17 gennaio 2008

L'Italia è ancora culla di civiltà e democrazia o siamo diventati un Paese su cui ironizzare? (Nunnari per "La Gazzetta del sud")


Vedi anche:

Senatore Marcello Pera: ""L’insulto a Ratzinger è la rivincita della sinistra" (Il Giornale)

Card. Bagnasco: "In Italia l’oscurantismo laicista supera la tolleranza" (Tornielli per "Il Giornale")

Card. Ruini: "Solidarietà tardive al Papa" (Cazzullo per il Corriere)

Napolitano: "Attenti all'anticlericalismo, rischiamo un ritorno al passato" (Repubblica)

Furore ideologico: "I nuovi Soloni del laicismo intollerante" (Belluscio per "La Gazzetta del sud")

Il discorso "negato" del Papa: non posso imporre la fede (Gasparroni)

Eccoci qui! I giornaloni iniziano a fare i distinguo ed a sminuire la portata della vergogna italiana ma le chiacchiere stanno a zero...

Che tristezza, ha vinto l’ideologia (Aldo Maria Valli per "Europa")

Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)

Il discorso mai pronunciato dal Papa, l'integralismo laico e la solidarietà del Foglio: servizio di Sky

Il Rabbino capo di Roma, Di Segni: "Aspettiamo il Papa in sinagoga"

Fino a ieri attacchi al Papa reazionario, oggi retorica sui giornali...e domani?

Andrea Riccardi: smacco internazionale per l'Italia(Eco di Bergamo)

Ringraziamenti e scuse

Chi ha paura del professor Ratzinger (Ongis per "L'Eco di Bergamo")

IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

Solidarietà al Santo Padre: la parola ai movimenti cattolici

Marina Ricci: gli studenti "illuminati" non si arrendono! Sbeffeggiano il Papa e cacciano gli studenti cattolici dalla facoltà di scienze politiche

Ciampi: «Danno enorme alle relazioni Stato-Chiesa»

Vian: "La paura della verità". Solo la lettera di Napolitano attenua in parte l'incidente diplomatico! (Osservatore Romano)

Il grande fisico Zichichi: "Il Papa sarà invitato ad Erice". Lo scienziato condanna duramente la censura al Papa (Sir)

Bel risultato della laicità intollerante (Il Foglio)

Cronaca di una censura (Il Foglio). Riportate anche alcune frasi di Flova dette a giornalisti amici

Agostino parlava della “vecchiaia del mondo”. Se il mondo invecchia, Cristo è perpetuamente giovane!

Casavola: «Si sperava che fossero passati i tempi bui del pensiero unico» (Avvenire)

Galli della Loggia: «Sacerdoti dell’ideologia laicista che hanno paura di confrontarsi»

Giuliano Ferrara: Vergogna, sentimento laico

E finalmente "Il Corriere" spiegò che la famosa frase non è di Ratzinger ma di Feyerabend

L'oscurantismo italiano visto dall'estero...immensa figuraccia dell'Italia (dopo la "monnezza" la censura contro il Papa!)

Il tribunale dell'intolleranza: hanno attaccato l'uomo più indifeso (Cardia per "Avvenire")

Il rischio disordini blocca il Papa. «Sconsigliata» la visita alla Sapienza: ecco come sono andate veramente le cose! (Avvenire)

Rogo laico per il Papa (Vittorio Feltri)

IL PAPA E LA SAPIENZA, NOTA SIR: IL SILENZIO DEL PAPA E' GIA' PAROLA!

Carlo Meroni (L'Occidentale): "Paura. Ecco cosa alberga nelle menti dei firmatari anti-Ratzinger. Anche se non lo ammetteranno mai!"

Censura integralista al Papa: decisiva una telefonata di Amato. Il Papa rinuncia per evitare incidenti,non certo per questioni di immagine (Tornielli)

Mons. Fisichella: l'Università è diventata un centro sociale. Oltraggio e intolleranza che non sembravano possibili (Corriere)

Censura al Papa: "Una sconfitta del Paese": il Papa ha evitato la vergogna all'Italia (Galli della Loggia per "Il Corriere")

Il Presidente della Repubblica scrive una lettera privata al Papa? Con rispetto dico: non basta!

Ezio Mauro attacca la censura integralista al Papa. Eppure è stata proprio Repubblica a dare voce ai contestatori...

L'Italia è ancora culla di civiltà e democrazia o siamo diventati un Paese su cui ironizzare?

