7 dicembre 2007

Papa e Dalai Lama: la polemica inventata ed i tentativi di "furbate" (mancate) dei media!


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Cari amici, che barba!
Anche la visita del Dalai Lama in Italia e' diventata l'occasione non per parlare della Birbania e del Tibet, ma per attaccare il Papa che, udite udite, non avrebbe ricevuto il leader buddista a causa di pressioni da parte della Cina.
Ma che noia! Si e' tentato di creare il caso e la polemica fra il Dalai Lama e Benedetto XVI attribuendo al primo parole non sue e facendo passare l'idea che abbia attaccato Papa Ratzinger preferendo di gran lunga Giovanni Paolo II. Niente di tutto cio'...
Leggiamo l'intervista al Dalai Lama e l'articolata e giusta analisi di Accattoli e poi commentiamo insieme...
Ho scelto "Il Corriere della sera" perche' mi pare il piu' equlibrato. Pessimo il titolo di "Repubblica": "Peccato non vedere il papa, rimpiango Giovanni Paolo II" - Fabrizio Ravelli.
L'articolo non corrisponde al titolo perche' il Dalai Lama ha usato il termine "mi manca" e non "rimpiango".
Andiamoci piano con le parole
!
Raffaella

L'incontro Il Dalai Lama chiede aiuto all'Italia: Pechino schiaccia il Tibet

«Wojtyla quanto mi manchi Peccato non vedere il Papa»

MILANO — L'incontro è quasi finito. Il Dalai Lama ha già una mano sulla borsa a tracolla amaranto tipica dei monaci tibetani.

Michele Farina

Santità le manca Giovanni Paolo II?

«Oh John! Great», risponde d'un fiato. «Un grande, Giovanni. Un leader spirituale. Una persona straordinaria. Mi manca, molto». Forse perché anche lui «veniva da un Paese comunista», il Dalai Lama racconta che «dal primo incontro nacque un feeling speciale». Pausa. «E la sua determinazione! Non l'ha persa mai, anche quando è diventato fragile. Ha promosso i valori spirituali, e il dialogo inter- religioso. Mi manca». Un'altra pausa. «Anche con l'attuale Papa in passato ho avuto un incontro. Un uomo molto intelligente, un intellettuale.
Il suo insistere che fede e ragione debbano camminare insieme... Meraviglioso».

E' un fantastico incassatore Tenzin Gyatso, 72 anni (48 in esilio), 14ma reincarnazione del Dalai Lama, guida del buddismo tibetano. Sorvola («non fa niente») sul mancato incontro con Benedetto XVI. Per il Vaticano non è mai stato in programma...

«Quando vengo in Italia sento il dovere morale esprimere al Papa rispetto e fratellanza. L'ho fatto quasi sempre. Questa volta Sua Santità ha trovato qualche difficoltà, per mancanza di tempo o per altri fattori. Mi dispiace. Ma non è un problema».

Quali possano essere gli «altri fattori» (l'opposizione della Cina?) non è nel suo stile dirlo: stilettate di buon umore, infradito di cuoio ai piedi nudi, diplomazia. Non si sofferma sull'«imbarazzo» delle massime istituzioni italiane:

«C'è stato qualche disagio per la mia visita», d'altra parte «ovunque io vada i cinesi fanno problemi ai Paesi che mi ospitano».

L'ospite scomodo parla ai giornalisti in una sala dell'hotel Principe di Savoia. Al bar nella hall, Beppe Grillo aspetta i suoi «8 minuti di beatitudine » («gli dirò dei problemi di Genova, scherzo: mettiamo il blog a disposizione della causa tibetana»). Il Dalai Lama si è alzato alle 5, si è versato l'acqua calda per la tsampa, la colazione tradizionale con farina d'orzo, a mezzogiorno assaggerà le mozzarelle di bufala («ah la cucina italiana, per noi monaci che digiuniamo la sera le vostre porzioni sono un toccasana, altro che la giapponese»). La tsampa: «Sapete che piace ai cinesi che vengono in Tibet? Tiene lontano il diabete».
Cercassero solo tsampa, i cinesi mandati a colonizzare il Tetto del Mondo.

