31 agosto 2007
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La ricerca ossessiva della perfezione
di Turi Vasile
Torna la visione spartana della vita secondo cui l’essere che non corrisponda al modello estetico-fisico, direi alla pura forma platonica, non ha diritto alla vita. L’uomo si sostituisce così alla selezione della Natura e si appropria del diritto di scartare implacabilmente il prodotto scadente così come accade nella lavorazione industriale.
La coscienza invoca a suo alibi il diritto di correggere gli sbagli di Dio che nella mentalità comune regola il funzionamento, se non il destino della Natura.
Innanzitutto chi stabilisce che un essere menomato non nasconda invece in sé il genio, soprattutto scientifico, come accade ed è accaduto con esempi clamorosi? Chi stabilisce che nel Down non regni una sua incontenibile gioia, e quindi una sua soddisfazione di vita?
Non è perciò il caso di ribadire che il modello dell’uomo non è anatomico e mentale, bensì spirituale e ha i suoi modi, anche incomprensibili, di esprimersi e non solo interiormente?
Il fatto accaduto a Milano merita tutto il raccapriccio che è dilagato sui giornali sull’aborto presuntuosamente selezionatore della qualità della vita; ma è il caso di coinvolgere anche nel pietoso incidente la responsabilità morale dei genitori che rifiutano i figli probabilmente Down.
La carità avrebbe invece richiesto un’accoglienza pari, anzi superiore, a quella riservata al fratello sano; chi ha il diritto di rigettarlo invece di supplire con l’amore a ciò che gli è stato negato?
Se il linguaggio non fosse un po’ fuori luogo si potrebbe dire che il caso, non Dio, si è vendicato del cuore duro dell’uomo e della sua stoltezza. Il caso rappresentato dall’errore umano pare essere stato delegato a infliggere il grande dolore che oggi fa certamente rimpiangere la soppressione di quell’esserino innocente che idealmente confidava nell’abbraccio di coloro che lo avevano generato come conforto del difetto della natura. E per di più il fratello sano è stato coinvolto nella morte del fratello debole cosicché l’egoismo umano si è sostituito al destino biologico che è condizionato e sincrono nei gemelli, e che Thornton Wilder ha magistralmente rappresentato nel Ponte di San Luis Rey.
© Copyright Il Giornale, 31 agosto 2007
Il ministro e la proposta di Betori. Il Movimento per la vita: dialogo con la Turco
«Tagliando» alla 194? Il no della Bindi alla Cei
«Argomenti surrettizi, vanno applicati tutti gli articoli»
M.Antonietta Calabrò
ROMA — «Argomenti surrettizi ». Insomma un bel no, grazie. Il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, risponde così alla richiesta avanzata ieri sul Corriere dal segretario della Cei Giuseppe Betori di riformare la legge sull'aborto, in linea con la richiesta del quotidiano dei vescovi Avvenire di «fare il tagliando» alla 194, dopo il caso dell'aborto selettivo dell'ospedale San Paolo di Milano.
E si trova sulla stessa lunghezza d'onda dei Valdesi («la legge va difesa da attacchi integralistici », ha detto la pastora Letizia Tomassone) e dei laici dello Sdi. Mentre i cattolici del Movimento per la vita, guidato da Carlo Casini, raccolgono le «aperture» del ministro della Salute, la diessina Livia Turco.
«Se nella legge 194 ci sono delle norme non applicate vanno applicate — ha detto Bindi, candidato leader del Pd, cattolica — ma non credo che si possa riaprire » il dibattito su di essa con argomenti che obiettivamente possono apparire surrettizi rispetto alla questione principale ». «La legge 194 è una legge dello Stato — ha sottolineato il ministro della Famiglia — e credo che vada applicata in tutti i suoi articoli così come in questi anni si è cercato di fare».
