19 agosto 2008

Il Papa: "Contro il razzismo ci vuole accoglienza" (Tosatti). Interviste a Don Truglia (Amabile) ed a Marcello Pera (Rampino)


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Intervento del Papa dopo le polemiche del settimanale cattolico contro il governo. Pera: «Non parla all’Italia»

“Attenti al nuovo razzismo”

Ratzinger: garantire accoglienza a tutti. Famiglia Cristiana: ci dà ragione

Monito del Papa sull’immigrazione: all’Angelus da Castel Gandolfo Benedetto XVI, pur senza citare l’Italia né altri Paesi, ha lanciato un chiaro allarme razzismo.
Secondo il Pontefice si sono verificate di recente manifestazioni «preoccupanti, legate spesso a problemi sociali e economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale». Il consiglio che viene dal Vaticano è invece quello di una «reciproca accoglienza di tutti». Il Papa ha preso spunto da alcune letture sacre sull’accoglienza degli stranieri, e ha sottolineato che «una delle grandi conquiste dell’umanità è proprio il superamento del razzismo». Il nuovo intervento dalla Santa Sede viene dopo una serie di pesanti critiche di «Famiglia Cristiana» all’esecutivo. Anche i Paolini intervengono: vedete, ci ha dato ragione. Ma l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, nell’intervista a «La Stampa», spiega: «Parla al mondo, non è un giudizio politico».

© Copyright La Stampa, 18 agosto 2008

IL RICHIAMO DEL PAPA

Le parole Il discorso del Pontefice piomba nel dibattito infuocato sui rom nel nostro Paese

"Contro il razzismo ci vuole accoglienza"

Nell’Angelus: «Solo la reciproca solidarietà può favorire un mondo di pace»

Benedetto XVI ha invitato i fedeli a «superare ogni tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione» e ad aprirsi «all’accoglienza reciproca», perché «si registrano in diversi paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici».

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

«Le recenti manifestazioni di razzismo» preoccupano il Papa, convinto che solo «una reciproca accoglienza può costruire la pace»: sono questi i passaggi cardine nell’Angelus di ieri dedicato in larga parte a temi caldi per la politica italiana. Le parole del Pontefice suonano di particolare attualità, viste le polemiche degli ultimi mesi su immigrazione e rom.
Quindi, anche se l’ansia e la preoccupazione del Papa erano rivolte non solo all’Italia, il suo discorso non può non essere interpretato anche in chiave nazionale.
Il direttore della sala stampa della Santa Sede precisa che una lettura corretta delle parole del Papa deve tener conto che «questo è uno dei problemi della socità multietnica; ne hanno parlato, in questi giorni, persone di Chiesa come l’arcivescovo Marchetto e il cardinale Martino; e ne ha parlato anche il Papa, ed è normale che ciascuno affronti l’argomento, che riguarda la nostra realtà, dal punto di vista della sua personale responsabilità».
Il portavoce vaticano esclude però che ci sia un collegamento fra l’Angelus e le vicende recenti che hanno visto per protagonista «Famiglia Cristiana» e il Vaticano: «non credo che il Pontefice si riferisse specificamente a Famiglia Cristiana».
Nei giorni scorsi proprio padre Lombardi ha precisato che il settimanale dei Paolini, nei suoi editoriali, non rappresenta il punto di vista nè della Santa Sede, nè della Cei.
Ieri Benedetto XVI, prendendo spunto dalle letture della liturgia domenicale, del profeta Isaia e dell’apostolo Paolo centrate sull’accoglienza agli stranieri, ha sottolineato quanto sia importante «soprattutto nel nostro tempo, che ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano».
E ha aggiunto: «Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale». Ha concluso con un’esortazione: «Preghiamo perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera».

Non è la prima volta che il Papa tocca l’argomento e che le sue parole cadono al centro di un problema delicato.

Infatti la precisazione di padre Lombardi, pur nella sua brevità, era estremamente significativa. La Santa Sede, attraverso il suo segretario di Stato, intende condurre in prima persona i rapporti con il governo italiano; e i ripetuti attacchi all’esecutivo da parte dei Paolini probabilmente hanno causato qualche problema. Inoltre il comunicato di padre Lombardi parla anche a nome della Conferenza Episcopale: segno evidente che c’è stata una consultazione per esprimere una posizione comune.

