26 marzo 2008

Battesimo di fuoco: "La conversione mediatica di Allam inaugura il nuovo corso della Chiesa" (Lottieri)


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CONVERSIONE DI MAGDI CRISTIANO ALLAM: ARTICOLI, INTERVISTE E COMMENTI

Battesimo di fuoco

BASILICA DI SAN PIETRO

La conversione mediatica di Allam inaugura il nuovo corso della Chiesa

di Carlo Lottieri

Sempre più marginale in ambito economico e culturale, l’Italia resta ancora uno dei centri nevralgici dell’universo per quello che riguarda le questioni religiose: in primo luogo per lo stretto rapporto tra la Chiesa cattolica e Roma, e poi per la peculiare collocazione del nostro Paese, posto sulla frontiera che divide e unisce l’Occidente di tradizione giudaico-cristiana e il mondo islamico. Per questi motivi, la conversione pubblica (con tanto di battesimo in San Pietro, celebrato dallo stesso papa Benedetto XVI) del vice direttore del “Corriere della Sera”, Magdi Allam, rappresenta un fatto eccezionale. E non a caso tale avvenimento ha suscitato accese discussioni sia in Occidente che nel mondo islamico, che non di rado è apparso “risentito” per la pubblicità data a questa apostasia. A Londra come a Parigi, ci si è invece soprattutto chiesto se fosse il caso di dare tanto rilievo alla conversione di un intellettuale di origine egiziana che da tempo esprime giudizi aspri sull’Islam e assai pessimistici sulla possibilità di avere relazioni pacifiche con quel mondo. Benedetto XVI è stato quindi criticato perché quel battesimo metterebbe in discussione il dialogo con i musulmani e allontanerebbe il tempo della pace.

Le preoccupazioni non sono infondate, ma certo è necessario aggiungere che Allam da anni è una vittima del fondamentalismo, costretto a vivere sotto protezione. Per di più, sono numerosi nel mondo (esistono anche siti web in cui queste storie sono raccontate in tutti i dettagli) quanti hanno scelto di lasciare la religione musulmana – per farsi cristiani, atei o altro – e ora si trovano in una condizione di grave difficoltà per l’intolleranza di chi non accetta la loro decisione.

Il gesto con cui il Papa ha reso cristiano Magdi Allam è quindi importante perché riafferma il diritto di ognuno di noi a vivere la propria fede, o la propria incredibilità, senza sottostare ad alcuna imposizione esterna. Bisogna anche chiarire che lo stesso dialogo tra cristiani e islamici, e – più in generale – quello tra Occidente e Islam, non deve muovere da un’accettazione (neppure implicita) dell’intolleranza che è propria dei musulmani più radicali. Il miglior modo per rispettare il prossimo è sempre quello di non confinarlo nei suoi errori: quanti vivono in maniera fanatica la loro religione devono sapere che esistono persone e culture che considerano sacra la libertà individuale e sono pronti a difenderla in tutti i modi.

Ma non c’è solo questo. È chiaro che la scelta vaticana di rendere tanto pubblica e mediatizzata la conversione al cristianesimo di Magdi Allam (che ora ha scelto di chiamarsi Cristiano) ha inteso pure ribadire come la missionarietà sia il senso più autentico del messaggio evangelico. In qualche modo, Papa Ratzinger con quel gesto ha posto il dovere della Chiesa di annunciare Cristo al mondo al di sopra di ogni diplomazia e di ogni malinteso ecumenismo. Perché è chiaro – come gli ultimi due Papi hanno ribadito a più riprese, ma come è nella tradizione tutta intera – che quella cristiana è una pretesa di verità che sfida il relativismo. Ad un tempo, il Papa proclama il diritto di ognuno a vivere la propria fede ma non accetta l’equiparazione tra le diverse confessioni. Ritiene legittimo che altre religioni si ritengano la vera fede e si propongano in tal modo al mondo, ma egualmente rivendica questo anche per i cristiani: senza voler trarre alcuna conseguenza giuridica e illiberale da tutto ciò. Quando un uomo colto e accorto come Umberto Ranieri, uscito dall’ala migliorista del vecchio Pci, afferma che bisognerebbe essere cauti “nel parlare del cristianesimo come unica autentica religione della verità”, è però evidente come quella conversione pubblica di Allam sfidi in larga misura la stessa civiltà occidentale e i suoi dogmi più radicati.

