4 febbraio 2008

Rianimazione dei feti nati vivi: lo speciale (di parte) di "Repubblica"


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LA POLEMICA. I firmatari: non vogliamo intervenire sui feti abortiti

I neonatologi: al di sotto della 24esima settimana è solo accanimento

Medici spaccati sulla Carta di Roma "Non forzate i limiti della natura"

di PAOLA COPPOLA

ROMA - È polemica sulle cure da prestare a un neonato estremamente prematuro ma vitale. Il documento dei neonatologi delle cliniche universitarie romane - che suggerisce "di trattarlo come qualsiasi persona in condizione di rischio e assisterlo adeguatamente" indipendentemente dall'età gestazionale - divide i medici. Applicare la rianimazione a un neonato al di sotto della 24esima settimana, accusa il front dei contrari, potrebbe configurare un accanimento terapeutico.
"Il limite per la vita umana e la qualità della vita umana da assumere attualmente come riferimento è la 24esima settimana di gestazione. Prima, la potenzialità di risposta positiva del paziente risulta nella quasi totalità delle volte inefficace", chiarisce Gianpaolo Donzelli, il direttore della Clinica di medicina neonatale dell'ospedale Meyer che è tra i firmatari della Carta di Firenze. Donzelli precisa anche che il medico "non può procedere senza l'alleanza e il rapporto dei genitori su cui ricadono sofferenza e dolore", come due giorni fa ha anche ipotizzato Domenico Arduini, uno dei firmatari del documento.
Un altro firmatario, Mario De Curtis, ordinario di neonatologia alla Sapienza di Roma, intervenendo al Tg1 precisa che il documento non prende in considerazione la rianimazione dei feti abortiti ma dà conto del miglioramento della prognosi dei neonati estremamente pretermine e rivendica "un approccio non basato su un criterio statistico, come la percentuale di sopravvivenza o disabilità, ma individualizzato". Per il chirurgo e senatore Ignazio Marino "partendo dalle conoscenze scientifiche è necessario aprire una riflessione sull'età gestazionale e l'assistenza ai neonati estremamente prematuri che oggi hanno possibilità di vita impensabili fino a pochi decenni fa".
Mette in guardia contro l'adozione di un "vitalismo estremo" suggerita dalla "Carta di Roma" il ginecologo ed esponente radicale Silvio Viale, che ha condotto a Torino la sperimentazione sulla Ru486: "Sarebbe dannoso per le conseguenze sul neonato, la famiglia e la società". Il rischio, avverte il ginecologo, è che "di fronte a patologie materne e fetali si affretti la decisione di abortire per evitare di giungere ad un'epoca in cui un medico potrebbe decidere di rianimare ad ogni costo".
Oggi dopo la 22esima settimana esiste l'ipotesi che il feto sia vitale, ovvero abbia una capacità autonoma di respirare, tuttavia se sopravvive potrebbe riportare gravi deficit. Così per Claudio Giorlandino, presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina fetale) la rianimazione sarebbe "un esercizio di forza contro il disegno naturale che si conclude con l'inganno dei genitori". "Rianimare un prematuro estremo significa voler vincere a tutti i costi sulla natura", chiarisce. "A quell'età il sistema nervoso centrale del feto non è formato, così come i polmoni, e chi riesce a sopravvivere riporta danni neurologici serissimi".
Per quanto riguarda la decisione di rianimare contro il parere della madre, per il ginecologo "significa ingannare i genitori i quali avranno tutti i diritti di rivalersi civilmente per i danni conseguenti a una vita miserevole alla quale le manipolazioni e gli esercizi di accanimento terapeutico li avranno condannati a vivere".
"Il documento esprime la posizione di pochi" afferma Giovanni Monni, primario di ginecologia dell'ospedale di Cagliari e presidente dell'Aogoi, l'associazione che raccoglie oltre 5000 ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani. E ribadisce: "La maggioranza approva quanto previsto dal decalogo stilato dal pool di esperti istituito dal ministro Turco che rispetta la legge 194".