La pastora Tomassone, che è vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche italiane, ha parlato a margine del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste di Torre Pellice. All'editoriale di Eugenia Roccella, in cui si parlava tra l'altro di «pulizia etnica » nei casi di aborto per diagnosi prenatale di malformazioni, Tomassone ha risposto sostenendo che «la legge va difesa dagli integralisti, bisogna affermare il principio etico fondamentale della responsabilità nella relazione, in cui la donna può e deve decidere nel suo rapporto con il feto».
Il caso aborto finisce dritto dritto nel dibattito sul nascente Partito democratico. Almeno questa è il punto di vista di Roberto Villetti, vicesegretario dello Sdi, che invoca la difesa della laicità e chiama in causa l'altro candidato leader del Pd: «Tocca anche a Veltroni — sostiene Villetti — che si esprime politicamente su tutto, pronunciarsi pure sui diritti civili, cominciando a dire subito un no chiaro e tondo a ogni modifica o distorsione della 194. «Non vorrei — continua — che tutta questa crescente offensiva integralista per scardinare la legge sull'aborto, soprattutto attraverso interpretazioni restrittive alla sua applicazione, nasca dalla convinzione che il Partito democratico, già per se stesso abbastanza ambiguo sui principi di laicità, possa essere accondiscendente alle richieste delle gerarchie ecclesiastiche».
«Per rendere la legge 194 meno ingiusta, alcune riforme possono essere introdotte per via amministrativa» afferma invece il Movimento per la vita, con riferimento all'emanazione da parte del ministero della Salute di linee guida di applicazione, a legge invariata. Su questo il Movimento si dice pronto «ad avviare da subito un dialogo con il ministro». Casini chiede in particolare «disposizioni della parte preventiva meno equivoche » e «la riforma dei consultori familiari».
© Copyright Corriere della sera, 31 agosto 2007
Francamente amerei che non si accostasse piu' l'aggettivo "cattolica" al nome della Bindi visto che non ne vedo la necessita'.
Quando parla il ministro Ferrero, raramente, trovo accanto al suo nome la "qualifica" di "valdese".
Inoltre il laicismo della Bindi, francamente, inizia ad essere irritante. Non c'e' bisogno che rilasci continuamente interviste e dichiarazioni ai giornali per rimarcare la sua distanza dalla CEI...abbiamo capito!
Raffaella
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10 commenti:
Cara Raffaella sulla cattolicità in senso stretto della Bindi, ho sempre avanzato dei seri dubbi e tutto ciò che leggo, me li confermano. E' il tipico politico che vorrebbe una chiesa, una religione ed una fede,che si adeguasse non solo alle necessità individualistiche ma, alla società attuale e che quindi divenisse profondamente relativista anch'essa. Comunque, come tu hai fatto giustamente notare, abbiamo capito che la grande Rosy non ha nulla a che fare con i cattolici non serve ribadirlo ad ogni piè sospinto!!!!!!!!!
Eugenia
Quando si parla di politica l'antitesi di "relativismo" è "totalitarismo".
Meditate bene su quello che desiderate imporre - per legge - ai vostri simili, poichè il vostro paradiso potrebbe essere l'inferno in terra per chi non la pensa come voi.
Ma qui non si tratta di relativismo politico ma etico! La Chiesa non ha il potere di imporre nulla a nessuno. Puo' solo spiegare, mettere in guardia, segnalare...
Sta poi ai politici decidere se seguire la propria testa o, se si e' Cattolici, ascoltare la voce del Magistero.
La Chiesa parla ai Cattolici, compresi i politici.
Poi si e' liberi di prestare ascolto o di ignorare, ma non si puo' impedire alle gerarchie ecclesiastiche di parlare.
Infatti, Raffaella la chiesa non ha mai imposto nulla a nessuno semmai sono gli altri a voler imporre alla chiesa e comunque ognino è libero di seguire la propria coscenza non ci vuole una grande intelligenza per capirlo mai sentito parlare di buon senso?????????
