7 agosto 2008
Papa, l'abbraccio della Badia. Visita al paese di Freinademetz: «La Cina si apra al Vangelo» (Vezzosi)
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Papa, l'abbraccio della Badia
Visita al paese di Freinademetz. «La Cina si apra al Vangelo»
BOLZANO
Oies, in val Badia, culla di san Freinademetz, è stata scelta da Benedetto XVI per la sua prima visita ufficiale. Giunto in elicottero, si è fermato per circa un'ora nella casa natale del missionario. Quattromila persone lo hanno festeggiato. Benedetto XVI ha baciato decine di bambini, ricevuto in omaggio infiniti mazzi di fiori e stretto la mano a famiglie ed anziani che si erano arrampicati fino al borgo a piedi.
Ma il momento centrale della sua visita è stato nella chiesa dedicata al santo che, anche nei ritratti, sembra un cinese. «San Giuseppe Freinademetz ci mostra la strada della vita ed è anche un segno per il futuro della Chiesa — ha detto il Papa— È un santo di grandissima attualità. Sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee. È importante che questo grande continente si apra al Vangelo».
© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 6 agosto 2008
Il Papa omaggia Freinademetz «Un santo di grande attualità»
Damiano Vezzosi
BOLZANO — Il primo Papa della storia ad andare in val badia si è recato ieri a Oies e ha comunicato al mondo l'importanza e l'attualità del santo locale, San Giuseppe Freinademetz.
Quelle pronunciate da Benedetto XVI nella piccola frazione di Badia non sono parole di circostanza.
«Ringraziamo il Signore — ha detto il Papa, nella chiesa stipata all'inverosimile — che ci ha dato questo grande santo. San Giuseppe Freinademetz ci mostra la strada della vita ed è anche un segno per il futuro della Chiesa. È un santo di grandissima attualità». Le sue parole, portate all'esterno dagli altoparlanti, sono state accolte da un boato dalle circa 4000 persone che lo avevano atteso per ore e festeggiato con canti e cori.
San Giuseppe Freinademetz per la chiesa è il santo giusto al momento giusto. Il missionario lasciò l'Italia per andare a vivere come cinese fra i cinesi e anche prima di morire scrisse agli amici: «Anche in paradiso voglio vivere da cinese». Per questo la visita di ieri e il secondo riferimento alla Cina in pochi giorni. Se però le parole sul Paese e sulle Olimpiadi dette all'Angelus di domenica scorsa potevano essere considerate di circostanza, quasi un obbligo alla vigilia del grande appuntamento sportivo mondiale, ieri il pontefice è andato ben oltre, caratterizzando questo suo soggiorno altoatesino come un tappa importante nel dialogo con le autorità del più popoloso Paese del mondo.
«Sappiamo — ha proseguito nel suo discorso di ieri pomeriggio — che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee. È importante che questo grande continente si apra al Vangelo. La fede non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo, perchè tutte le culture aspettano Cristo. Nel Signore raggiungono la loro maturità. San Giuseppe Freinademetz voleva non solo vivere e morire come un cinese, ma anche nel cielo rimanere un cinese. Così — ha concluso — si era veramente identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo».
Josef Ratzinger non era mai andato a Oies nei suoi innumerevoli soggiorni in Alto Adige da cardinale. La visita di ieri è stata molto intensa.
Sceso dall'elicottero intorno alle 17, ha impiegato mezzora per arrivare alla casa natale di san Giuseppe. Per strada ha stretto centinaia di mani, benedetto decine di bambini, ricevuto innumerevoli mazzi di fiori.
Davanti alla casa lo attendevano il sindaco di Badia Ugo Dorigo, il vescovo di Bolzano Wilhelm Egger e il padre verbita Pera Irsara, custode della casa di Giuseppe Freinademetz. Nella casa poi si è trattenuto circa 15 minuti, salutando anche alcuni padri verbiti (l'ordine tedesco del quale faceva parte Giuseppe Freinademetz) di tutto il mondo.
A un certo punto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, è uscito per riferire che sua santità era «molto interessato alla vita di Giuseppe Freinademetz e a quella dei contadini della valle si suoi tempi. Sta seguendo con molta attenzione il racconto e ha lasciato un pensiero». La frase, scritta di suo pungo in tedesco su un foglio recita: «Possa il signore per intercessione di San Giuseppe Freinademetz, suscitare molte vocazioni spirituali e aprire sempre più la Cina alla fede in Gesù Cristo».
Uscito dalla casa è entrato prima brevemente nella piccola cappella sotto la casa e successivamente nella chiesa adiacente, nella quale lo aspettavano centinaia di persone. Lì si è inginocchiato a pregare e ha parlato alla folla che era all'esterno. All'uscita un microfono lo attendeva per un ultimo saluto a braccio. «Ringrazio di tutto cuore di questa accoglienza commovente — ha detto So che alcuni di voi hanno atteso ore il mio arrivo. Che Dio vi benedica tutti e grazie ancora».
© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 6 agosto 2008
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