17 gennaio 2008

Sapienza, il contropiede del Papa (Avvenire)


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STANDING OVATION CONCLUDE LETTURA DISCORSO PAPA

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Il discorso "negato" del Papa: non posso imporre la fede (Gasparroni)

Eccoci qui! I giornaloni iniziano a fare i distinguo ed a sminuire la portata della vergogna italiana ma le chiacchiere stanno a zero...

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Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)

Il discorso mai pronunciato dal Papa, l'integralismo laico e la solidarietà del Foglio: servizio di Sky

Il Rabbino capo di Roma, Di Segni: "Aspettiamo il Papa in sinagoga"

Fino a ieri attacchi al Papa reazionario, oggi retorica sui giornali...e domani?

Andrea Riccardi: smacco internazionale per l'Italia(Eco di Bergamo)

Ringraziamenti e scuse

Chi ha paura del professor Ratzinger (Ongis per "L'Eco di Bergamo")

IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

L’incontro mancato. Il cardinale Bertone: venuti meno i presupposti per un’accoglienza tranquilla. Il rammarico di Napolitano per le «inammissibili manifestazioni di intolleranza»

Sapienza, il contropiede del Papa

Diffuso il discorso mai pronunciato: università autonoma da ogni potere

● Oggi nell’ateneo romano si inaugura l’anno accademico. Benedetto XVI non ci sarà, ma ha inviato al rettore il testo dell’intervento che avrebbe dovuto tenere dopo la cerimonia

● Il segretario di Stato vaticano: tolto ogni pretesto a manifestazioni che si sarebbero rivelate incresciose. Il presidente della Cei Bagnasco: dove c’è intolleranza non vi è progresso a nessun livello

● L’abbraccio della gente ieri all’udienza generale. E per domenica il cardinale Ruini invita i fedeli all’Angelus «per un gesto di affetto e di serenità»

LA VISITA NEGATA

Bertone: venuti meno i presupposti

«Tolto ogni pretesto a manifestazioni incresciose». Bagnasco: «Intolleranza, sciagura per tutti»

DA MILANO PAOLO LAMBRUSCHI

Visita annullata «per togliere ogni pretesto a manifesta­zioni incresciose per tutti». In una lettera inviata ieri al rettore della Sapienza Renato Guarini per accompagnare il testo del discorso che Papa Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare oggi all’ateneo romano, il segretario di Stato car­dinale Tarcisio Bertone ha spiega­to i motivi che hanno spinto il Pon­tefice a rinunciare alla visita.
«Per iniziativa di un gruppo deci­samente minoritario di professori e di alunni – scrive Bertone nella lettera – erano venuti meno i pre­supposti per un’accoglienza digni­tosa e tranquilla». Quindi è stato «giudicato opportuno soprassede­re alla prevista visi­ta per togliere ogni pretesto a manife­stazioni che si sa­rebbero rivelate in­cresciose per tutti».

In sostanza. all’in­terno dell’univer­sità si potevano creare disordini e situazioni rischiose per l’incolumità de­gli studenti.

Il presidente della Cei Angelo Bagna­sco ieri sera ha ri­badito la propria a­marezza per l’acca­duto, dopo che martedì in un co­municato la Confe­renza episcopale a­veva condannato la chiusura culturale.

«È stata un’oc­casione perduta – ha dichiarato il cardinale di Genova, intervistato al Tg1 delle 20 – ma si può recupera­re in tanti modi. L’intolleranza è co­munque una sciagura per tutti». Al Tg5, invece, il cardinale ha confer­mato che «la decisione del Papa di non andare alla Sapienza è all’in­segna del desiderio di non acuire tensioni. Il Paese non ha bisogno di contrapposizioni con nessuno». E la protesta contro il Papa di stu­denti e professori, per Bagnasco, «determina un auspicio, quello di un clima che sia culturalmente più dialogico non a parole, ma nei fat­ti, capace di ascolto, senza demo­nizzare nessuno prima di ascolta­re le ragioni che ha da portare». Quanto all’università, «la Chiesa ha sempre stimato come luogo im­prescindibile l’istituzione univer­sitaria. Quindi questo rapporto in­timo e fecondo certamente non verrà meno» Nell’editoriale di ieri pomeriggio il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian ha ricordato che la mancata visita del Santo Pa­dre alla Sapienza costituisce un fat­to senza precedenti nella storia del­la Repubblica. Per il quotidiano del­la Santa Sede, solo la lettera del pre­sidente Napolitano al Pontefice ha attenuato in parte l’incidente.