Eugenia
Risposta al quesito Bindi:
"[...]Il tentatore non è così rozzo da proporci direttamente di adorare il diavolo. Ci propone soltanto di deciderci per ciò che è razionale, per la priorità di un mondo pianificato e organizzato, in cui Dio, come questione privata, può avere un suo posto, ma non deve interferire nei nostri propositi essenziali.[...]"
PP. Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" pag. 64.
Ella, la Bindi, così la intende - e con ella tanti essi ed esse. Che ci voglion dare un mondo bello e perfetto, dove ella ed essi ed esse, posson poi, con tranquillità di coscienza, manifestare cattolico senso.
Che Campioni.
concordo con raffaella che segnala il distinguo tra etica e politica, ed afferma la libertà dei cattolici (e credo anche dei laici) ad esprimere la propria idea ed agire secondo la propria coscienza.
Il fatto è che il legislatore non è un comune cittadino, ma è l'espressione di uno stato laico che deve legiferare per tutti, siano questi siano atei, ebrei o musulmani. Quando al legislatore si sovrappone l'animale morale (o come direbbe Kant) ecco che si corre il rischio che la scelta morale (che è espressione di un anima libera consapevole e cosciente) si trasformi e degradi a legge. In questo momento, laddove la morale non è universalmente condivisa, questa legge può diventare ingiusta e crudele.
Perdonate la banalità del contrappunto, ma se i testimoni di Geova imponessero tramite una legge la loro scelta morale di rifiutare le trasfusioni di sangue, voi non vi arrabbiereste?
Esistono molte morali, ma ce ne è una, quella laica e civile, che pur essendo in buona parte scaturigine di quella cristiana, ormai si è differenziata: questa morale è di fatto "relativistica" ed ha la grande virtù di essere condivisibile da tutti indipendentemente da ceto razza e credo religioso e di voler cercare quel terreno comune che permetta la convivenza pacifica tra i popoli.
E' una morale che lascia libera la gente di agire secondo la propria coscienza e impedisce loro di recare danno alla società ed agli altri individui.
E' pericoloso che Ratzinger parli così spesso contro questa morale, che per gran parte trova concordanza con la morale cristiana. Non avendo letto il testo mi riservo le mie considerazioni in proposito, ma la citazione dal "Gesù di Nazaret" riportata da Umberto mi ha fatto invero rabbrividire.
Quando io voto un politico so a quale corrente, partito, movimento appartiene e quindi mi aspetto che agisca di conseguenza. Se io voto un politico che, in questa o in altre legislature, ha dimostrato (non semplicemente proclamato) di essere fedele al Magistero, non posso che desiderare che voti o non voti in un certo modo.
Cosi' un altro elettore che vota il partito radicale si aspetta che i parlamentari votino in un certo modo ed e' giusto cosi'. Ciascuno poi, in democrazia, dara' dello sciocco all'altro nella liberta' di espressione.
E' chiaro che se la maggioranza dei cittadini vota politici, diciamo, cattolici esige un certo comportamento. E' giusto che il parlamentare che ritiene che una legge non risponda alla propria coscienza non la voti. In Spagna governa un esecutivo non propriamente "cattolico". Io posso non esserne felice ma e' la democrazia e lo accetto.
Talora bisogna considerare gli argomenti trattati ed agire di conseguenza: qui si parla di VITA.
Vita: la vita di chi sta nel braccio della morte negli USA (ad esempio), la vita di chi si ritrova con un cromosoma in più e si ritrova nell'utero della morte, o la vita di chi esiste, semplicemente esiste, nelle tube e troverà un utero che non lo accoglierà perché alterato dall'effetto della pillola del giorno dopo... .
Vi sono dei valori non "relativizzabili" a momenti o a situazioni contingenti.
Su certi temi la Chiesa ha l'obbligo morale di dare un giudizio chiaro.
Su certi temi i cattolici che si impegnano in politica hanno lo stesso obbligo morale di seguire il Magistero, non fosse altro per il fatto che rappresentano degli elettori cattolici. Su certi argomenti l'entusiasmo, l'insistenza, l'intelligenza politica non dovrebbero aver freni...
