30 ottobre 2008
Il Papa agli studenti delle università ecclesiastiche: "Siate liberi dalla tentazione dell’orgoglio" (Sir)
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BENEDETTO XVI: A STUDENTI UNIVERSITÀ ECCLESIASTICHE, NO ALLA “TENTAZIONE DELL’ORGOGLIO
Impegnarsi “intensamente nel lavoro intellettuale, interiormente liberi dalla tentazione dell’orgoglio” e vantandosi “sempre e solo nel Signore”.
E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto questa sera agli studenti delle università ecclesiastiche romane, incontrati come di consuetudine all’inizio dell’anno accademico nella basilica di San Pietro dove il card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha presieduto la Messa. Per l’occasione il Pontefice ha ripreso uno dei temi della catechesi tenuta ieri: la riflessione di San Paolo sulla “sapienza della Croce” che “si contrappone alla sapienza di questo mondo”. 4“L’Apostolo – ha spiegato il Papa - insiste sul contrasto esistente tra le due sapienze, delle quali una sola è vera, quella divina, mentre l’altra” in realtà è “stoltezza”.
Questa contrapposizione, ha precisato Benedetto XVI, “non è da identificare con la differenza tra la teologia, da una parte, e la filosofia e le scienze, dall’altra”.
La “sapienza di questo mondo” è “un modo di vivere e di vedere le cose prescindendo da Dio e seguendo le opinioni dominanti, secondo i criteri del successo e del potere”, mentre la “sapienza divina” consiste nel “seguire la mente di Cristo” che “ci apre gli occhi del cuore per seguire la strada della verità e dell’amore”.
“Per conoscere e comprendere le cose spirituali – ha quindi spiegato agli studenti il Pontefice - bisogna essere uomini e donne spirituali, poiché se si è carnali, si ricade inevitabilmente nella stoltezza”, anche se magari si diventa “dotti” e “sottili ragionatori di questo mondo”.
Di qui l’esortazione di Paolo a chi “si ritiene sapiente secondo i criteri del mondo” a “farsi stolto”, per “diventare veramente sapiente davanti a Dio”.
Questo - è la precisazione del Papa – “non è un atteggiamento anti-intellettuale, non è opposizione alla ‘recta ratio’.
Paolo – seguendo Gesù – si oppone ad un tipo di superbia intellettuale, in cui l’uomo, pur sapendo molto, perde la sensibilità per la verità e la disponibilità ad aprirsi alla novità dell’agire divino”. Paolo “non vuole affatto condurre a sottovalutare l’impegno umano necessario per la conoscenza, ma si pone su un altro piano”: egli “denuncia il veleno della falsa sapienza, che è l’orgoglio umano”.
Per Benedetto XVI “non è infatti la conoscenza in sé che può far male, ma la presunzione, il ‘vantarsi’ di ciò che si è arrivati – o si presume di essere arrivati – a conoscere. Proprio da qui derivano poi le fazioni e le discordie nella Chiesa e, analogamente, nella società”.
“Si tratta dunque – ha concluso - di coltivare la sapienza non secondo la carne, bensì secondo lo Spirito” purificando “il proprio cuore dal veleno dell’orgoglio”.
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