Il commento dell’agenzia di stam­pa Sir si è aperto con una citazione di Jan Ross, commentatore del set­timanale tedesco «Die Zeit»: «La vo­ce dal Papa ha dato coraggio a mol­ti uomini e a interi popoli, è risuo­nata anche dura e tagliente, ma quando tacerà sarà un istante di tremendo silenzio». Parole, per il Sir, «del tutto laiche che riassumo­no pensieri, commenti e diventano monito dopo la cancellazione del- la visita del Papa alla Sapienza. Non basterà quanto accaduto per zitti­re anche quel silenzio».

Non ha esitato a parlare di «fonda­mentalismo » l’arcivescovo Gian­franco Ravasi, chiamato da Bene­detto XVI a presiedere il Pontificio consiglio della cultura. «Questa vi­cenda segnala e scandisce una grande sconfitta della cultura, fat­ta di incontro e di dialogo. È vera­mente insensato che il mondo cul­turale non consideri anche il di­scorso religioso, il discorso teologi­co e spirituale che ha condiziona­to e arricchito per secoli tutta la vi­cenda dell’Occidentale».
Anche diversi vescovi italiani e con­ferenze episcopali regionali si so­no pronunciati ieri.
Dura la nota dell’Arcidiocesi di Mi­lano: «Aver impedi­to al Papa di parla­re costituisce un se­gnale d’intolleran­za e chiusura cultu­rale, a cui occorre rispondere con una certezza: la libertà non può vivere di i­gnoranza e arro­ganza ».
Nel rendere pubbli­ca «l’intensa solida­rietà a Papa Bene­detto XVI», la Con­ferenza Episcopale Triveneta ha invita­to «tutti coloro che sono impegnati nella vita universi­taria degli atenei del Nordest a legge­re il discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere e a fa­vorire momenti pubblici di pre­sentazione, studio e discussione del suo insegnamento».
Sconcerto hanno espresso i vesco­vi della Basilicata, «dopo il rifiuto e la contestazione di cui è stato fatto oggetto il Santo Padre e dopo i pos­sibili temuti disordini conseguenti alle annunciate manifestazioni di studenti. La Chiesa, nel passato ac­cusata acriticamente di oscuranti­smo ne è divenuta vittima».
Ha condannato «l’offesa alla cultu­ra del dialogo» l’arcivescovo di Pe­scara Tommaso Valentinetti, presi­dente di Pax Christi per il quale «la libertà di parola è un diritto fonda­mentale ». Per l’ Arcivescovo di Ta­ranto Benigno Papa «l’intolleranza di una sedicente cultura laica è u­na di quelle patologie della ragio­ne che non può non preoccupare chi è preposto al governo della co­munità ». Dal canto suo l’arcive­scovo di Cosenza Salvatore Nun­nari ha tuonato contro l’«infame campagna di attacco alla Chiesa e ai suoi eterni valori». Mentre il ve­scovo di Cassano allo Ionio Vin­cenzo Bertolone ha sottolineato co­me «senza tolleranza la libertà ge­nera mostri», l’arcivescovo di Ori­stano Ignazio Sanna ha espresso sdegno per «un episodio di censu­ra nei confronti di un uomo di pa­ce, cultura, dialogo». Secondo il ve­scovo di Altamura-Gravina Mario Paciello «i dimostranti hanno rice­vuto uno schiaffo dalla storia». Il vescovo di Livorno Simone Giusti ha condannato i fatti come «offesa alla laicità dello Stato, ferita allo spi­rito genuino dell’Italia». L’auspicio del vescovo di Prato Gastone Si­moni, infine: «l’episodio faccia ri­flettere su dove un certo laicismo può condurre la convivenza civile».

© Copyright Avvenire, 17 gennaio 2008


L’abbraccio al Papa dalla gente comune

Ieri all’udienza in Aula Paolo VI il caldo saluto degli studenti romani. Poi l’invito del cardinale vicario a partecipare numerosi alla preghiera domenicale

Ruini: domenica appuntamento all’Angelus per testimoniare solidarietà e vicinanza

