17 gennaio 2008

La solidarietà dei fedeli nel giorno più amaro per il Papa (Tornielli)


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La solidarietà dei fedeli nel giorno più amaro

di Andrea Tornielli

Amarezza e anche un pizzico di irritazione. Questo ieri si respirava nell’entourage dei collaboratori di Papa Benedetto XVI.

Amarezza per aver rinunciato alla presenza all’inaugurazione dell’anno accademico nell’ateneo romano, irritazione perché, nelle dichiarazioni pubbliche il ministro Amato è sembrato voler dire che non c’erano rischi per l’ordine pubblico mentre proprio le sue parole avevano pesato nella decisione finale della rinuncia.

La giornata del Papa non è stata diversa dalle altre, anche se con qualche dimostrazione di solidarietà e di vicinanza in più. Il Pontefice si è svegliato come al solito poco dopo le sei, ha celebrato la messa nella cappella privata alle 7, è rimasto in preghiera fino alle 8, poi, dopo la veloce prima colazione durata una decina di minuti, è andato al suo tavolo di lavoro. Alle 10.30 Benedetto XVI ha lasciato il palazzo apostolico e ha raggiunto in macchina l’aula Paolo VI, gremita di fedeli per l’udienza generale del mercoledì. Particolarmente calorosi gli applausi. Un gruppo di studenti di Cl ha issato degli striscioni di solidarietà e ha gridato «libertà, libertà». Ratzinger ha sorriso e ha gradito la sorpresa. Alle 13.15 è stato servito il pranzo. Il Papa non mangia mai da solo, ma alla sua tavola siedono, oltre ai due segretari, il tedesco Georg Gänswein e il maltese Alfred Xuereb, anche le quattro consacrate memores Domini, Manuela, Carmela, Loredana e Cristina, che si occupano dell’appartamento papale, della cucina e del vestiario. Come al solito il Papa, al termine del pranzo, è salito sulla terrazza per una brevissima passeggiata. Poi, dopo un po’ di riposo, ha ripreso il lavoro. La pioggia battente non gli ha permesso di fare l’abituale passeggiata pomeridiana nei giardini vaticani. La cena è stata servita alle 19.30 e prima di ritirarsi, come ogni sera, il Papa ha visto i titoli del telegiornale. Chi l’ha incontrato brevemente nella mattinata, poco prima dell’udienza, l’ha trovato del solito umore.

La migliore risposta alle polemiche è infatti rappresentata dal testo del discorso che aveva preparato di suo pugno, in tedesco: un discorso di grande respiro sulla ricerca della verità e sulla necessità della cooperazione tra fede e ragione.

Al Papa era stato detto che vi sarebbero state manifestazioni che – come ha scritto il cardinale Bertone nella lettera inviata al rettore della Sapienza – si sarebbero rivelate «incresciose per tutti». Era stato detto che la sua incolumità era assicurata, che non c’erano minacce terroristiche. Ma che non sarebbe stata garantita l’assenza di incidenti.

Per questo, con sofferenza, Benedetto XVI ha preso la decisione di rinunciare alla visita. E ieri nei sacri palazzi non sono state gradite le esternazioni di chi aveva invece prospettato, privatamente, scenari diversi.

© Copyright Il Giornale, 17 gennaio 2008

Mi viene in mente una frase che ho letto qualche anno fa. Era riferita a Giovanni Falcone, ma e' possiamo farla nostra in questa occasione.
Benedetto XVI e' una di quelle persone che Dio manda su questa terra per aiutare questo Paese (l'Italia) che non se lo merita...

R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E una vergogna per il governo italiano!

euge ha detto...

Per angel condivido la tua frase ma, aggiungerei se mi permetti, che la vergogna è anche di tutti quei sedicenti cattolici, che non hanno avuto il coraggio di stare dalla Parte del Papa e di tutti coloro che tentano di creare addirittura nel seno della chiesa stessa fratture per mettere in difficoltà Benedetto XVI e credimi ci sono. Per cui la vergogna non è solo del gobverno e di chi ha promosso questa offensiva cretineria ma, anche di coloro che non hanno fatto sentire la loro voce di solidarietà quando era il momento.
Questo devono imparare i cristiani a difendere colui che ha il solo scopo di tenerli uniti con tanto amore e dedizione.
Grazie Eugenia