29 agosto 2007
Eugenia Roccella (Avvenire): serve un tagliando alla 194
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Serve un tagliando alla 194
Eugenia Roccella
Che i bambini affetti da trisomia 21, cioè da sindrome di Down, vengano ormai sistematicamente eliminati prima di nascere, l'abbiamo denunciato più d'una volta su queste pagine. E più d'una volta abbiamo lamentato come la legge 194 sull'interruzione di gravidanza sia ormai diventata un colabrodo, un testo che in alcune sue parti non è mai stato attuato, in altre è male applicato, e in altre ancora è tranquillamente violato.
L'intervento di aborto selettivo con cui, all'ospedale San Paolo di Milano, è stata uccisa per errore la gemella sana anziché quella malata, non è che la spia di pratiche che si diffondono fino a modificare la nostra sensibilità, la percezione che abbiamo degli avvenimenti. Chi si ricorda del piccolo Tommaso, nato nel marzo scorso dopo un aborto alla 22° settimana praticato al Careggi di Firenze? Il caso divenne pubblico solo perché il bimbo, a cui era stata diagnosticata una malformazione che non c'era, era rimasto vivo per alcuni giorni: pochi, ma abbastanza per suscitare commozione e scandalo. Se Tommaso non fosse sopravvissuto, non se ne sarebbe parlato affatto; e altrettanto sarebbe accaduto se la bimba eliminata al San Paolo fosse stata effettivamente la piccola Down.
Ogni volta che un episodio del genere viene alla luce, si riapre la polemica tra chi è a favore di una legge sull'aborto e chi no, e il dibattito etico si arroventa. Dopo alcuni giorni, però, tutto torna come prima, e una pesante coltre di silenzio e indifferenza copre la terribile marcia che stiamo compiendo verso la selezione genetica, travestita da libera scelta dei genitori. In questo modo stiamo approdando a risultati di pulizia etnica che nemmeno la peggiore violenza razzista dei governi totalitari è mai riuscita ad ottenere. Si scrivono articoli politicamente corretti sull'accoglienza nei confronti dei Down, si girano film emozionanti con protagonisti diversamente abili, ma poi si chiudono gli occhi di fronte alla realtà di una pratica di selezione genetic a diventata ormai ordinaria routine.
Sembra che non si possa fare niente, che si tratti di una deriva inarrestabile, consentita dalla legge. Non è così. La 194 non considera lecita la selezione genetica, così come - se fosse stata applicata - non avrebbe permesso che Tommaso venisse abortito.
Su Avvenire del 23 maggio scorso noi l'abbiamo fatta, la nostra "modesta proposta per prevenire", chiedendo al ministro Turco una risposta, un segnale. La 194 ha ormai trent'anni, e li dimostra; forse le servirebbe un tagliando. Le nuove tecniche mediche, e le scelte che implicano, tendono a svuotarla di senso, approfittando delle incertezze interpretative. Il Ministero potrebbe fornire indirizzi e regole, stilando delle linee guida, senza toccare la legge. Quella parte della 194 che riguarda la prevenzione non è mai stata messa in pratica, e in tutti questi anni le donne che avevano bisogno di aiuto per diventare madri si sono trovate vicine solo i volontari dei Centri di aiuto alla vita.
La diffusione e lo sviluppo delle diagnosi prenatali hanno scardinato gli articoli 6 e 7 della legge, fatti in origine per circoscrivere il ricorso all'aborto terapeutico, ed escluderlo quando il bambino ha possibilità di sopravvivenza autonoma (quindi a partire dalla 22° settimana).
Per mettere qualche paletto basta dunque un atto amministrativo, senza modificare la legge, e probabilmente il ministro potrebbe contare su un'ampia area trasversale di consenso. C'è stato un tavolo dei volonterosi sui temi economici. Perché non provare a farne uno sui temi della vita umana?
© Copyright Avvenire, 29 agosto 2007
Al lavoro due commissioni scientifiche. Il ministro: ma la legge non si tocca, sarà solo un aggiornamento
Aborto terapeutico, pronti i nuovi limiti
La Turco: entro fine anno linee guida per stabilire i tempi dell'intervento
Gianna Fregonara
ROMA — Potrebbero arrivare presto dal ministero della Salute, già entro la fine dell'anno, alcune novità che riguardano la legge 194. Non modifiche della legge sull'interruzione della gravidanza, che la ministra Livia Turco continua a difendere in quanto «molto saggia». Si tratta di alcune interpretazioni, di linee guida esplicative che «aggiornano» alcuni aspetti di una legge ormai vecchia di trent'anni. «Non mi dispiacerebbe caratterizzare il mio ministero con un atto di indirizzo che attualizzi questa legge, che resta la migliore possibile: saranno linee guida nello spirito della legge», spiega la Turco.
