3 marzo 2008
Riesumato il corpo di San Pio da Pietrelcina: intervista con mons. D'Ambrosio (Radio Vaticana)
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Riesumato il corpo di San Pio da Pietrelcina: intervista con mons. D'Ambrosio
Si è svolta ieri sera la cerimonia di riesumazione del corpo di San Pio da Pietrelcina: “discrete” le condizioni delle spoglie secondo il team dei periti. Dal prossimo 24 aprile a san Giovanni Rotondo, nella stessa cripta in cui Padre Pio è stato sepolto per 40 anni, i resti mortali saranno esposti alla venerazione dei fedeli. Per prenotarsi i fedeli potranno chiamare lo 0882-417500. Maggiori informazioni sul sito www.teleradiopadrepio.it. Ma torniamo alla prima sessione della ricognizione canonica, ieri sera, sul corpo del Santo di Pietrelcina. Paolo Ondarza ne ha parlato con il vescovo di Manfredonia, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio:
R. - Abbiamo trovato in discrete condizioni le spoglie mortali di San Pio, condizioni che forse potevano essere diverse. Probabilmente ha inciso negativamente sulla conservazione, il fatto che l’intonaco della fossa dove è stata poi posta la bara, era stato terminato il giorno precedente e quindi non era ancora asciutto e questo ha creato una forte umidità che abbiamo riscontrato anche nella bara. Tuttavia, nonostante tutto questo, possiamo dire che la parte superiore, diciamo così del volto, è in parte scheletrita, così come un po’ gli arti superiori. Tutto il resto però è ben visibile, si vedono benissimo le mani: i tecnici hanno detto che in alcune parti del corpo è iniziata una sorta di auto-mummificazione.
D. – Monsignor D’Ambrosio, perché si riesumano le spoglie di un santo, perché una ricognizione canonica?
R. – Non c’è un obbligo ma è una prassi consolidata, millenaria nella storia della Chiesa che per i corpi dei santi, o di quelli che si avviano alla beatificazione, alla canonizzazione, ci sia la ricognizione canonica. Qual è il motivo? Per rispondere ad una sorta di responsabilità storica di garantire, attraverso tecniche appropriate, una prolungata conservazione del corpo dei santi, per permettere anche alle generazioni che verranno, la possibilità di venerare e custodire queste reliquie. Non vogliamo essere egoisti, noi abbiamo goduto e godiamo della presenza del ministero di San Pio da Pietrelcina, ma la sua clientela, che diceva Paolo VI, è una clientela davvero mondiale ed è giusto che possa godere di questa stessa “nostra fortuna”.
D. – Ora quindi saranno eseguite le procedure idonee a garantire al corpo di San Pio da Pietrelcina le migliori condizioni di conservazione per esporre poi le spoglie, a partire dal 24 aprile, alla venerazione dei fedeli...
R. – Queste procedure dureranno dai 30 ai 40 giorni, la custodia, la conservazione, una sorta di “imbalsamazione” in modo da garantire poi, nella pubblica ostensione, che il corpo di San Pio venga venerato da moltitudini di fedeli. Noi immaginiamo che ne verranno veramente tanti.
D. – E’ nella stessa cripta dove è stato sepolto per 40 anni?
R. – Sì, rimarrà sempre nella stessa cripta. L’ostensione la lasceremo forse per un intero anno: di sicuro l’ostensione avverrà in un’urna che tutti potranno osservare.
D. – Come mai per i fedeli, per la Chiesa cattolica, è importante venerare il corpo di un santo, le reliquie, ciò che è rimasto di terreno?
R. – Il corpo è parte integrante della persona. La santità, l’espressione della fedeltà a Dio, non è qualcosa di aereo, fa leva su quello che noi siamo, corpo, carne e spirito. Anche questa nostra realtà è una compagna di viaggio in questo cammino che tenta di avvicinarsi sempre più all’ideale che Cristo ci annuncia. D’altronde, il Signore stesso si è voluto fare nostra carne, nostro cibo, quindi è l’esaltazione di questa dignità immensa che fa della nostra vita un tutt’uno.
D. – Quindi, si può dire, in un certo senso, che attraverso le spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina lo stesso Santo mantiene un contatto fisico con i fedeli?
R. – Se vogliamo possiamo anche dirlo ma l’onore e la venerazione delle reliquie è proprio perché il corpo ci accompagna in questo ideale di perfezione che accompagna tutta la nostra vita, nonostante le fatiche, le difficoltà e le sconfitte. E’ un tutt’uno, è la globalità dell’essere.
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