dichiarazioni del ministro Turco. Che preannuncia, sembra di capire dalle sue prime dichiarazioni, misure capaci di ridurre il ricorso all´aborto terapeutico.
Con la ovvia conseguenza, se così fosse, di far aumentare il numero degli aborti clandestini in Italia o di incrementare i viaggi per abortire in qualche clinica all´estero.
A meno che tutto questo discutere della legge sull´aborto e la conclamata disponibilità a sue modifiche non si configuri come il tentativo di rafforzare, nel nascente Partito Democratico, un saldo rapporto con quei cattolici che a suo tempo condussero (e persero) la battaglia contro la 194.

© Copyright Repubblica, 30 agosto 2007

Occorre valutare se sopprimere un feto malato a vantaggio di uno sano rientri nei dettami della legge 194.
Se e' vero che la legge fa cultura, occorre, urgentemente, fare in modo di bloccare la cultura del "figlio perfetto" di antica e pericolosissima memoria.
Cara Mafai, che non sia prevedibile un cambio di posizione di due gemelline ai primi mesi di gravidanza e', francamente, solo una Sua opinione personale
.
Raffaella

3 commenti:

euge ha detto...

Proprio in relazione a quanto riportato da quest'articolo e riallacciandomi al tuo commento Raffaella, vorrei ricordare a coloro che cercano il figlio perfetto e su misura ai loro gusti, di non essere per nulla diversi da chi in tempi bui era alla ricerca della razza perfetta!!!!!!!! Vi ricordate chi era????????????? Pensateci bene è lo stesso tizio che mettete in mezzo, quando si tratta di attaccare il Papa.......... facile no?????!!!!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia

Anonimo ha detto...

Cara Eugenia... Quanto dolore nel cuore di una mamma... Quanto disprezzo nelle parole di chi la giudica... Sono una mamma mancata, una ragazza di 28 anni che nella sua vità ha affrontato tanti dolori, tante perdite... Dopo quasi un anno di matrimonio aspettavo finalmente il mio bambino, un bambino che avrebbe arricchito la vita mia e di mio marito. Mi sentivo finalmente felice! Mi sentivo in uno stato di grazia, sentivo il miracolo della vita dentro di me, sentivo tanta dolcezza e tanta tenerezza da non saper spiegare.
Un giorno vado a fare un esame in ospedale e inizia il mio dramma. Si sospetta una grave malformazione nel mio tesoro. Subito capisco che qualcosa non va... Inizio a fare altri esami finche i medici non mi consigliano di fare l'amniocentesi. Un pò frastornata da tutte queste cose mi sottopongo a questo esame e squarciata in due dal dolore torno a casa accarezzando il mio pancione.L'esito è inequivocabile:Trisomia 18, incompatibile con la vita. Il medico, nonostante sia un obiettore di coscenza, mi spiega che devo intervenire, perchè la sindrome di Down è una bella esperienza, ma la trisomia 18 è accanimento terapeutico per il mio bambino. Chiusa nel mio dolore inizio il trattamento in un ospedale dove non ero mai stata. Appena entro lì divento l'articolo 6... E' la fine! Mille volte mi sarei voluta fermare, ma era troppo tardi. In quei momenti di angoscia ho perfino disprezzato la mia vita. Il cuore del mio bambino si è fermato ed io ero lì, con la mano sulla pancia a sentire che lui moriva... E' un'esperienza terribile. Mi vergogno così tanto che non ho avuto il coraggio di dirlo a nessuno. Non riesco più a parlare con un prete perchè mi sento indegna... Credi, dopo quello che ti ho raccontato, che sia una selezione della specie o della razza? E' un dolore incolmabile per qualsiasi donna.
Una mamma mancata

Anonimo ha detto...

Carissima "mamma mancata", ti voglio bene.
Non riesco a dire molto altro... Forse è Gesù in me che te lo sta dicendo, perchè se riesco a volertene io che sono solo un essere umano, se provo così tanta tenerezza per il tuo sincero dolore, quanto più Lui, che vede in te una creatura prediletta... Forse non conosci abbastanza la sua Parola, per sapere che "sei degna della sua stima, e lui ti ama", al punto di aver anticipato il perdono per te, morendo sulla croce.
Sì, il tuo gesto ti ha fatto male, ti ha distrutto la vita... ma puoi rialzarti e continuare, sapendo che sei stata giustificata nella sua crocifissione.
E, umanamente parlando, da mamma a mamma: come condannare chi, come te, rimane solo e paralizzato dinanzi ad una diagnosi così feroce per la propria creatura? Se non hai mai avuto il supporto della fede, se il medico che era dinanzi a te non lo ha mai avuto, come giudicarti?
Peccato non averti conosciuta "prima", peccato non averti conosciuta "durante" ...peccato che anche tu non abbia avuto notizia di chi poteva aiutarti a fare una scelta diversa, sicuramente dolorosa anch'essa, ma intrisa di pace.
Ma ora è il tempo del perdono. Voglio testimoniarti un Dio ricco di amore, e molte persone che possono regalarti di nuovo fiducia, e medici che ti aiuteranno ad aprirti ancora fiduciosamente alla vita.
Non sentirti indegna, non lo sei.
Se vuoi, mettiti in contatto con me; spero davvero di poterti essere di conforto.
Affettuosamente,
Sabrina Paluzzi
Presidente La Quercia Millenaria Onlus
www.laquerciamillenaria.org