DA ROMA GIANNI SANTAMARIA

Già poche ore dopo la sofferta decisione di non partecipare all’inaugurazione dell’anno acca­demico alla Sapienza, l’affetto della gente ver­so il Papa si è fatto sentire. Ieri mattina, in occasione dell’udienza in Aula Paolo VI, gli applausi e i cori de­gli studenti universitari romani ne hanno accompa­gnato la catechesi. E poco dopo, è arrivato l’appello lan­ciato dal cardinale vicario per la diocesi di Roma, Ca­millo Ruini, ad essere presenti domenica prossima in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. Un «gesto di affetto e di serenità», espressione di «gioia», lo defi­nisce il porporato.
«In questa circostanza che colpisce tanto dolorosa­mente la nostra città, la Chiesa di Roma esprime la sua filiale e totale vicinanza al proprio vescovo, il Papa, e dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’am­mirazione e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma», dichiara Ruini nella nota con cui annuncia l’iniziati­va. Le parole dell’alto pre­lato – che definisce «tristi vi­cende » i fatti che hanno im­pedito l’incontro del Papa con la comunità universita­ria – seguono al pronuncia­mento (pubblicato ieri su Avvenire di ieri) con cui la presidenza della Conferen­za episcopale italiana aveva espresso a Benedetto XVI la propria «incondizionata vicinanza» nel momento in cui è «oggetto di un gravissimo rifiuto che manife­sta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale». L’invito a partecipare all’Angelus, rivolto ai fedeli, ma anche a «tutti i romani» rischia di creare ulteriori di­visioni, di approfondire i fossati? Intervistato dal Tg2, Ruini risponde che «il Tevere non è mai diventato real­mente più largo» se non «nelle immagini pubbliche», che non corrispondono al «sentimento della gente». E ribadisce che il senso dell’iniziativa di domenica è di «dare serenità a tutti, di far sentire che a Roma c’è un popolo solo e che questo popolo è vicino al vesco­vo di Roma». La vicenda della Sapienza, invece, è se­gno di una «malintesa laicità» dell’istituzione accade­mica, di «ristrettezza mentale», di «incomprensione» e di una «mentalità troppo ideologica». Il cardinale si è detto, infine, preoccupato per i giovani studenti con­testatori che «purtroppo non hanno il senso della realtà e sono fermi almeno a quarant’anni fa. Come se a­desso, nel 2008, vivessimo la stagione del ’68».
Numerose le adesioni giunte ieri all’invito di recarsi nella principale piazza della cristianità. Da comunità cristiane della città e del resto del Paese (vedere le tre testimonianze a fianco), da associazioni e movimen­ti. Dal mondo politico e sindacale, nonché da rappre­sentanti di enti locali. Le prime risposte del laicato cat­tolico organizzato sono arrivate da Forum delle asso­ciazioni familiari, Comunione e liberazione, Movi­mento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito, Mo­vimento cristiano lavoratori. Si stanno mobilitando per favorire una massiccia presenza anche le residen­ze universitarie della Fondazione Rui e il centro Elis (entrambi Opus Dei). Sarà al Colonnato del Bernini anche l’associazione Scienza & Vita. Nonostante il pre­vedibile maggior afflusso, comunque, l’Ispettorato va­ticano – l’ufficio del Viminale preposto alla sicurezza nell’area della città-Stato – non prevede incrementi nei controlli.
Parrocchie, associazioni e movimenti della diocesi di Roma si stanno mobilitando per essere presenti all’Angelus di domenica prossima, raccogliendo l’invito del cardinale Ruini a manifestare la propria vicinanza al Papa. Si prevede la partecipazione anche di esponenti politici e sindacali, di amministratori locali e di gruppi provenienti da varie città d’Italia

© Copyright Avvenire, 17 gennaio 2008


ASSOCIAZIONI E MOVIMENTI

«Quella violenza da condannare»