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L'INTERVISTA. Livia Turco, ministro della Salute: così non si aiuta la maternità

"Aspetto il parere del Consiglio Superiore di Sanità: servono punti fermi ed equilibrati"

"Crudeltà insensata la rianimazione contro la volontà della madre"

di MARINA CAVALLIERI

ROMA - Livia Turco, anche se ministro della Salute di un governo sconfitto, è ancora molto determinata. "Sfido", dice in modo netto e scandendo le parole, "sfido chi vuole mettere in discussione la 194, una legge molto saggia e lungimirante". Anche se è dispiaciuta e stanca per i toni di un dibattito che appare a tratti "surreale", per la "bagarre politica", per affermazioni che "non aiutano la maternità e ad accogliere una vita", Livia Turco non si sente vinta. E sa che non è il momento dei giri di parole: "É una crudeltà insensata voler rianimare un feto contro la volontà della madre".

Ministro, perché è tornato lo scontro sull'aborto?

"Non lo so, so però che non è un dibattito sereno, non so quanto queste prese di posizione saranno efficaci per promuovere la capacità di accoglienza della maternità. Questo è invece importante: che chi vuole un figlio possa farlo con un sostegno, un'accoglienza. Occorre fare un dibattito serio su questo, bisognerebbe ragionare di più sulle persone e meno sui principi, sarebbe necessario mettere in campo dialogo e reciproco ascolto. Il dibattito che c'è ora non promuove una maggiore accoglienza di una vita umana, invece si allontana sempre di più dalle persone reali".

Eppure posizioni come quelle dei ginecologi delle università romane sembrano voler dare più attenzione alla vita. Cosa ne pensa di quello che hanno detto che può essere necessario rianimare il feto anche contro la volontà della madre?

"Vogliono rianimare il feto? Va bene, rianimino il feto. Anche nella 194 c'è un riferimento a questo, c'è sempre comunque un medico che decide, di volta in volta, in base ad ogni storia e ad ogni peculiarità. Mi sembra però una crudeltà insensata che certo non aiuta ad accogliere una vita umana farlo contro la volontà della madre. Credo che conti il parere del medico e che la vita vada alimentata ma non contro la volontà della madre ma con quella volontà e il medico non può non tenerne conto. Questo documento delle università romane è solo un documento, lo prendo per quello che è".

Lei ha chiesto il parere del Consiglio superiore di sanità sulle cure ai nati prematuri. È stato elaborato? Lo diffonderà?

"L'ho avviato ma non è stato ancora deliberato, lo solleciterò nonostante la complessa situazione politica. Credo che ci sia bisogno di punti di riferimento sereni che nascono dalle competenze mediche, il Paese deve avere punti di riferimento equilibrati lontani dalla bagarre e dalle strumentalizzazioni politiche".

Si attende anche l'entrata in commercio della Ru486, la pillola abortiva. Anche su questo c'è già chi ha dichiarato battaglia. È vero che sarà in vendita a febbraio?

"C'è un procedimento avviato, si deve proseguire una procedura, la Ru486 è utilizzata nei paesi europei, l'Italia si basa su una procedura che non è conclusa, l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, dovrà pronunciarsi, è un passo necessario per consentire un dibattito sereno".

Ministro, siamo alla vigilia di un nuovo governo, pensa che nella prossima legislatura verrà messa in discussione e cambiata la legge 194?

"L'ho detto e lo ripeto: sfido chi vuole metterla in discussione. Vedendola da vicino l'ho apprezzata ancora di più, ho apprezzato il suo equilibrio e la sua lungimiranza. La legge ha fatto leva su due principi etici fondamentali: la responsabilità femminile e la responsabilità del medico. Io sono serena. Tutti sanno che con questa legge l'aborto è diminuito. Ho fiducia nelle donne e nella loro saggezza".

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"É una crudeltà insensata voler rianimare un feto contro la volontà della madre".