Santità, come sta il suo popolo? Nel '96 disse al Corriere che nel giro di 10 anni non sarebbe rimasta più traccia della cultura tibetana.

«La Cina governa il Tibet con qualcosa di simile alla legge del terrore. Ci impediscono di praticare la nostra religione. Lo sfruttamento minaccia l'ambiente. Non esiste libertà di espressione e di informazione. La violazione dei diritti umani è di importanza cruciale. E può avere conseguenze negative per l'unità e la stabilità della stessa Cina».

Il dialogo con Pechino?

«Dal 2002 abbiamo avuto sei incontri. Al 5˚ hanno riconosciuto che non cerchiamo l'indipendenza, ma un'autonomia reale come prescrive la Costituzione. Ho gioito: ci siamo. Ma a fine giugno 2007, marcia indietro: di nuovo hanno accusato di separatismo me e intensificato la repressione. Hanno detto: un caso Tibet non esiste più».

Cosa può fare l'Italia?

«Molto. Siete nell'Unione Europea, che promuove i valori umani fondamentali. Parlate di questi valori ogni volta che avete interlocutori cinesi. Non solo a livello governativo. Lo dico anche a studiosi e accademici. Agli uomini d'affari: sono importanti i rapporti economici con la Cina, ma barattare giustizia e verità per il denaro è una forma di corruzione».

Si sente un po' come Toro Seduto? I tibetani come gli indiani d'America oppressi nelle loro terre?

«Loro furono spazzati via. Noi non siamo a questo punto. Però, oggi, i pellerossa sopravvissuti in America sono liberi di coltivare la cultura originaria. In Tibet no».

«Reincarnarmi in una donna? Nessuna novità. Nella nostra tradizione è già successo»

Lei è un'icona del pacifismo progressista, ma negli ultimi tempi a volerla incontrare sono leader conservatori come Bush e Merkel.

«Non solo. A Vienna mi ha ricevuto il Cancelliere». Il socialdemocratico Gusenbauer.

© Copyright Corriere della sera, 7 dicembre 2007 (consultabile anche qui)

Come potete leggere, sono stati i giornalisti a provocare la risposta del Dalai Lama che, se letta fuori dal contesto, potrebbe risultare una critica al Vaticano, ma non lo e'...
La stampa non e' ancora stanca? Non e' bastata Ratisbona? La Spe salvi? Il discorso alle Ong?
E veniamo all'analisi di Accattoli. Seguira' commento...

R.