Alla quale il Papa, informato dei fatti, ha dato il suo assenso. Non è pensabile che a distanza di giorni smentisca i suoi collaboratori; ma che voglia comunque ribadire che, al di là della precisazione verso i Paolini, la posizione della Chiesa è quella di sempre, è più che plausibile.

Troppi incidenti stradali

Per il Pontefice è «troppo indegno morire o ritrovarsi invalido per cause che si potrebbero evitare». Ha quindi invocato «un maggior senso di responsabilità, soprattutto da parte degli automobilisti, perchè gli incidenti sono dovuti spesso all’altà velocità e a comportamenti imprudenti».

La pace in Georgia

Da Castel Gandolfo il Papa ha pregato affinché sia raggiunta una «pace stabile» nella regione caucasica e siano aperti «senza indugi» dei corridori umanitari tra la Georgia e la regione separatista dell’Ossezia del Sud, per dare ai morti «degna sepoltura» e curare i feriti .

© Copyright La Stampa, 18 agosto 2008

Famiglia Cristiana
“Ci ha dato ragione”


Benedetto XVI è tornato a parlare di razzismo durante l’Angelus di ieri e, anche se dalla Santa Sede si affrettano a chiarire che non esiste «nessun legame» con le polemiche dei giorni scorsi tra il settimanale Famiglia Cristiana e il governo, il legame alla fine lo vedono in tanti.
Difficile, ad esempio, non cogliere una certa soddisfazione tra i vertici del settimanale cattolico che aveva contestato la politica dell’esecutivo augurandosi che non portasse alla nascita di un nuovo fascismo.
«Non è mio compito commentare le parole del Santo Padre - avverte il condirettore don Giusto Truglia - quando però ho ascoltato l’Angelus ho trovato motivo di conforto: ho fatto il mio lavoro di giornalista e di prete e noi di Famiglia Cristiana non abbiamo nulla da rimproverarci. Quello che il Santo Padre ha detto è quello che noi abbiamo scritto».
E allora si tratta di capire anche se nelle parole di Benedetto XVI esista un riferimento alla politica del governo. «Il Santo Padre ha riaffermato la dottrina sociale della Chiesa - spiega don Giulio Albanese, direttore della rivista della Cei «Popoli e Missione» - e ha riaffermato la necessità di un impegno da parte della società civile e dunque anche della politica nei confronti di un rischio che effettivamente esiste. Il Santo Padre ha voluto superare le polemiche e andare al cuore del problema che poi è quello che alla Chiesa preme e chiesto alle sedi appropriate di affrontarlo».
Nessun dubbio sul significato delle parole del pontefice anche da parte di Fabrizio Colombo, direttore di Afriradio, l’emittente dei comboniani della rivista Nigrizia. «Noi che abbiamo un’emittente ci siamo resi conto che in questi ultimi mesi in Italia il razzismo sta aumentando e crediamo che questo non sia in linea con quanto dice il Vangelo. Bisogna usare una politica diversa e il pontefice ha voluto ricordarlo».
«Non bisogna però pensare che Benedetto XVI si riferisse solo alla situazione italiana», aggiunge Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova.
«Esistono molti Paesi in cui bisogna combattere il razzismo, l’Italia è uno di questi e il pontefice ha voluto riaffermare la dottrina della Chiesa».
Unica voce fuori dal coro, quella di don Baget Bozzo che ricorda come «il Santo Padre non parli mai di casi specifici».
«I suoi discorsi - spiega - sono sempre rivolti urbi et orbi, sono volutamente generali, hanno riferimenti che sono ampi. Mi sembra molto difficile che le parole dell’Angelus possano essere riferite al caso italiano, soprattutto dopo la precisazione da parte del portavoce della Santa Sede che prendeva le distanze dal settimanale Famiglia Cristiana. Sarebbe assurdo che il pontefice correggesse le parole del suo portavoce. Il perché abbia pronunciato proprio queste parole all’Angelus però non saprei spiegarlo, probabilmente voleva affermare la dottrina della Chiesa su questo tema».

© Copyright La Stampa, 18 agosto 2008

“Non è un giudizio politico
Lui parla al mondo”


L’ex presidente del Senato Pera: “Il Pontefice segue la politica italiana ma il suo messaggio è universale”

ANTONELLA RAMPINO

ROMA

«Tutte le volte che l’ho incontrato, non l’ho mai sentito parlare dell’Italia in modo particolare. Benedetto XVI è un Papa universale, un teologo. E come tale si esprime. Se elaborasse giudizi politici, non sarebbe il grande Papa che è».

