6 agosto 2008
Gli incontri con il Santo Padre: l'emozione di Don Carlo Milesi e della tredicenne Johanna (Alto Adige)
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A tu per tu col Papa: «Che emozione»
Il racconto «dietro le quinte» del canonico don Carlo Milesi
L’INCONTRO In sacrestia, prima di entrare in piazza
BRESSANONE.
«Il momento più emozionante? Vedere il Papa commosso incontrare un bambino malato».
Don Carlo Milesi, canonico in lingua italiana del Duomo cittadino, ha trascorso gli ultimi minuti non pubblici del Santo Padre, da quando è entrato nel chiostro a quando è entrato in piazza. E racconta un «dietro le quinte» che descrive un Papa umano, ed un monsignore emozionato.
Don Carlo, che effetto le ha fatto trovarsi faccia a faccia con il Santo Padre?
È stato emozionante, non capita tutti i giorni. Eravamo circa una dozzina di canonici, e lo stavamo attendendo in semicerchio nell’entrata laterale del Duomo. Alle 11,45 è entrato, e si è fermato dinanzi all’inginocchiatoio sotto l’altare del Santissimo. Poi ci ha raggiunto, e don Ivo ci ha presentati uno ad uno.
Si ricordava di lei, dai tempi in cui era cardinale ed arrivava a Bressanone?
Sinceramente non l’ho capito: sono stato presentato come il canonico di lingua italiana, e nonostante ciò mi sono rivolto spontaneamente al Pontefice in tedesco. In quel momento lui ha sorriso, e mi ha risposto in italiano: un fatto che mi ha spiazzato, tanto che non riesco a ricordare che cosa mi abbia detto. Poi grazie alla sua pacatezza, ci siamo rilassati un po’ tutti.
Poi cosa avete fatto?
Ci hanno donato un rosario e lui si è diretto verso la sacrestia. Lì ha incontrato Albert Lechner, che lavora come sacrestano da 53 anni. Questi non si aspettava di incontrarlo, e si vedeva, ma il Papa ha avuto delle parole anche per lui. Il suo commento è stato “Io questa sacrestia la conosco da tantissimi anni”.
Si è fermato a pregare?
Visto che era in anticipo sui tempi, si è seduto sul primo banco del presbiterio e si è intrattenuto con il decano e don Muser. Hanno parlato in maniera informale, di tutto.
A parte l’incontro in prima persona con il Santo Padre, che cosa le è rimasto della giornata?
Ho visto un Pontefice umano, capace di commuoversi di fronte ad un bambino malato, quello affetto da leucemia che ha salutato al termine dell’Angelus. E poi ho apprezzato il discorso che ha fatto sulla convivenza: ha tentato di aprire uno spiraglio verso la Cina, dove la Chiesa è clandestina, e a tale proposito ha chiesto agli atleti di lanciare un messaggio di pace. Mi ha emozionato, anche perché in diocesi lavoriamo per costruire una pacifica convivenza fra i gruppi linguistici. Lo facciamo anche con le messe plurilingui, una delle più importanti innovazioni portate dall’ex vescovo Gargitter.
© Copyright Alto Adige, 5 agosto 2008
Un Papa "umano"? Ma non e' ora di cambiare musica? Suvvia...almeno in Alto Adige mi aspetterei commenti di altro tenore!
R.
IL RACCONTO
Il colloquio con Johanna, tredici anni
BRESSANONE.
Hanno 13 anni, si chiamano Caroline Goller e Johanna Jocher e sono tra i bambini e i ragazzi di Sant’Andrea che domenica erano al posto giusto nel momento giusto: cioè in paese mentre passava il Papa.
In questo modo hanno potuto entrare nel gruppo che è andato incontro al Papa.
«Si è fermato con noi - racconta Johanna -, era sorridente e gentile. Ci ha chiesto che lingua parlavamo, poi ci ha fatto qualche domanda sulle nostre vacanze. È stato emozionante e alla fine ci ha regalato anche un rosario».
Christine Goller, mamma di Caroline, è stata tra le prime ad avvistare il Papa: «L’ho visto dal balcone e sono subito andata verso il cimitero ma i bodyguard ci hanno fermato. Però quando il Papa è andato via ci ha salutato e non lo dimenticherò mai».
© Copyright Alto Adige, 5 agosto 2008
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