9 marzo 2008

Il Papa, il discorso su fede e ragione e la "sporcizia nella Chiesa" (Giansoldati)


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L’allarme di Ratzinger: nemmeno i preti immuni dalla cultura dell’immagine

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

Papa Ratzinger lancia l’allarme: il virus della secolarizzazione ha infettato anche il corpo ecclesiale. «Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti». Si tratta di una impostazione culturale che non ha nulla a che vedere con la secolarità che ha «una accezione positiva» precisa il pontefice. Il male sta pian piano deteriorando le fibre della Chiesa cattolica, mettendo «a dura prova la vita cristiana dei fedeli e dei pastori». La vibrante denuncia stavolta non è extra ecclesia ma intra ecclesia. Da tempo le prediche e gli interventi più impegnativi del Papa Teologo contengono lucide analisi sulla progressiva perdita di fede registrabile nella gente, l’allontanamento dai precetti, la tiepidezza dei giovani nei confronti di Dio, l’indifferenza verso i valori cristiani, ma anche l’ignoranza nel Vangelo e nella Bibbia. Come riportare ordine e come fare riscoprire la fede al popolo di Dio è la grande missione del pontificato ratzingeriano. «Nemmeno i sacerdoti paiono immuni dalla malattia e pure loro, al pari dei fedeli laici, a volte finiscono per vivere nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio». In poche parole «non c’è più bisogno di Dio, di pensare e di ritornare a Lui». Ad imporsi sarebbe la «mentalità edonistica e consumistica predominante». Ne conseguono comportamenti superficiali ma soprattutto poco proiettati verso il prossimo. Una deriva. L’argomento «secolarizzazione» - vale a dire la «tendenza che si presenta nelle culture come impostazione del mondo senza riferimento alla Trascendenza» - è stato al centro dell’incontro coi partecipanti dell'assemblea plenaria del Pontificio consiglio della cultura, il dicastero guidato da monsignor Gianfranco Ravasi.
In un contesto culturale secolarizzato si rischia di cadere in una «atrofia spirituale e in un vuoto del cuore» o, ancora, in «forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago spiritualismo».

Il Papa crede che sia «urgente reagire a una simile deriva». Come? Richiamando i valori alti dell’esistenza, quelli che «danno senso alla vita e possono appagare l’inquietudine del cuore umano alla ricerca di felicità». In sintesi è in ballo la dignità della persona umana, la sua libertà, l’uguaglianza tra tutti gli uomini, il senso della vita e della morte «e di ciò che ci attende dall’esistenza terrena».

Benedetto XVI ha speso parole di apprezzamento nei confronti del suo predecessore Montini che ebbe l’idea di istituire un dicastero ad hoc per «fare incontrare le istanze dell’uomo contemporaneo sul terreno della cultura». L’imperativo è di rafforzare il dialogo tra scienza e fede. «E’ un confronto tanto atteso e vi incoraggio a perseguirlo» è stata l’esortazione. «In questo modo la fede suppone la ragione e la perfezione, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali». Non è la prima volta che il Papa denuncia la secolarizzazione dei costumi nella Chiesa.

L’anno scorso, poco prima di Pasqua, durante la messa in Coena Domini, a San Giovanni in Laterano, ha concentrato il suo messaggio sulla «sporcizia» nella Chiesa. Un male superabile solo attraverso l’amore e il servizio al prossimo.

Di «sporcizia aveva parlato anche quel mattino, a San Pietro, ammonendo vescovi e cardinali che senza amore non si entra nel regno dei Cieli e che la veste bianca richiesta da Dio è la veste dell’amore verso i fratelli.

Già nel 2005, durante le meditazioni della via Crucis, quando era ancora cardinale, scrisse che nella Chiesa c’è tanta superbia e autosufficienza.

Una autocritica coraggiosa che ribadì persino nella Missa pro eligendo pontifice in apertura del conclave che poi lo avrebbe eletto. Stigmatizzò le «correnti ideologiche» che hanno «agitato la piccola barca dei cristiani», elencandole una ad una: «marxismo, liberalismo, libertinismo, collettivismo, individualismo radicale, vago misticismo religioso, agnosticismo, sincretismo».

© Copyright Il Messaggero, 9 marzo 2008 consultabile online anche qui.

2 commenti:

euge ha detto...

tutti ricordiamo benissimo quelle parole forti ma che rispecchiavano una realtà che di lì a poco sarebbe venuta a galla. Infatti la " sporcizia" con l'elezione di Benedetto XVI, ha cominciato subito a mettere in evidenza minacciosa la volontà di non voler essere spazzata via. Le false dottrine che diciamo così sballottano non solo la barca di Pietro e coloro che dovrebbero governarla, ma, anche coloro che nella Chiesa e nella sua dottrina un punto di riferimento una difesa di tutti quei valori che purtroppo, oggi, per vari motivi, sono quasi del tutto annientati o messi all'angolo per proprio comodo. Ecco perchè a mio modesto avviso Benedetto XVI e così contrastato e criticato; forse proprio perchè è l'uomo adatto per fare pulizia da ciò che di " maligno" e diabolico si è insinuato nella chiesa e fra coloro che dovrebbero governarla; in pratica il famoso fumo di satana citato da Paolo VI Mai citazione fu più attuale e veritiera.
Aiutiamo come possiamo il nostro Papa in questo compito che la nostra vicinanza spirituale gli sia di conforto e di aiuto sempre.
Non abbiate paura di dire che gli vogliamo bene! Perchè tanta gente compresa me grazie a Benedetto XVI, ha ritrovato un suo percorso di fede che credeva perso per sempre. Forse una parte del suo vasto lavoro è proprio questa.
Eugenia

Anonimo ha detto...

concordo con Eugenia in toto. Dobbiamo aiutarlo. Essere l'eco del suo pensiero e del suo magistero in tutte le occasioni possibili. E' un gigante! Dobbiamo amarlo e renderlo familiare a tutti.Mikael