La politica è poi fatta di dialogo, di compromesso, di votazioni a maggioranza..., ma l'impegno del cattolico impegnato in politica dovrebbe essere cristallino.
Quello che è difficile da capire sono alcune prese di posizione. Forse, qualcuno cerca di accappararsi anche i voti di chi non segue alla lettera il Magistero della Chiesa Cattolica, perché ci troviamo in una fase di perdurante camopagna elettorale.
Circa il voto dato a questo o a quel candidato, con l'attuale sistema, io non sono in grado di dire chi ho votato, chi mi rappresenta in Parlamento..., ma questo è un altro argomento... .
P.S.: le trasfusioni di sangue sono una pratica medica, non esente da rischi (minimi) a livello infettivo ed immunitario, utilizzate nella terapia di svariate malattie.
Una interpretazione, criticabile, della Bibbia ritiene che queste siano contrarie agli insegnamenti in essa contenuti.
Sta di fatto che, in casi non molto estremi, non trasfondere un paziente può causargli la morte. Non voglio arrivare a delle facili conclusioni, ma, giudicando la vita un valore, tutto deve vessere conseguente a questo giudizio.
A tal proposito va chiarita anche l'opposizione della Chiesa all'utilizzo di cellule staminali di origine embrionaria: qui non si va contro una interpretazione di un libro sacro: si parla della distruzione di una vita per la cura di un'altra. Qui i valori in campo sono paragonabili, anzi, uguali. E' vita, sia pure nel momento più delicato della stessa, contro vita, sia pure in un momento di severa malattia.
Non si tratta di asportare degli organi da un cadavere per curare un malato, si tratta di eliminare un essere vivente...
Spero di essermi spiegato.
ringrazio raffaella e msmg per le risposte, invero precise ed esaurienti.
Vi introduco un tema che probabilmente, sciogliendo alcuni dubbi, ne crea di nuovi.
La modernità è caratterizzata da un fattore di grande (direi escatologica) rilevanza: la tecnica.
Oggi tutto è tecnica, essa ha smesso di essere un mezzo ed è diventato uno scopo: regimi nascono e muoiono a causa della tecnica (es. l'impero sovietico), guerre rischiano di esplodere a causa della tecnica (es. l'Iran che si arma di atomica) e l'uomo ed il suo valore è ridefinito in base alla sua relazione con la tecnica. L'uomo ha cessato da tempo di essere uno scopo - che ci piaccia o no - ed è diventato una mera appendice - sostituibile - dell'apparato. Noi tutti, per quanto privilegiati rispetto al resto del mondo, nel nostro lavoro sperimentiamo quotidianamente questa crudele realtà e, per quanto costituiscano una classe privilegiata tra i privilegiati, la sperimentano anche i politici. Siamo seri: i politici non sono più in alcun modo rilevanti per il destino degli uomini, non hanno in realtà alcun potere e quindi alcuna rappresentanza. Il disprezzo tanto diffuso nei confronti dei politici nasce da questo, ma a ben guardare loro sono impotenti dinanzi ai destini del mondo, e l'unico ambito nel quale posso qualcosa è quello dei loro privilegi (da cui il motivato e ragionevolmente diffuso disprezzo). Non parlo solo dei nostri politici, comparse fisse in un film (quello dell'italia) che ormai non ha alcun peso sullo scenario mondiale, parlo anche dei veri politici, quelli che paiono determinare le sorti del mondo. Prendiamo il disprezzabilissimo Bush: credete davvero che egli abbia avuto qualche influenza sul determinarsi della guerra in Iraq? E' palese a tutti che sia stato l'apparato tecnico economico dietro di lui a decidere la guerra (così come - durante Clinton - aveva deciso i bombardamenti e l'infame "oil for food"). Come elementi sostituibili di un apparato tutti noi agiamo di necessità eseguendo ordini, e il nostro valore è determinato dall'efficienza in relazione all'apparato. Il nazismo rappresenta in maniera lampante questa realtà alienante che stiamo vivendo: tutti i gerarchi a Norimberga dicevano di "eseguire ordini" - un uomo senza un valore autonomo è un uomo senza responsabilà e quando viene messo dinanzi ad una condanna morale esso risponde qualcosa tipo "sintax error".