Ratzingerologo di prima fila e di lungo corso, autore con l’allora cardinale del saggio epistolare «Senza radici», e poi della prefazione al libro del Papa, il forzista ex presidente del Senato Marcello Pera condivide, in politica, da sempre le elaborazioni teoriche di Benedetto XVI. Non vede nelle parole dell’ultimo Angelus papalino una stigmatizzazione della politica del governo Berlusconi, proprio all’indomani della polemica inaugurata dal settimanale dei paolini «Famiglia Cristiana», la cui posizione è stata stigmatizzata dalla Santa Sede. Anche in quel caso, dice Pera, «la nota gli sarà stata certamente mostrata dalla Segreteria di Stato, ma dubito fortemente che il Papa l’abbia ispirata: ha dato il suo benestare, certo. E del resto era una nota di contenimento...».

Il Papa ha lanciato un allarme contro il razzismo, anche se motivato - ha detto - da ragioni sociali ed economiche. Nel maggio scorso il messaggio alla politica del governo impostata dalla Lega era stato anche più esplicito: «Anche la Sacra Famiglia era di migranti», aveva detto Ratzinger all’indomani del primo blitz contro un campo di rumeni...

«Il Papa non fa mai osservazioni su questo o quel Paese. Parla di principi e di dottrina cristiana. E ritiene che sia chi lo ascolta a dover tradurre il suo pensiero nelle situazioni politiche particolari. Come infatti avviene».

Eppure il Papa ha parlato dopo la violenta polemica che ha investito il settimanale «Famiglia Cristiana», reo di aver accusato la politica del governo di essere razzista, ai limiti del fascismo...

«Famiglia Cristiana ha espresso espliciti giudizi politici, di qui la nota della sala stampa vaticana: c’è il rischio di interferenza. E l’interferenza, poi, significa anche sminuire la dottrina».

Rischio al quale però neanche la Santa Sede si sottrae quando, com’è accaduto nel caso di Eluana Englaro, si chiede un intervento politico che blocchi la sentenza di un tribunale italiano.

«C’è un’enorme differenza. Una cosa è dire “rispettate la vita”, altro è dire “c’è il fascismo in Italia”. Nel caso Englaro c’è un richiamo forte alla dottrina, nel rispetto della vita e della dignità della persona. Nel caso della valutazione critica sull’operato del governo, certamente non è il Papa che esprime giudizi di tal natura. E la sua autorevolezza sta in questo: nell’elevatezza del messaggio, e nell’indicazione a tradurli nella vita quotidiana».

Dunque il richiamo al governo Berlusconi c’è?

«La lettura è lasciata a chi ascolta. Ma non vedo nessuno specifico problema italiano che riguardi il razzismo. Quella di “Famiglia Cristiana” è la posizione di un giornale. Si può condividere o meno, ma sono solo opinioni. A me il riferimento al fascismo è sembrato esagerato, un giudizio antistorico. Ma non è un’invadenza, è appunto solo un’opinione. Viziata da un pregiudizio e sbagliata, secondo me».

Lei dice che il Papa si occupa della dottrina e parla al mondo. Nel mondo però c’è anche l’Italia. Perché si sente di escludere che Benedetto XVI si riferisse alla politica italiana?

«Che il Papa segua la politica italiana è indubbio, che ne sia informato è altrettanto certo. Ma che nei suoi interventi abbia di mira l’Italia mi pare di poterlo escludere.
A parte quella volta che dovette difendersi perché gli venne impedito di parlare all’Università La Sapienza di Roma. Il Papa teme rigurgiti di guerre e di razzismo, di cui il mondo è oggi pieno. Tutti i Paesi sono esposti alle ondate migratorie che, come ha ricordato il Papa, hanno conseguenze sociali ed economiche. In Georgia c’è il rischio di una nuova guerra fredda. I richiami di Benedetto XVI sono quasi dovuti. Ma se il Papa si esprimesse come si esprime “Famiglia Cristiana”, non sarebbe il grande Papa che è».

© Copyright La Stampa, 18 agosto 2008

Chissa' che cosa c'entra Eluana Englaro in questa storia...
R.

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