18 gennaio 2008

Emanuela Bambara: "Un dittatoriale rifiuto all'ascolto sotto le false spoglie della laicità" (Gazzetta del sud)


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Un dittatoriale rifiuto all'ascolto sotto le false spoglie della laicità

Emanuela Bambara

Un rifiuto all'ascolto intollerante e dittatoriale, che ha vestito le false spoglie della laicità, offendendo un principio di libertà e di democrazia con un atto di integralismo fondamentalista intellettuale preoccupante proprio sul piano della presunta laicità cui ha fatto indebito e pretestuoso appello.

E che rivela «un'Italia infragilita», come ha dichiarato Vittorio Foa, proprio a partire da uno degli organi più vitali del corpo sociale, quale dovrebbe essere l'università. Che, forse, faremmo meglio a scrivere con la iniziale minuscola, come qualsiasi altra istituzione mondana, anche la più autorevole.
«Una vergogna per la comunità scientifica e per l'università di Roma, che ne esce con le ossa rotte in tutto il mondo», ha commentato Antonio Zichichi, che ha pure annunciato la decisione della Federazione mondiale degli scienziati, da lui presieduta, di invitare Benedetto XVI a Erice, per il prossimo maggio.
Un inquietante «segnale di violenza ideologica, di intolleranza antidemocratica e di chiusura culturale», l'hanno definita i vescovi, la protesta alla visita di Benedetto XVI a La Sapienza promossa da un nugolo di docenti, 67, poco più di un decimo dei cattedratici dello stesso ateneo e meno di un centesimo sul totale italiano, tra i quali, però, compaiono pure firme altisonanti, nel nostro Paese, come Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Andrea Frova.

Un fatto senza precedenti nella storia democratica italiana.

E un fatto senza precedenti, nella storia positiva della democrazia e della laicità, pure, che il Papa abbia annullato la visita, scegliendo il silenzio all'esercizio della parola, che non dovrebbe essere mai negata a nessuno, men che meno a un intellettuale, qual è Joseph Ratzinger, capo di uno Stato estero oltre che della chiesa cattolica, vescovo di Roma, teologo raffinato e guida spirituale di un grande numero di italiani e di oltre un miliardo di cittadini nel mondo.
«Quando il Papa tacerà, sarà un istante di tremendo silenzio», scrisse qualche anno fa il giornalista tedesco Jan Ross, commentatore del settimanale "Die Zeit", ricordato in una nota dell'agenzia Sir e che lo stesso cardinale Ratzinger aveva citato, in una conferenza a Madrid, nel 2000.

Il giorno in cui il Papa non ha parlato a La Sapienza lo ricorderemo con un tremendo brivido laico. Perché sembra aprire al tempo in cui si realizzano le più apocalittiche previsioni postmoderniste, il tempo in cui i sacerdoti della scienza blindano le porte dei templi del sapere arrogandosi l'autorità assoluta di decidere a chi possa essere concesso l'accesso e a chi no, per partecipare ai riti di una conoscenza tradita in ideologia della ragione e invocata come un demone, mentre – il paradosso – sapienza e libertà servono da chierichetti sull'altare di una mitologia antireligiosa che si presenta come scienza.

Laicità, nel suo significato originario, significa rinuncia a ogni pretesa di verità assoluta.

Era questo anche il senso della citazione di Benedetto XVI della frase sul processo a Galilei del filosofo della scienza Paul Feyerabend, usata pretestuosamente dai contestatori, senza averla compresa.

Non esiste "un" metodo scientifico e razionale, unico, assoluto e indiscusso. In una società libera, scrive Feyerabend, «tutte le tradizioni hanno uguali diritti e hanno uguale accesso ai centri del potere».

Compreso il potere scientifico. Che oggi usa la forza dei veti e i vessilli della libertà per mascherare la debolezza di una ragione incapace di vincere le guerre della laicità e della democrazia sul piano, democratico e laico, del confronto sui contenuti.

© Copyright Gazzetta del sud, 17 gennaio 2008

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