Ormai tutti viviamo in stretta dipendenza dalla tecnica: immaginatevi un giorno senza elettricità. Il papa stesso ne ha necessità, poichè ormai la sua rilevanza agisce sugli equilibri del mondo solo attraverso i media e la tecnica mediatica. E' evidente che tutto questo mondo sia ben visibile a Ratzinger ed è evidente che egli, pur partecipandovi, vorrebbe contrastarlo con ogni mezzo. E' per questo che comprendo e condivido la sua inclinazione reazionaria ed antimodernista, per quanto non ne condivida affatto i metodi. Secondo me l'uomo contemporaneo, egli che non vale più niente, merita compassione, non disprezzo. Per far percepire ad una prostituta gravida che egli non è un elemento difettoso dell'apparato serve ben altro che una condanna morale che, nel mondo contemporaneo, ha perso ogni rilevanza. Per far percepire ad un ragazzino che la vita è qualcos'altro rispetto al suo valore di consumo, ci vuol ben altro che sterili dictat da parte di una religione lontana mille miglia dal mondo. Questo mondo che abbiamo funziona così, c'è poco da fare: il nostro paese si è impoverito, ha perso potere e continua a perderlo (e quindi a perdersi) anche a causa di una Chiesa che troppo spesso limita ed ostacola il suo inquadrarsi nell'orizzonte della tecnica. I sachem degli indiani d'america agirono in maniera simile alla chiesa qui in italia e determinarono la scomparsa della loro splendida cultura (venivano detti gli "ateniesi d'america") a causa di questo deficit tecnico dai quali furono cancellati. Riconosco l'ìmportanza assoluta del proposito che si è posto Ratzinger ma, diversamente da lui, diversamente da voi, non ho intenzione di cedere e scomparire, non voglio che il mio mondo venga assorbito da quello degli altri, e non mi riferisco agli islamici o i cinesi - vittime esattamente come noi - ma piuttosto al mondo tecnologico e competitivo che ci sta divorando tutti. Per esistere in esso, per resistere, non si può rinunciare a questa escalation tecnologica, non si può rinunciare alla sua logica... lo si può però tenere a bada nella propria vita, erigere un argine culturale, un mondo parallelo entro il quale continuare ad esistere con un margine di libertà compatibile. Per poter scrivere questo che sto scrivendo (che è ciò che definisce la mia individualità di oggi, qui, nei nostri confronti) è proprio questa mia partecipazione al mondo, il mio essere utile all'apparato (vengo pagato per la mia tecnica) ed è per questa mia utilità - rimpiazzabile ma oggettiva - che io ho tempo per me e la libertà di agire secondo la mia Morale. Ok, si può dare forfait - individualmente - ed esercitare la propria natura di uomini morali, magari facendo la vita di uno stilita, ma lo si può fare come scelta individuale, non si può credere che il nostro recedere dai meccanismi di determinazione del potere miglioreranno alcunchè per coloro che ci stanno vicini, nè possiamo illuderci che imponendo una simile scelta agli altri (che è quello che vorrebbe la chiesa) daremmo loro felicità e pienezza. E' per questo che ritengo che la chiesa dovrebbe sottrarsi al cimento politico e sottolineasse per prima il distinguo tra morale civile - laica - determinata dalla necessità e dalla convenienza e Morale religiosa e individuale, determinata da Dio e da Amore.
Un individuo può trasgredire la morale laica sottoponendosi al giudizio degli uomini o sottrarsi alla morale d'amore sottoponendosi al giudizio di Dio: senza un simile dualismo, ovvero laddove morale di dio e morale degli uomini coincidessero, avremmo un uomo che, per dio e per gli uomini, non è che mero apparato esecutore di ordini.
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