Caro Ministro uscente, se il feto nasce vivo e' una persona fisica distinta e separata dalla madre. Anzi: se il bambino nasce vivo acquista automaticamente la capacita' giuridica cioe' la titolarita' di diritti e doveri.
Come sappiamo il primo diritto della persona e' quello alla vita.
Qualcuno puo' contestare questo fatto?
Nessuno mette in discussione la legge 194: qui si discute di cultura della vita e di accoglienza, non di norme giuridiche.


Non ritengo di dovere pubblicare il commento di "Repubblica" all'Angelus perche' solo undici righe su trentuno sono dedicate alle parole del Papa. Il resto sono commenti politici che, francamente, non ci interessano.
R.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Essere "vivi" non significa essere coscienti... il feto già malato gravemente (frutto di aborto terapeutico), in più dopo l'aborto (quindi ulteriori maltrattamenti) come potrebbe vivere? ok, respira, ma per essere vivi basta respirare? e l'attività cerebrale non conta?

Anonimo ha detto...

Anche la medicina legale utilizza come criterio la prova della respirazione polmonare per stabilire la sussistenza del reato di infanticidio.
Si tratta delle cosiddette "docimasie".

http://digilander.libero.it/fadange/medicina%20legale/doci.htm

Anonimo ha detto...

quindi, seguendo il ragionamento del ministro del governo sfiduciato e dell'anonimo qui sopra la procedura di IVG (interruzione volontaria di gravidanza - che bell'eufemismo!) che non sia stata completata "in utero" va comunque portata a compimento fuori dal grembo materno...molto bene, l'importante è essere chiari.

e il negare l'assistenza a chi si ostiene a vivere dopo essere stato strappato a forza dal grembo materno come la chiamiamo?

omissione di soccorso?
omicidio preterintenzionale? omicidio colposo?


Luigi

PS: gli aborti cosiddetti terapeutici sono una minoranza
(anche qui cos'abbia di "terapeutico" la soppressione del presunto malato mi sfugge...)

Luisa ha detto...

"... una crudeltà insensata voler rianimare un feto contro la volontà della madre". Turco dixit.

E lasciar morire un feto che vuole vivere, che si batte per vivere, non è una crudeltà insensata?
Abbiamo perso la ragione? La famosa autonomia riproduttiva della donna va dunque fino a darle il diritto di vita e morte sul suo bambino? La risposta è già sì quando il bambino è ancora nel suo ventre, ma quando il bambino è nato, questo diritto non le compete più, come l`ha spiegato molto bene Raffaella.
Se una donna, soffoca suo figlio(a) nei giornoi seguenti il parto la si accuserà di infanticidio. Qui si tratterebbe di non soccorso a persona in pericolo di morte, non conosco la legge italiana, ma penso avete senza dubbio un articolo al riguardo.
Conosco genitori di bambini nati a 5mesi e mezzo di gravidanza, bambini piccolissimi, di 500 gr. che i medici hanno salvato e che sono oggi dei bambini magnifici in piena salute.
C`è solo da rallegrarsi se il medico che accetta di abortire un feto già sviluppato, di quasi 5 mesi, ricupera la sua coscienza al momento della nascita quando si trova fra le mani un bambino vivo, con cuore che batte.
La volontà della madre a partire dal momento che il bambino è nato ed è nato vivo, si cancella davanti ai diritti del bambino.

gemma ha detto...

"Credo che conti il parere del medico e che la vita vada alimentata ma non contro la volontà della madre ma con quella volontà e il medico non può non tenerne conto"

come no...e ai bimbi piccoli figli di testimoni di Geova, con questo ragionamento, evitiamo di fare le trasfusioni, visto che i genitori sono contrari?
Non conosco il diritto ma credo che uscire dall'utero materno vitali sia già un modo per essere depositari di diritti. Senza voler fare battaglie ideologiche nè da una parte ne dall'altra , credo che non sia il caso di vedere un qualunque ragionamento sulle possibilità di sopravvivenza di un feto abortito come una intrusione nella libertà della donna. La donna resta libera di abortire ma questa libertà trova inevitabilmente un limite laddove finisce il legame col suo cordone obelicale. E' giusto che la decisione ultima spetti a chi è in grado di capire se mantenere in vita sia a quel punto accanimento terapeutico o no.