Dietro la contestazione alla "Sapienza" s'intravede forse il vento del Sessantotto

Domenico Nunnari

I vetturini romani, che posteggiano davanti a San Pietro in attesa di turisti da portare a passeggio per le strade della "città eterna", dicono in romanesco "nun ce posso credere".

Il Papa di Roma non può andare in giro per Roma, proprio come ai tempi del papa re, quando i pontefici per spostarsi da San Pietro a Castel Sant'Angelo, percorrevano di notte, perché nessuno li vedesse, il "passetto", un corridoio che si allunga sulle mura vaticane (si può vedere ancora oggi) e che collega il tempio della cristianità con l'antica sede papale sul Tevere.

«Nigro signanda lapillo», dice in latino un vecchio monsignore di Curia che conosce bene il palazzo apostolico: «Una giornata da marchiare con il colore nero». Non solo ai cocchieri romani è apparsa incredibile la storia, o preoccupante come si percepisce nelle stanze vaticane e meno in quelle del potere politico.

Basta leggere i titoli dei giornali stranieri. «Papa sotto assedio», dice il Times, «Ospite non gradito», sottolinea il berlinese Der Tagespiegel e «La prima volta», afferma lo spagnolo El Pais, per mettere in risalto che una cosa del genere non era mai accaduta prima d'ora. Se il Papa avesse deciso di recarsi all'Università "La Sapienza", avrebbe attraversato i viali dell'Ateneo romano tra due cordoni di polizia, un fatto assolutamente inedito per l'Italia e nuovo nell'ambito dei rapporti tra Stato e Chiesa, immaginabile solo in Paesi in guerra o considerati a rischio terrorismo. Giovanni Paolo II, predecessore di Benedetto XVI, aveva dovuto prendere una decisione amara, di rinuncia ad una visita, come è accaduto adesso al suo successore, ma si trattava di Sarajevo e del Libano, in momenti tra i più difficili e insicuri della storia dei Balcani e del Medio Oriente.

Questa visita papale nel tempio del sapere, annullata ufficialmente per ragioni di opportunità, sarà un episodio da ricordare poiché in gioco non ci sono semplicemente le ragioni della sicurezza del Pontefice, ma una ben più importante questione che dimostra come sia accaduto qualcosa di storicamente dirompente nei rapporti tra Chiesa e Stato italiano, che non può essere liquidata come una figuraccia internazionale e con gli inevitabili strascichi polemici interni.

Se le cose non saranno riportate nel loro "binario regolare", come auspica un esperto di rapporti tra Stato e palazzi d'oltre Tevere, la contestazione annunciata (e sfuggita di mano a chi doveva garantire la visita del Papa) da un piccolo gruppo di studenti e professori d'Università, sfiorerà più complesse questioni che riguardano il confronto tra fede e laicità, tra chi crede e chi non crede.

«Se con la protesta si voleva impedire di parlare al Papa in quanto esponente religioso, il fatto sarebbe gravissimo», ha commentato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, affrettandosi ad invitare Benedetto XVI in sinagoga.

E non dovremmo meravigliarci se il Pontefice venisse invitato presto, ad esempio, a parlare all'Università palestinese di Ramallah, tempio della cultura islamica. Sarebbe uno schiaffo ulteriore alla babele italiana di questo periodo.

Se per l'affermazione della laicità si impedisce a un leader religioso di parlare, la sconfitta della laicità è dietro l'angolo. Una sconfitta perfetta, scientifica, come scientifico è il sapere della ribellione romana.

Sullo sfondo della bufera nel rapporto tra laici e credenti si scorge un'altra questione, che per via dei difficili e confusi equilibri politici attuali appare rimandata, messa in secondo piano. Ma è una questione che esiste e che riemergerà quando qualcuno ritroverà il bandolo della matassa che si è ingarbugliata con la dispersione dei cattolici in politica, alla fine della prima Repubblica. Qualcuno dice che stanno tornando i venti del Sessantotto, ma non sappiamo se è così. A Benedetto XVI quei venti richiameranno alla memoria i fantasmi del tempo in cui dovette lasciare, da professore di teologia, l'Università di Tubinga per quella più tranquilla di Ratisbona, nella sua Baviera. A volte il passato ritorna e quando torna è il peggiore passato.

La domanda che corre sul filo del circuito mediatico è questa : l'Italia è ancora un paese civile, democratico e di buon senso, erede del mondo classico, dal quale ha tratto linfa vitale per il suo sviluppo l'intero Occidente, o siamo diventati la caricatura di un Paese sul quale sul quale si ironizza poiché ogni giorno ne facciamo conoscere una nuova delle nostre scempiaggini?

© Copyright Gazzetta del sud, 17 gennaio 2008

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