19 agosto 2008

L'appello del Papa contro il razzismo: interviste a Carlo Giovanardi ed a Don Sciortino (Favale e La Rocca)


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Ogni uomo è fratello ma c' è Caino e c' è Abele

MAURO FAVALE

ROMA

«Rischio razzismo in Italia? Ma non scherziamo. Il Papa ha una prospettiva globale, non parlava dell' Italia».

Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, non ritiene che il monito lanciato da Benedetto XVI possa avere come bersaglio anche il nostro Paese.

Ma condivide la preoccupazione del pontefice?

«La condivido, certo. Il razzismo è un fenomeno preoccupante».

Che non riguarda l' Italia, però, secondo lei.

«No, non ci riguarda. Il Papa non si riferiva al nostro Paese. Non vedo da noi un aumento del razzismo. Sa cos' è che fa veramente la differenza tra le persone?».

Cosa?

«Le persone si dividono tra onesti e delinquenti. E i delinquenti possono essere italiani e, purtroppo, anche extracomunitari. Le nostre carceri sono piene per di detenuti stranieri, questo è un fatto. Sa qual è il mio motto?».

Quale?

«"Ogni uomo è mio fratello". Però in giro ci sono anche tanti "Caino". Ecco, bisogna saper distinguere tra Caino e Abele».

Secondo il Papa disprezzo e discriminazione nascono a causa dei problemi legati alle condizioni socio-economiche.

«Questo può avvenire anche tra persone della stessa nazione. Io sono sempre stato democristiano. Penso che chi, altrove, ha provato a combattere le disuguaglianze con sistemi totalitari abbia combinato dei disastri. Noi abbiamo scelto un sistema che ha sviluppato molto benessere ma ha prodotto anche sacche di povertà da affrontare e superare».

Benedetto XVI ha parlato di "accoglienza reciproca": è praticabile in Italia?

«è praticabile e noi la pratichiamo. In alcune scuole di Modena, dove vivo, i nuovi iscritti extracomunitari sono l' 82%. è un fenomeno che viene vissuto in assoluta tranquillità. Il problema è un altro».

Quale?

«Quando in città come Padova o Sassuolo interi quartieri diventano preda di un' unica etnia, la popolazione del posto si sente espropriata. è il comportamento che crea l' intolleranza, non il colore della pelle».

Mercoledì Famiglia Cristiana paventava in Italia il rischio di fascismo. Ieri il Papa sul "nuovo razzismo": non vede un legame tra i due interventi?

«Assolutamente no. Sono iscritto all' associazione Italia-Israele da quando avevo 18 anni. Evocare, come ha fatto Famiglia Cristiana, la foto del bimbo ebreo nel ghetto di Varsavia e accostarla all' Italia è una cosa che mi fa urlare di rabbia. Il Papa ha detto cose che aveva già detto un anno fa. E parlava di una situazione globale. Non esiste nessun legame tra i due interventi».

© Copyright Repubblica, 18 agosto 2008 consultabile online anche qui.

Parole incoraggianti in Italia il rischio c' è

CITTà DEL VATICANO

«Mi ha molto colpito e commosso l'enfasi con cui il Santo Padre ha lanciato il monito contro l' emergere di nuove forme di razzismo in tante parti del mondo e l' invito all' accoglienza di immigrati, poveri e ammalati. Tematiche su cui Famiglia Cristiana è da sempre in prima linea. Le parole del Papa non possono che incoraggiarci ad andare avanti, senza farci intimidire da nessuno».

Plaude a Benedetto XVI don Antonio Sciortino, il direttore del settimanale paolino che in un editoriale pubblicato nell' ultimo numero ha accusato il governo Berlusconi di «fascismo». Un richiamo che ha costretto il portavoce papale, padre Federico Lombardi, a puntualizzare che «Famiglia Cristiana non rappresenta il pensiero della Santa Sede». Direttore Antonio Sciortino, sembra che il Papa voglia dare ragione a Famiglia Cristiana malgrado le precisazioni della Curia.

E' così?

«No. Non voglio assolutamente strumentalizzare le parole del Santo Padre per portare acqua al nostro settimanale. Dico semplicemente che come le parole di padre Federico Lombardi hanno specificato, giustamente, che Famiglia Cristiana non è un organo ufficiale della Santa Sede, così ieri Benedetto XVI, prendendo spunto dell' episodio evangelico della Cananea, ha ricordato a tutti, a partire dai cristiani, che l' accoglienza dello straniero è uno dei doveri primari di credenti e uomini di buona volontà. Siamo incoraggiati da queste parole».

Perché vi sentite incoraggiati come Famiglia Cristiana, se il Papa si è rivolto alla Chiesa universale e a tutti gli uomini di buona volontà?

«Mi ha colpito l' enfasi con cui il Santo Padre ieri ha sollevato il dramma del razzismo e delle discriminazioni verso poveri, bisognosi ed immigrati. Certamente parlava al mondo intero, e quindi anche all' Italia dove, spiace dirlo, sono tanti i segnali razzisti che ci inquietano e che non possono essere nascosti, come Famiglia Cristiana denuncia praticamente da sempre. Ecco perché siamo commossi e incoraggiati ad andare avanti nel nostro lavoro, fedeli al Papa, alla Dottrina sociale della Chiesa e al rinnovamente del Concilio Vaticano II».

Famiglia Cristiana non attenuerà le sue critiche al mondo politico?

«Noi, come settimanale paolino, parliamo dei bisogni primari della gente, senza conflitti di interesse e senza timori riverenziali verso questo o quel partito. Cerchiamo di svegliare le coscienze, specialmente quelle di alcuni cristiani che proprio sulle tematiche sollevate dal Santo Padre negli ultimi tempi sembrano essersi chiusi in una forma di inconcepibile torpore. Noi andremo avanti per difendere i poveri, la famiglia, i bisognosi, malgrado gli attacchi, le minacce morali e le denigrazioni a mezzo stampa da parte di alcuni».

(o. l. r.)

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