DA MILANO

La ferita è stata dolorosa, ieri è stata gior­nata di vivaci reazioni e di solidarietà con Benedetto XVI da parte della so­cietà civile cattolica, addolorata dalle circo­stanze che hanno indotto il Papa a rinun­ciare alla visita alla Sapienza.
«È una sconfitta della laicità in nome di un anticlericalismo miope e, come sempre, ap­prossimativo e ignorante». La Comunità di Sant’Egidio ha parlato di grande tristezza. Per il portavoce Mario Marazziti la vicenda ha rappresentato «una brutta pagina, da chiudere in fretta sotto il segno della tolle­ranza e del superamento di ogni strumen­tale estremismo ideologico, che rischia di mettere in angolo le grandi tradizioni reli­giose, umanistiche, culturali e democrati­che dell’Italia». Si tratta, secondo Marazziti, di «una pagina triste e irresponsabile, con l’aggravante che è stata fondata su una let­tura ignorante e travisata del pensiero del cardinale Ratzinger, a cui sono state attri­buite anche affermazioni virgolettate com­pletamente erronee». Per il portavoce della comunità, «è surreale che solo le opinioni del Papa vengano scrutinate come biglietto di accesso in una istituzione culturale che dal­la sua visita trae solo onore, e nella sua città. La prassi della provocazione e dei diritti di veto di piccole minoranze aggressive ed estremiste sta rendendo irrespirabile la vi­ta quotidiana in un paese come l’Italia e in una città come Roma».
Solidarietà anche dal Movi­mento dei Focolari a Bene­detto XVI per la sua manca­ta partecipazione all’inau­gurazione dell’anno acca­demico.
«Noi, come tanti altri, ci rammarichiamo anche per­ché il Pontefice è un profes­sore universitario, oltre che una figura spirituale, mora­le e culturale di autorevo­lezza unica nel mondo». Il Movimento dei Focolari ha confermato «il suo rinnova­to impegno, con il Papa, per­ché, nonostante le incom­prensioni di alcuni, il mon­do cattolico continui ad offrirsi alla società italiana, in particolare alla sua componen­te scientifica ed accademica, in un dialogo rispettoso e fecondo che operi concreta­mente, tutte insieme le forze positive e vi­tali, per il bene del nostro Paese.
Per il presidente nazionale del Rinnova­mento nello Spirito Santo Salvatore Marti­nez «è inammissibile che in uno Stato di di­ritto come l’Italia, proprio il primario dirit­to alla conoscenza e al libero confronto di i­dee sia stato negato in nome della laicità da sparuti gruppi di cittadini italiani che più opportunamente, in luogo di accademici, occorrerebbe ribattezzare 'ideologi anticle­ricali'. Se poi ad essere colpito è un uomo di pace, di dialogo, di pensiero; un accade­mico tra i più ricercati, ammirati, ascoltati del Novecento a cui la Provvidenza ha asse­gnato il compito di guidare oltre un miliar­do di cattolici nel mondo, allora il dolore si fa anche smarrimento della coscienza».
Solidale con il Pontefice «per un gesto di e­strema gravità» anche la Confederazione na­zionale delle Misericordie d’Italia attraver­so il presidente Gabriele Brunini. Mentre Coldiretti ha ascritto i fatti «nella striscian­te ventata anticattolica che da tempo, pun­ta all’erosione della storia e dell’opera del Cattolicesimo in Italia e in Europa. Basti pen­sare al mancato inserimento dell’identità e delle radici cristiane nella Costituzione Eu­ropea. Solo nel dialogo e nel rispetto reci­proco si procede alla ricerca della verità e alla costruzione della vera democrazia».
Vivere In, associazione internazionale di di­ritto pontificio ha ribadito in una nota «la vergogna tutta italiana aggravata dal fatto che Joseph Ratzinger è un Professore che, prescindendo dalla sua cultura, stimiamo per la sua umanità. Appare e si comporta come uomo libero, tollerante, deciso e so­prattutto chiaro. Fino a questo momento, come Capo della Chiesa Cattolica, ha par­lato con coerenza estrema».

Molto gli interventi delle realtà associative impegnate nel mondo della comunicazio­ne. L’Ucsi, l’unione professionale dei gior­nalisti cattolici ha denunciato la violenza «di esigue minoranze, violenza, di un laicismo senza radici, violenza di un antagonismo su­per pubblicizzato: Benedetto XVI è vittima di questa violenza.

La mancata visita del Pa­pa alla Sapienza di Roma non è solo la scon­fitta dell’università italiana e dunque della cultura istituzionale, ma rischia di essere an­che la sconfitta di un sistema democratico basato sul dialogo che, non annullando le differenze, ar­ricchisce la vita di tutti». Per l’Ucsi dalla vicenda arriva u­na lezione anche per i me­dia. «Oggi più che mai oc­corre essere costruttori co­raggiosi, in tutte le culture e con tutte le sensibilità, più che pseudo-rivoluzionari pateticamente fuori dalla storia».
Indignazione, dolore e preoccupazione sono stati espressi da Franco Mugerli, presidente del Copercom, il coordinamento di 25 asso­ciazioni per la comunica­zione con oltre due milioni di aderenti.

«Si vuole censurare il Papa per mettere a tacere tutta la Chiesa. Mai si era impedito al Papa di parlare nei suoi viaggi in tutto il mondo. È gravissimo che ciò sia accaduto per la prima volta a Roma e che né l’Università né lo Stato italiano ab­biano saputo garantire libertà di parola a u­na delle voci più appassionate dell’uomo e al suo inesausto richiamo ad allargare la ra­gione da cui dipende la scienza e il futuro della nostra convivenza e civiltà. Quanto è accaduto al Papa potrà accadere ad ognu­no di noi».

Di clima ostile alla Chiesa e alla religione cattolica, alimentato dai media ed in parti­colare dalla tv ha parlato anche Luca Bor­gomeo, presidente dell’associazione di te­lespettatori Aiart. «La vicenda è stata ingi­gantita ad arte da molti mass media. Tale vi­cenda non può che indignare e far riflette­re sul grave declino culturale e morale del Paese. Da tempo l’Aiart denuncia questa de­riva anticattolica di tanti programmi televi­sivi e dei loro ricorrenti servizi tendenti a screditare la Chiesa, con informazioni mi­rate e parziali, con satire, se non con l’in­sulto e il dileggio, con spettacoli offensivi dei sentimenti religiosi di milioni di italia­ni ». (P. Lam.)

© Copyright Avvenire, 17 gennaio 2008

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