Retroscena Il no al leader spirituale necessario per normalizzare i rapporti

In gioco la delicata partita dei vescovi cattolici cinesi

L'udienza avrebbe compromesso nuove nomine

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — In Vaticano sono contenti che il Dalai Lama abbia avuto ieri a Milano un colloquio di un'ora con il cardinale Dionigi Tettamanzi e trovano «sincere e condivisibili» le dichiarazioni del leader buddista sul mancato incontro con Benedetto XVI, ma non sono pentiti di quella decisione che spiegano con gli impegni del papa e con la diplomatica affermazione che «non è necessario che venga da noi ogni volta che arriva in Italia».
Confidenzialmente nessuno tra i collaboratori del papa nega che nella decisione sia stato decisivo il timore di turbare i rapporti con Pechino mettendo in calendario una nuova udienza papale al Dalai Lama a poco più di un anno dalla precedente (ottobre 2006). Negano invece decisamente che l'incontro sia stato programmato e poi cancellato.
Come si spiegano allora le voci circolate per settimane— lungo il mese di novembre — che davano per «fissata» l'udienza al 13 dicembre? Gli addetti ai lavori rispondono che si è trattato di un'«incomprensione » tra il Consiglio per il dialogo interreligioso — è presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran e si occupa dei rapporti con l'Islam, il Buddismo, l'Induismo e ogni altra religione — e la Segreteria di Stato.
Al Consiglio davano per «naturale » che vi sarebbe stato l'incontro, essendocene stati uno con Paolo VI nel 1973, cinque con Giovanni Paolo II (tra il 1980 e il 1990) e già uno con Benedetto XVI. Ma la «voce» sul nuovo appuntamento provocò un duro monito di Pechino — esso poteva «urtare i sentimenti dei cinesi» — e la Segreteria di Stato, che non aveva ancora affrontato la questione, decise per il no. Il 26 novembre il portavoce Federico Lombardi dichiarò che «non c'era in agenda alcun incontro » e «non esisteva un caso diplomatico», in quanto la presunta udienza «non era stata mai fissata».
Un'idea delle conseguenze che quell'udienza avrebbe potuto avere l'aveva data l'altro ieri il quotidiano di Hong Kong «South China Morning Post» scrivendo che il mancato incontro era stato decisivo perché si arrivasse — il 4 dicembre — all'ordinazione con approvazione papale del nuovo vescovo di Guangzhou, Giuseppe Gan Jungiu. Secondo il quotidiano la cerimonia di ordinazione già programmata per novembre sarebbe stata in seguito rinviata per attendere le decisione del Vaticano sull'incontro tra il Dalai Lama e Benedetto XVI.
L'ordinazione di Gan Jungiu è la terza in tre mesi che avviene con l'accordo del Vaticano: ce n'era stata una prima in settembre e una seconda il 30 novembre. In Vaticano hanno molto apprezzato questi tre «segni» di «normalizzazione», i più importanti dopo che il papa aveva inviato il 30 giugno una lettera ai cattolici cinesi con la quale proponeva un «accordo per la nomina dei vescovi » e l'apertura delle relazioni diplomatiche.

© Copyright Corriere della sera, 7 dicembre 2007

Mia riflessione...
La rana dalla bocca larga, rigorosamente anonima, che diffuse la notizia dell'udienza mai fissata andrebbe rigettata nello stagno :-)
La decisione del Vaticano e' stata saggia, risoluta ed intelligente.
Ora diro' la mia a costo di essere politicamente scorretta (tanto lo sono sempre).
Il Papa non e' il "parroco del mondo", non e' il portavoce di ogni istanza, ma il Capo della Chiesa Cattolica.
Egli ha la responsabilita' gravissima di agire come Pastore della Chiesa Universale,guida di oltre un miliardo di Cattolici.
Il Papa NON PUO' mettere a rischio la vita e la sicurezza del suo gregge, soprattutto laddove questo e' stato perseguitato (in Cina).
Parliamoci chiaro: l'udienza al Dalai Lama sarebbe stata puramente simbolica e mediatica e rischiava di far aumentare le persecuzioni a Cristiani e Buddisti.
Questo, e non la seconda udienza (ce n'e' stata una solo un anno fa), sarebbe stato un autogol incredibile.
Papa Ratzinger non bada al giudizio (variabile come le stagioni) dei media, ma alla sostanza e a garantire la liberta' religiosa.
Giovanni Paolo II avrebbe ricevuto il Dalai Lama? E chi lo sa...
Non lo sapremo mai e per una semplice ragione: i rapporti fra il Vaticano e la Cina non sono mai molto lontano almeno fino ad ora.
Parliamoci chiaro: mai, come in questo momento storico, c'e' la possibilita', concreta, di normalizzare i rapporti con il governo cinese.
Questa occasione non PUO' E NON DEVE essere sprecata, buttata alle ortiche, per un mero evento mediatico.
Solo normalizzando i rapporti con la Cina, il Vaticano puo' aiutare le altre religioni presenti su quel territorio.
Non ha senso paragone il comportamento di Benedetto XVI a quello, presunto, di Giovanni Paolo II perche' solo nell'ultimo anno di sono fatti passi avanti con la Cina.
Siamo onesti e parliamoci chiaro
!
Raffaella

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15 commenti:

mariateresa ha detto...

ma di cosa stiamo parlando? Il papa ha già ricevuto il Dalai Lama.
Lo deve ricevere tutte le volte che viene? se no non va bene?. La manipolazione dell'intervista è poi evidente. Il Dalai Lama non è certo piccino come questi commentatori.Sono sempre alla ricerca della polemica, vivono per creare polemica, non sanno fare altro.
C'è da compatirli.

