18 gennaio 2008

La rivincita di Benedetto XVI nell'università che lo ha cacciato (Lidia Lombardi per "Il Tempo")


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In Aula magna inaugurazione tesa. Mussi e Veltroni non vanno oltre i discorsi di circostanza

La rivincita di Benedetto XVI nell'università che lo ha cacciato

Lidia Lombardi

È finita con una standing ovation. Con un «Viva il Papa», mentre baroni e docenti senza fama, impiegati, rettori, generali, ambasciatori, tutti in piedi applaudivano il Grande Assente.

Il quale, sorridendo, dominava da un maxischermo l'Aula Magna dell'ateneo più grande d'Europa che lo aveva prima invitato e poi cacciato. La rivincita Benedetto XVI se la sta prendendo a goccia a goccia. L'altroieri all'udienza generale, ieri all'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza. E domenica prossima, a San Pietro, s'annuncia un Papa-Day.
Dunque, a chi è giovata la rivolta dei 67 ribelli? L'ha detto il ministro Mussi, uno che è restato a sinistra del Pd: a Ratzinger.

«Il discorso letto in sua assenza gli ha dato una visibilità mondiale maggiore di quanta ne avrebbe voluta».

Parole scandite a cerimonia finita, e qualcuno gli chiede se non sia anche sua la colpa del forfait del Papa. Perché forse non sarebbe andata così se dal governo fosse venuto un sostegno al Pontefice al primo esplicitarsi del «niet» anticlericale.

Cerimonia dimidiata, nell'emiciclo dell'ateneo, sullo sfondo dell'affresco di Sironi. I prof e gli invitati arrivano in ritardo perché fuori la polizia controlla stretto, «ci si mette mezz'ora per entrare», dice un invitato. L'imbarazzo serpeggia. «Penosa inaugurazione - sbotta Cesare Romiti, seduto in prima fila - questo Paese ormai non perde l'occasione per autodistruggersi. Una minoranza di persone che detta legge». Si comincia. Entra il corteo. Il rettore Guarini in ermellino, i prorettori, i presidi in tocco, accodati il ministro Mussi e Veltroni. Guarini attacca la sua relazione e subito pronuncia la parola «amarezza». Ed ecco il primo fuori programma. In terza fila un giovane si lega un bavaglio bianco sulla bocca e s'alza. Lo stesso fanno in galleria dieci, venti ragazzi. Tengono in mano cartelli, a comporre lo slogan «Libertà in università. Eppur si muove». Poi, secondo scaletta, tocca parlare al rappresentante degli studenti.

Segnala che «il Papa non è qui a causa della campagna di disinformazione portata avanti da alcuni importanti organi di stampa. È stato diffuso che il Papa avrebbe tenuto la lectio magistralis, non era vero». Scrosciano gli applausi.

È il turno di Veltroni. Straripa dal tempo riservatogli. Dice ovviamente che «quel che è successo non è tollerabile per un paese democratico», parla da segretario del Pd in comizio, esce dalla porta secondaria. Mussi alza la voce nel «non sono credente, ma non capisco perché Benedetto XVI non possa oggi pronunciare qui di persona il suo discorso». Leggerà il prorettore Marietti l'intervento del Pontefice. Un trionfo.

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Vorrei solo ringraziare gli studenti di CL che si sono imbavagliati: un grande, onesto, straordinario, gesto di protesta pacifica. Mentre questi studenti manifestavano senza un fischio, un urlo, il loro dissenso per l'offesa recata al Papa, fuori dall'universita', un gruppo gridava slogan contro Benedetto XVI e si lamentava perche' la polizia pretendeva (pensate: pretendeva!) di indentificare chi desiderava entrare nell'ateneo.
R.


Promesse «Entro l'anno inviterò nuovamente il Santo Padre»

E il rettore cerca di salvare la faccia

Vuole invitare il Papa, appena se ne presenterà l'occasione. Quanto ai professori dissidenti, non prenderà provvedimenti. Assediato dai cronisti, il rettore Guarini cerca vie d'uscita al groviglio che lo avvolge. Gli rimproverano di aver ceduto a un gruppetto di studenti, di aver loro permesso di manifestare davanti a Lettere durante l'intervento del Papa e lui risponde che non ha permesso niente, che la scalinata di Lettere è tradizionalmente il posto dove gli studenti si radunano per esprimere dissenso.
Però «entro l'anno inoltrerò un nuovo invito a Benedetto XVI, e interpreto così il desiderio della maggioranza della comunità», promette.

Se poi gli fanno notare che i 67 antipapa hanno frainteso le parole di Ratzinger su Galileo, lui svicola con un «saranno gli studenti a giudicarli per l'errore, gli studenti non sbagliano mai».

Intanto, nella giornata surreale di un ateneo deserto, i firmatari della lettera contro il Papa prendono le distanze dalle ultime vicende. «La fine della storia è stata spiacevole - conferma il fisico Carlo Cosmelli - noi avevamo scritto la lettera a novembre sollevando il problema. Il Rettore non ha ritenuto di aprire una discussione. Tutto quello che è venuto dopo non dipende da noi. Gli studenti hanno pensato a una censura papale che non era nelle nostre intenzioni».

© Copyright Il Tempo, 18 gennaio 2008 consultabile online anche qui

Comodo, cari signori, comodo...
Sarete giudicati dagli studenti: quelli che hanno capito che la citazione era sbagliata e quelli, i contestatori, scaricati con la scusa che non era intenzione dei docenti censurare il Papa.
Comodo...

R.

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