26 marzo 2008

Il battesimo di Allam non è un fatto privato (Soave per "Italia Oggi")


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L'analisi

Il battesimo di Allam non è un fatto privato

di Sergio Soave

Il più noto intellettuale islamico italiano si è convertito al Cristianesimo ed è stato battezzato da Benedetto XVI in San Pietro nel corso di una solenne cerimonia pasquale.
Immediatamente sono fioccate critiche, non solo dagli islamici che condannano l'apostasia, il che è tutto sommato comprensibile, ma anche da ambienti occidentali e persino cristiani, che in mancanza di meglio hanno messo in discussione il carattere pubblico dell'evento. In questo atteggiamento probabilmente si esprime in modo trasversale un certo imbarazzo, che nasce da una concezione irenistica del dialogo tra le religioni, considerato come una sorta di melassa nella quale le distinzioni si appannano e si occultano, in una visione nella quale in sostanza si perde la specificità del messaggio cristiano, ridotto al comune denominatore di un generico umanitarismo.

Se le grandi religioni fossero, come consegue da questo atteggiamento, nient'altro che facce diverse della stessa medaglia, come si deduce dall'insistenza sul fatto che si rivolgono «allo stesso Dio», il passaggio dall'una all'altra sarebbe una specie di vagabondaggio inutile e privo di un senso rilevante. Le cose però non stanno affatto così.

Il dialogo ha senso solo se nasce dalla forte rivendicazione della propria identità, come non ha mai dimenticato di ricordare Joseph Ratzinger da cardinale e, a maggior ragione poi, da pontefice. Il senso del suo discorso di Ratisbona era proprio questo: il Cristianesimo, erede dell'Ebraismo, si fonda sul logos, su questa base ha realizzato la sua funzione di rielaborazione del pensiero classico greco e romano, costruendo l'ethos dell'Occidente, la sua apertura alla scienza, la sua civiltà che si è poi irradiata in tutto il mondo.

La Chiesa è universale, non è il cappellano dell'Occidente, ma nella sua speciale lettura della relazione tra fede e ragione trova l'essenza della sua presenza nella società umana, un'essenza che ha resistito nei secoli e che si presenta tuttora come competitiva sui temi più nuovi aperti dall'evoluzione tecnica e scientifica. Se un intellettuale come Magdi Allam sceglie di percorrere questa strada, è necessario che abbandoni quella islamica della sottomissione, che è una strada diversa, che secondo il giornalista convertito ha addirittura interiorizzato elementi di violenza. La coscienza è personale, ma la religione è pubblica, lo è anche in Occidente, nonostante le teorie laiciste che tendono a confinarla in uno spazio puramente individuale. D'altra parte se le clausole di divorzio di qualche artista tiene le prime pagine, la scelta spirituale di una persona famosa, ma per ragioni più serie, può essere confinata in clandestinità?

© Copyright Italia Oggi, 26 marzo 2008

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