Anonimo ha detto...

Concordo, carissima :-)

Anonimo ha detto...

Se il Vaticano riesce a stabilire dei rapporti con la Cina per favorire il rispetto delle religioni, e la liberta' di culto, e' meglio anche per le altre religioni, anche se sul Tibet e' una questione politica e non solo religiosa.
Comunque i giornalisti riescono a far sembrare rancorosa persino la persona piu' improbabile al mondo per questo tipo di atteggiamento.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, è proprio così, ogni occasione è buona per parlar male del Papa. Ora tocca alla visita italiana del Dalai Lama, per dichiarare tutti, anche gli incompetenti, che il Papa non ha voluto riceverlo. Pensa, Raffaella, sono capitato per caso su un blog, dove il titolare dello stesso, strumentalizzando le parole del Dalai Lama “Mi manca Giovanni Paolo II, aveva più coraggio”, afferma con tono per lui indiscutibile, che Benedetto XVI “è fuor di dubbio” che passerà alla storia come uno dei papi meno amati, perché medievale, oscurantista, etc. O povero questo signore! Ho pietà della sua ignoranza e del suo vacuo discorrere. Come spiega costui, e faccio solo un esempio, che le due encicliche di Papa Benedetto XVI, sono andate letteralmente “a ruba” e lette anche e soprattutto dai giovani? Ma non voglio impegnarmi in un contraddittorio con chi non ha argomentazioni. Io non posso che ripetermi e ringraziare Iddio per aver donato al suo popolo un pastore, che, in un momento “ferocemente” difficile, sta riconducendo il popolo verso una nuova terra promessa, un popolo che si è disperso come gli ebrei nel deserto dedicandosi alla divinazione del vitello d’oro. Altro che medievale, ma un pastore consapevole dello smarrimento del suo gregge “moderno” che sta portando all’ovile dopo anni di errante vagabondare nel deserto di una mancanza di una vera pastorale filiale. Ma si sa, gli ignoranti parlano di quello che non sanno, e non parlano di quello che non pensano, semplicemente perché non pensano. Voglio concludere questo mio breve intervento dicendo: il Dalai Lama avrebbe detto che gli manca Giovanni Paolo II, perché aveva più coraggio. Ebbene c’è una virtù più forte del coraggio, ed è la Prudenza. Gradirei, cara Raffaella, un tuo pensiero. Ciao, Antonio.

Anonimo ha detto...

Ciao Antonio, credo che sia inutile e dannoso insistere a paragonare i due Pontefici. Essi hanno temperamenti diversi, e' vero, ma anche le circostanze sono completamente diverse. Non so se Giovanni Paolo II avrebbe incontrato il Dalai Lama, ma una cosa e' certa: non lo sapremo mai perche' mai i rapporti con la Cina sono stati al punto in cui sono ora.
Ferrara stasera parla proprio del risveglio del Cristianesimo...
Papa medievale? Non mi pare. Chi fa certe affermazioni ha letto qualche testo di Joseph Ratzinger o parla con la bocca ed il cervello di giornali e tv?
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Non giudico nè condanno l'operato di Ratzingher. Ma ritengo che la sua indisponibilità ad un saluto, un solo saluto, sia stata poco cordiale.
D'altronde Sua Santità il Dalai Lama non giudicherebbe mai ed è altresì incapace di provare rancore o di risentirsi per tutto cio. In questo sta la sua grandezza.
Se la visita avesse creato qualche tipo di problema sarebbe stato lui stesso ad evitarla, come è nel suo spirito.
Tatiana

Anonimo ha detto...

Il Papa non puo' rischiare la vita dei Cattolici cinesi perseguitati da decenni.
Tu avresti barattato un saluto mediatico con la salute di migliaia di persone? Io no...

Anonimo ha detto...

