7 agosto 2008

Ritratto inedito di Paolo VI oltre gli stereotipi mediatici (Renzo Allegri)


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Grazie al magistrale impegno della nostra Gemma possiamo leggere questo bellissimo, ed inedito, ritratto di Paolo VI pubblicato dal settimanale "Chi" della scorsa settimana.
R.

Ritratto inedito di Paolo VI

Renzo Allegri

Trent'anni fa moriva Papa Paolo VI. Aveva 81 anni e guidava la Chiesa da 15. Si spense la sera del 6 agosto, mentre si trovava nella residenza estiva di Castelgandolfo.
Un'agonia brevissima, una fine inaspettata. Fu lucido e cosciente fino all'ultimo. Si spense recitando il Padre nostro. Nel momento del trapasso, alle 21 e 40, una sveglietta che aveva comperato in Polonia nel 1923 e che teneva su comodino si mise inspiegabilmente e misteriosamente a suonare.
A trent'anni dalla morte, sembra che una coltre di oblio abbia avvolto la sua persona. Schiacciato tra la propromopente popolarità di Giovanni XXIII e quella di Giovanni Paolo II, Paolo VI è stato un pò dimenticato.
Eppure, gli storici non hanno dubbi: fu un Papa grandissimo: Papa della Chiesa, Papa dell'umanità, Papa della pace.
Nato a Concesio, in provincia di Brescia, nel 1897, apparteneva a un'antica famiglia lombarda.
Il padre, Giorgio Montini, avvocato e giornalista, diresse il battagliero giornale cattolico Il cittadino di Brescia. La madre, Giuditta Alghisi, si dedicò esclusivamente all'educazione dei tre figli: Ludovico, Giovanni Battista e Francesco.
Papa Montini fu descritto come una persona timida, riservata, restia a comunicare con gli altri. Qualcuno lo chiamava ironicamente "Paolo mesto". Ma, attraverso le testimonianze delle persone che vissero accanto a lui, si ricava un ritratto del tutto diverso.
"Da bambino era una piccola peste", mi raccontò nel 1969 Ezechiele Malizia, che era stato il maestro elementare del futuro Papa. "La mamma, quando me lo portò a scuola, venne a raccomandarmelo. Temeva che nessuno riuscisse a tenerlo a freno. Ci riuscii, ma con fatica. Ma non lo rimproveravo. Nella mia lunga esperienza di insegnante, avevo capito che i bambini discoli sono in genere i più intelligenti, i più svegli".
Discolo ed emotivo.
Al punto che l'emotività gli procurava forti disturbi di stomaco. "I disturbi, inspiegabili per i medici, erano rilevanti", mi ha raccontato Laura Montini, 89 anni, prima cugina di Paolo VI e ultima superstite dei Montini che vissero con il futuro Papa.
"Battista (noi lo chiamavamo così), dopo le elementari , non frequentò più scuola. Il ginnasio e il liceo li fece da privatista. Andava solo a dare gli esami ed era il primo della classe".
"Anche dopo aver deciso di diventare sacerdote, non frequentò mai il seminario", mi raccontò monsignor Francesco Galloni, grande amico della famiglia Montini.
"Durante l'inverno, la famiglia Montini si trasferiva a Brescia e, in quella casa, c'era una camera anche per me. Quando andavo in città, dormivo dai Montini. Potei così constatare in quale atmosfera umana e spirituale Battista crebbe. L'armonia, l'affetto, la serenità, la fede in quella casa erano commoventi. Alla sera, ci si radunava nella camera dei genitori e si recitavano le preghiere. Era l'avvocato Giorgio che guidava la preghiera."
"Apparentemente, Battista era un giovane come gli altri, amava stare in compagnia, ridere, scherzare, ma si avvertiva qualche cosa che lo rendeva diverso. Credo di essere stato la prima persona cui confidò che voleva diventare sacerdote. Fu alla fine del liceo. Sapeva che io andavo ogni anno sul colle di San Genesio, sopra Lecco, in un eremo di religiosi camaldolesi, per pregare e meditare, e chiese di venire con me. Mi pareva che stesse riflettendo per prendere una importante decisione. Arrivati, bussammo alla porta dell'eremo. Venne ad aprirci padre Matteo, che io conoscevo. Chiesi ospitalità per alcuni giorni di ritiro. Padre Matteo disse che per me il posto c'era, ma che la regola proibiva di far entrare nel monastero un laico, quindi niente posto per Battista. Insistetti, venne consultato anche il superiore, niente da fare.
"Se il giovanotto vuole restare", disse il padre superiore, "deve adattarsi a dormire nel ripostiglio della legna, dietro il convento; gli presteremo un pagliericcio". Ci fermammo una settimana e per tutto quel tempo Montini, abituato a vivere in una casa signorile e con una salute delicatissima, dormì per terra, in un ripostiglio per la legna. E fu in quel ripostiglio che prese la decisione di diventare sacerdote".