Sarà il lavoro di due commissioni tecnico-scientifiche presiedute dalla ministra e insediate da qualche mese per approfondire temi di bioetica e di genetica a fornire le conclusioni che potranno avere effetti sulla legge per l'interruzione della gravidanza. «A chiederle sono gli stessi ospedali e i medici e saranno indicazioni condivise a livello scientifico dall'intera comunità », spiega la Turco. Due le «innovazioni » possibili: una riguarda il limite temporale oltre il quale non si può intervenire con l'aborto perché il feto ha più possibilità di sopravvivere che no, l'altra dà invece indicazioni sui limiti all'uso della diagnostica genetica.
A rendere necessari questi limiti sono soprattutto i progressi fatti in neonatologia e infatti a fornire i dati e le soluzioni alla Turco saranno due commissioni che non si occupano direttamente della 194. La prima, che dovrebbe consegnare le proprie conclusioni a brevissimo, sta studiando temi legati alla neonatologia e all'accanimento terapeutico (un gruppo di lavoro istituito al ministero dopo il caso dell'aborto all'ospedale Carreggi di Firenze in cui il feto riuscì a sopravvivere una settimana), l'altra, appena insediata e guidata dalla genetista Elisa Calzolari, dovrà fornire indicazioni sull'uso della diagnostica nelle malattie genetiche, uno dei punti tornati alla ribalta proprio con gli ultimi casi di aborto terapeutico. «Troppo spesso si assumono gli esisti degli esami medici come verdetti inappellabili. Si creano false certezze », spiega la Turco, ma ci sono casi di falsi positivi e di errori.
Si tratterà di indicazioni tecniche, di limiti che non avranno un vero e proprio valore giuridico, ma aiuteranno gli addetti ai lavori, medici e biologi nel lavoro che viene fatto prima dell'aborto, un contributo a una maggiore precisione nell'informazione e nell'uso delle tecniche mediche reso possibile dai progressi tecnologici e diagnostici.
Per quanto riguarda i limiti temporali per l'aborto, la presa di posizione del ministero sana nei fatti una situazione incerta che molti ospedali hanno già risolto autonomamente con alcune indicazioni, perché la legge 194 non prevede termini esatti per l'aborto terapeutico e lo esclude solo se i medici pensano che il feto abbia possibilità di vita autonoma. Ci sono state polemiche feroci dopo il caso di Carreggi e dopo che al Gaslini di Genova i medici hanno rifiutato un aborto alla ventiduesima settimana. Anche molti scienziati e medici, a cominciare dal professor Umberto Veronesi, hanno indicato nelle 22 settimane di gestazione il limite dell'aborto terapeutico. Un limite che ospedali importanti, come la clinica Mangiagalli di Milano, hanno già fatto proprio.
© Copyright Corriere della sera, 29 agosto 2007
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2 commenti:
Su questo drammatico problema, perchè non è solo una questione etica, ma dei più: assasinio legale, la Chiesa anche nel dibattito 'legale' dà i suoi preziosissimi consigli.
Ad esempio Giacomo Perico nel volume "Problemi di etica sanitaria", Ancora 2^ 1995 ad uso dei seminaristi, sanitari cattolici etc, riporta al riguardo della 194 ove si contempla aborto diretto ed indiretto pag.224 - 1,b:
"Non sempre è così evidente la distinzione fra 'aborto diretto' e 'aborto indiretto' in certi interventi medici. Se ne discute da sempre. Tuttavia, abbiamo la certezza che si tratti di aborto indiretto nei casi seguenti: - succesiva morte del feto nell'intervento di accelerazione del parto, quando questa sia risultata inevitabile per impedire la morte della madre; - coinvolgimento inevitabile del feto per intervento urgente di isterectomia sulla gestante, nel caso, ad esempio, di utero colpito da cancro; - morte del feto per tentativo di assestamento di un utero retroflesso, ad esempio mediante puntura dell'amnios per ridurre il volume, in condizioni di pericolo grave per la donna; - aborto per intervento sui tessuti, in caso di una gravidanza extrauterina, la cui prosecuzione costituirebbe imminente pericolo per la vita della madre.[...]".
Raffaella, è materia per i politici cattolici, se ancora ce ne sono!
Noi stiamo in guardia, non lasciamoci sorprendere dagli eretici e diamogli i nostri 'affondi'.
eretici?
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