Con quel gesto (perché certo Allam si sarebbe potuto far battezzare in una parrocchia qualunque, lontano da riflettori e fotografi) la Chiesa ha accettato alcuni rischi. In particolare, si è mostrata disponibile a subire le critiche di quanti evidenziano le posizioni estreme e poco disposte al dialogo del noto giornalista, il quale ha molte buone ragioni per nutrire risentimenti, ma proprio per questo non appare il miglior interprete di quel dialogo rispettoso tra le religioni monoteiste che sta invece molto a cuore al Vaticano. Per giunta, la Chiesa ha pure corso il rischio di vedersi schiacciata su posizioni politiche: quasi che essa fosse un’agenzia morale e civile, e non la portatrice di un messaggio di salvezza che trascende i pur importanti conflitti del nostro tempo. Deve essere stata comunque una scelta molto meditata quella che ha indotto ad accogliere la richiesta di Allam di essere battezzato dal papa stesso: facendosi testimonianza universale di un diritto alla libertà religiosa che non può essere negato ad alcuno e che invece è oggi costantemente messo in discussione perfino a tanti immigrati di estrazione musulmana che vivono in Italia e a cui è negata la libertà di coscienza.

La cultura invertebrata del nostro tempo si trova certo a proprio agio con quei cristiani che vivono le loro parrocchie quasi fossero sezioni di Emergency e che vedono nel cristianesimo un generico umanitarismo. C’è una forma di teologia della liberazione (ma senza armi) che si è in parte impadronita del cattolicesimo e a cui sta ben poco a cuore l’annuncio della Salvezza pasquale. È un cristianesimo pauperista che non infastidisce i nichilisti né irrita i fondamentalisti, proprio perché sbiadisce quanto più è possibile il senso della sfida evangelica.

Ma l’acqua che ha bagnato il capo dell’intellettuale italo-egiziano ha riaffermato una pretesa più forte e una promessa di eternità che sfida le altre culture e torna a interrogare l’Europa. Negli anni a venire è chiaro che è con questo rinnovato cristianesimo che tutti, credenti o no, dovranno fare i conti.

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Fede e bufale

di Orso Di Pietra

Ci si stupisce che la conversione ed il battesimo a Piazza San Pietro di Magdi Allam abbiano fatto discutere il mondo dei musulmani italiani e scatenato le ire di tutti i musulmani dei paesi arabi. Ma era più che normale che finisse così. Gli arabi, si sa, su queste cose sono incazzosi assai. Ed i musulmani italiani debbono pur avere qualche occasione per far sapere di esistere. Ciò che dovrebbe stupire, semmai, è che la decisione di Allam e la scelta di Benedetto XVI di dargli grande risalto abbiano aperto un grande dibattito tra i cristiani.

In particolare tra quelli che hanno colto l’occasione di spiegare al Papa come si fa il Papa e quelli che ne hanno tratto spunto per illustrare ad Allam come ci si deve convertire. Costoro avrebbero voluto che Ratzinger avesse evitato il battesimo di piazza ed il giornalista l’abiura della fede originaria.

“Non per nulla - hanno fatto capire - ma poi non ci si lamenti se dopo la Corea del Sud ed il Giappone anche i paesi dell’Islam chiudono le porte alle mozzarelle italiane”. Come se fosse tutto una bufala!

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Cristianesimo è sfida, è pretesa di verità, non può essere "negoziato" ed "annacquato", dalogo interreligioso sì, ma equiparazione tra religioni no. Bisogna pregare e sostenere Papa Benedetto perchè venga recuperato il senso autentico del messaggio di Gesù.
Carina questa delle bufale, nell'altro articolo...Ci sarebbe da sorridere ma purtroppo in questo contesto ormai tutto è possibile, e si arriverebbe tranquillamente a dettare l'agenda a Papa Benedetto in funzione della bilancia commerciale.....