21 dicembre 2007

Sarkozy: «Amo parlare con uomini di fede» ("Libertà")


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Sarkozy: «Amo parlare con uomini di fede»

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Giovanna Chirri

CITTÀ DEL VATICANO - Emozionato e intimidito nell'udienza con il Papa, Benedetto XVI, raggiante in Laterano, dopo aver affermato che «abbiamo bisogno della Chiesa per il nostro futuro». È sul dialogo con la fede e sul contributo che questa può dare alla società che Nicolas Sarkozy ha giocato la sua giornata tra il Vaticano e il Laterano. E questo anche se il comunicato della Santa Sede pone piuttosto l'accento sulle tematiche internazionali nei colloqui del presidente francese con il Papa e il segretario di Stato Tarcisio Bertone. Come, del resto, fa l'Osservatore romano, titolando "Uno sguardo comune sulla situazione internazionale".
Ma dei 25 minuti abbondanti di colloquio privato e senza interprete con papa Ratzinger, Sarkozy sintetizza ai giornalisti: «amo parlare del senso della vita con persone di grande fede». La sua giornata tra i Sacri Palazzi comincia con un ritardo all'udienza papale, che le telecamere immortalano inquadrando la meridiana del cortile di San Damaso che segna le 11,07 nel momento in cui il corteo presidenziale sta appena entrando in piazza San Pietro. Così che l'udienza fissata per le 11 comincia quasi venti minuti dopo. Stretta di mano tra Benedetto XVI in talare bianca e mozzetta rossa, e il presidente in abito blu con camicia azzurra e cravatta blu. Il Papa accoglie e saluta in francese e sul francese si sintonizza il colloquio; il presidente si informa su dove lo abbia imparato.
«Nella mia scuola in Baviera, negli anni del liceo», spiega il Papa e «Lei parla un francese notevole, Santità», commenta Sarkozy. Seduti alla scrivania papale i due cominciano a parlare. Come spiegherà la nota ufficiale, prestano «particolare attenzione» alla situazione internazionale, «futuro dell'Europa» e «conflitti in Medio oriente», «problemi sociali e politici di alcuni Paesi africani e il dramma degli ostaggi». Nei colloqui «cordiali» sia con il Papa che con il cardinale Bertone, vengono anche «evocati i buoni rapporti esistenti tra la Chiesa cattolica e la repubblica francese, nonchè il ruolo delle religioni, in specie della Chiesa cattolica, nel mondo».
E tra i doni al Papa c'è, in edizione rilegata in rosso e con dedica, "La Republique, les religions et l'esperance", il libro che Sarkozy ha scritto nel 2004 con il filosofo Thibaud Collin e il domenicano Philippe Verdin. Sarkozy regala anche due libri di Bernanos in edizione pregiata "La Joie" e "L'imposture"; il Papa spiega che ce li ha già e definisce «più modesto» il proprio dono al presidente: la medaglia del pontificato in edizione pregiata, con cornice e cofanetto bianco. «È la stessa medaglia per ogni Papa?», chiede Sarkozy. «No, ognuno ha la sua», spiega Benedetto XVI.
Dell'udienza con il Papa Sarkozy parla sia con i giornalisti che in Laterano, quando prende possesso del titolo di canonico onorario che spetta dal 1604 ai re di Francia e ai loro successori. Ho accettato questo titolo, spiega, perchè «voglio interpretare la modernità della Francia attraverso la tradizione».
Nell'ampio discorso nell'aula della Conciliazione Sarkozy vuole dimostrare che cristianesimo e laicità fanno entrambi parte della storia della Francia, della quale tratteggia non solo il contributo dei cristiani alla cultura e al progresso, ma anche gli eccessi anticlericali. Parla di «laicità positiva», definizione cara a Ratzinger.
Si spinge ad affermare che anche fare il presidente, come fare il prete, è una vocazione. E viene interrotto da un applauso quando afferma che «le radici della Francia sono essenzialmente cristiane». Applauso anche a fine discorso, con strette di mano da cardinali, vescovi e personalità.

© Copyright Libertà, 21 dicembre 2007

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