Ricevette l'ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia il 29 maggio del 1920. A novembre si trasferì a Roma per studiare al Seminario Lombardo e alla Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici per prepararsi alla carriera diplomatica.
Tra il 1922 e il 1924 conseguì tre lauree: in filosofia, in diritto canonico e in diritto civile. Nel 1925 venne nominato asistente ecclesiastico nazionale della Fuci, Federazione universitaria cattolica italiana.
"Lo conobbi in quegli anni", mi raccontò il dottor Ugo Galli, medico chirurgo. "Era un brutto periodo per noi universitari cattolici, il fascismo ci aveva dichiarato guerra. Montini portò nella Fuci entusiamo giovanile e passione. Creò un grupopo misto di giovani e ragazze che lavoravano insieme nell'aiuto ai poveri. Ma allora, nell'ambito cattolico, era impensabile che ragazzi e ragazze lavorassero insieme. Montini dovette sciogliere il gruppo. Lo fece con dolore, ma senza commenti.
"Un fucino, studente di musica, molto bravo, soffriva di esaurimento e aveva una malattia agli occhi che stava per renderlo cieco. Preso dallo sconforto, si uccise. Fu un grave dolore per tutti e in particolare per Montini. Appariva sconvolto, ma non perse la sua calma. Informò i parenti, organizzò il funerale. Tanto fece che riuscì a ottenere il funerale religioso anche se, allora, la Chiesa negava ai suicidi le esequie religiose. Queste due iniziative fanno capire quanto grandi fossero l'umanità e la sensibilità di Montini".
"A 24 anni lavorava già in Segreteria di Stato", dice ancora la cugina Laura.
"Per questo in pubblico a volte appariva freddo e distaccato. Ma nella realtà era tutto il contrario. Aveva un cuore tenerissimo, una capacità affettiva grandissima, era amante della musica, della poesia, della letteratura, della bellezza. Sempre desideroso di rendere felici gli altri. Quando veniva a cena da noi, prima di andarsene, si recava sempre in cucina per ringraziare la cuoca e la cameriera.
Nel novembre del 1953 persi mio padre e a Natale, per dimenticare il dolore, decisi di andare a Roma. Battista era allora Segretario di Stato di Pio XII. Temevo che fosse occupatissimo, invece si mostrò felice di vedermi e volle che restassi sua ospite per diversi giorni. Furono giorni che non ho mai dimenticato. Nonosante gli impegni, trascorse con me molto tempo. Nel pomeriggio di Capodanno volle accompagnarmi con la sua automobile a Ostia, per una passeggiata lungo il mare. Verso il tramonto, la luce si fece soffusa e le onde avevano colori fantastici. Di fronte a quello spettacolo della natura, vidi Battista commuoversi. Anch'io ero incantata. Ma lui era rapito, emozionato, tanto da non riuscire a parlare.
"Quando ripartii per Brescia, mi consegnò una busta con molti soldi e un biglietto in cui diceva: "Questi soldi sono per i tuoi poveri".
L'amore per i poveri è un aspetto della sua vita che pochi conoscono. Fin da quando era un ragazzo aveva un amore sconfinato per i poveri. Li aiutava in tutti i modi. Regalava loro quanto poteva, e lo faceva sempre di nascosto".
Montini venne eletto Papa il 21 giugno 1963. Succedeva a Giovanni XXIII, che in cinque anni di Pontificato aveva portato la rivoluzione in Vaticano. Governò la Chiesa per 15 anni, che furono tra i più difficili della storia contemporanea, anni della contestazione, del Concilio, dei cambiamenti,della secolarizzazione, delle Brigate rosse. Fu una guida sicura, comprensiva, illuminata e moderna.
Nel 1964, rinunciò alla tiara papale, mettendola in vendita per aiutare, con il ricavato, i poveri. Nel 1966, abolì, dopo quattro secoli, l'indice dei libri proibiti. Fu il primo Papa a prendere l'aereo: iniziò a viaggiare per visitare diocesi lontanissime, come nessuno dei suoi predecessori aveva ancora fatto; è stato il primo Papa a visitare tutti i cinque continenti.
Gli storici affermano che fu un Papa grandissimo. Chi gli visse accanto racconta che fu sempre, fin da bambino, una persona buonissima. La Chiesa ha aperto il processo di beatificazione. Prossimamente la tv racconterà la sua vita in una fiction. Anche per il "timido" Papa Montini inizia il tempo di una conoscenza più approfondita e più adeguata.

© Copyright Chi, 6 agosto 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, sono tornato dalla montagna. Mi sono riposato e ho fatto belle camminate. Spero anche voi possiate riposare o abbiate riposato!

Mio padre mi ha fatto pervenire da un settimanale (penso sia "Di Più") una bella lettera del card. Antonelli agli sposi. Se riesci a reperirla, ti consiglio di inserirla!

Ciao, Marco

Raffaella ha detto...

Bentornato, Marco :-)
Grazie della segnalazione.
R.