4 marzo 2008

La Chiesa nella nuova Babele (Gianni Baget Bozzo per "La Stampa")


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La Chiesa nella nuova Babele

GIANNI BAGET BOZZO

I passaggi culturali e i mutamenti storici incidono sempre sul Cristianesimo e fanno sentire il loro peso nella Chiesa cattolica che intende mantenere l’unità della tradizione nel passaggio dei tempi.

Benedetto XVI ha ripubblicato il suo libro su San Bonaventura che mette l’accento sulla significanza dei tempi storici nella Chiesa. Secondo Ratzinger, Bonaventura aveva meditato profondamente Gioacchino Da Fiore e il suo pensiero delle tre età della Rivelazione, legate alle singole persone trinitarie, cogliendo la variazione dei tempi della storia d’Israele nella Bibbia ebraica. Ovviamente non accetta la tesi gioachimita, ma mette in luce il significato dei tempi storici nel pensiero che la Chiesa ha di se stessa. La rivelazione continua nel soggetto storico, la Chiesa che la riceve.

L’opera del card. Ratzinger e di papa Benedetto mostra quanto impegno egli dedichi a mantenere l’unità continua della tradizione nel flusso dei tempi.

Si è detto da molti che il genio del Cattolicesimo è di conservare i contrari, facendoli coesistere nella loro differenza e comprendendoli nella loro reciproca funzionalità. Ora questo si complica a partire dal 900, in cui il tempo si è fatto breve, per usare l’espressione di Paolo e i tempi storici si succedono rapidamente, quasi a livello di generazione. Nella Chiesa postconciliare il problema era di situare la Chiesa in un mondo che, dopo le guerre, cercava di unificarsi in conflitti così gravi come la guerra fredda e la sfida nucleare, il totalitarismo all’Est, la fine del colonialismo. In quel tempo il pensiero cattolico fece i conti con l’idea di rivoluzione fatta dalla modernità: l’impossessamento da parte dell’uomo della storia universale, l’idea che da Hegel in poi era divenuta cosciente di se stessa, interpretando l’evento politico che inizia il moderno, la rivoluzione francese. Il comunismo fu a un tempo la sfida reale all’Est e la sfida ideale all’Ovest. La Chiesa pativa la rivoluzione del mondo sovietico e cinese, pensava a comprenderla in se stessa nel mondo occidentale. Ne nacque l’idea della Chiesa dei poveri, che parve la risposta cristiana alla rivoluzione del proletariato: e voleva dire porsi come marginale nella storia ed esprimere, attraverso l’identità cristiana, la protesta dei poveri contro le società capitalistiche, ma non contro quelle comuniste situandosi insieme dentro e fuori dalla modernità.

Su questa linea si è formato il pensiero cattolico del 900 in forme assai diverse, la cui caratteristica era cercare l’immanenza e la corrispondenza tra Chiesa cattolica e un fenomeno sociale. Il maggior successo fu la teologia della liberazione in America latina, che vide nel continente sudamericano e nei suoi poveri la riserva del Cristianesimo contro il moderno espresso dal capitalismo Usa.

Questo tempo storico è radicalmente finito, ma il mondo cattolico conserva a lungo le tracce storiche, e questo tempo è rimasto ancora la cultura fondante di una memoria non superata.

Il Duemila è segnato invece dall’appropriazione dell’uomo non della storia ma della natura. E la storia come idea universale appare essa stessa una proiezione dell’identità dell’Occidente, il moderno nella sua forma rivoluzionaria è lontano dalle altre culture che emergono nel mondo unificato. I problemi del rapporto tra scienza e natura umana, tra corpo umano e ambiente emergono ora come problemi fondamentali. La storia è ancora un pensiero, i rapporti tra scienza e tecnica da un lato, corpo e ambiente dall’altro sono un fatto. Questo spiega perché emergono come fondanti della stessa identità cattolica i temi del corpo, della famiglia, della vita e della morte come fatti reali. E, mentre nel fenomeno postconciliare era sottolineata la diversità cristiana dall’Antico Testamento come forma di una istanza critica del mondo reale, nei tempi attuali la concezione di legge di Dio propria dell'Antico Testamento riprende tutta la sua valenza. Al sottile filone gnostico di una Chiesa rivelatrice dell’alternativa spirituale del mondo esistente, risponde ora un netto realismo, che vede nella presa possesso senza confini della scienza umana sulla natura, la nuova torre di Babele. I modi storici creano diversi linguaggi.

La Chiesa comprende i tempi e ne conserva la memoria, ma l’et-et, unire i contrari nelle loro sporgenze, è un compito difficile di cui il Papato ha preso con Benedetto XVI piena coscienza.

© Copyright La Stampa, 4 marzo 2008 consultabile online anche qui.

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