Trà uomini che condividono gli stessi ideali dovrebbe essere un piacere incontrarsi. Non sono assolutamente d'accordo che un uomo politico, in questo caso il presidente della Cina possa interferire sulle decisioni riguardanti l'incontro di due esponenti religiosi, specialmente in questo momento dove si stà usando la religione per creare falsi nemici e farci confondere sempre di più. Sottomettersi a questi voleri non è diplomazia. La giustizia e la coerenza dovrebbe essere alla base della vita di ogni individuo sia religioso, politico o laico. Gesu' non chiuderebbe mai la porta a chi predica amore, ma lo accoglierebbe a braccia aperte.
Secondo la religione cattolica non dovrebbe il Papa essere il successore di Gesu in terra?

Anonimo ha detto...

Trà uomini che condividono gli stessi ideali dovrebbe essere un piacere incontrarsi. Non sono assolutamente d'accordo che un uomo politico, in questo caso il presidente della cina possa interferire sulle decisioni riguardanti l'incontro di due esponenti religiosi, specialmente in questo momento dove si stà usando la religione per creare falsi nemici e farci confondere sempre di più. Sottomettersi a questi voleri non è diplomazia. La giustizia e la coerenza dovrebbe essere alla base della vita di ogni individuo sia religioso, politico o laico. Gesu' non chiuderebbe mai la porta a chi predica amore, ma lo accoglierebbe a braccia aperte.

Anonimo ha detto...

cara raffaella,il papa ,ha dimostrato che preferisce avererapporti con i regimi totalitari che schiacciano la vita di molti esseri umani,piuttosto che fare una battaglia insieme con il dalai lama,per la libertà religiosa di tutti.Peccato,perchè ha perso l'occasione di dimostrare di essere veramente ilministro di DIO..So che non pubblichi i commenti a te non graditi!! è segno di assenza di DEMOCRAZIA ,di mancato rispetto delle opinioni altrui e questo non fa parte della cultura cristiana che fa del rispetto umano,uno dei diritti fondamentali ,per poter vivere in pace nel pieno rispetto dei messaggi di GES§.Buona giornata.

Anonimo ha detto...

Il Papa è il successore di Pietro, non di Cristo.
Questa e' l'abc, la base della Chiesa Cattolica.
Caro Queen, come vedi ho pubblicato il tuo commento anche se non ne condivido una virgola. Evita di dare agli altri lezioni di cultura cristiana, grazie!
Visto che ci siamo, vorrei ricordare a tutti che Papa Benedetto lancio' la sua sfida contro i FONDAMENTALISMI di qualunque genere a Ratisbona. In quella occasione non mi pare che esponenti di altre confessioni cristiane o di fedi non cristiane si siano precipitati a manifestare il loro consenso al Papa. O ricordo male?
R.

Anonimo ha detto...

"IL PAPA E' IL SUCCESSORE DI PIETRO NON DI CRISTO."
Dal Nuovo Testamento:
"Pietro, intanto, stava seduto fuori nella corte; e una serva gli si accostò, dicendo: Anche tu eri con Gesù il Galileo. Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: Non so quel che tu dica. E come fu uscito fuori nell'antiporto, un'altra lo vide e disse a coloro ch'eran quivi: Anche costui era con Gesù Nazareno. Ed egli daccapo lo negò giurando: Non conosco quell'uomo. Di lì a poco, gli astanti, accostatisi, dissero a Pietro: Per certo tu pure sei di quelli, perché anche la tua parlata ti dà a conoscere. Allora egli cominciò ad imprecare ed a giurare: Non conosco quell'uomo! E in quell'istante il gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù che gli aveva detto: Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. E uscito fuori, pianse amaramente."
Scusate se il mio commento è un pò lungo ma voglio riportare di pari passo il vangelo. Non voglio rischiare di commettere errori perche la mia educazione cattolica risale al catechismo e all'esame a settembre di religione che ho dovuto sostenere in una scuola gesuita quando ero appena dodicenne e sono passati più di trant'anni.
Stò allucinando o c'è forse qualche analogia?
Se Pietro è arrivato a rinnegare il suo maestro, forse è stato più facile per il suo successore rinegare Sua Santità Dalai Lama che non è il Suo maestro, ma solo un individuo che come il Suo maestro predica amore senza scarpe e ricoperto solo da una tunica.
Non voglio con questo offendere nessuno e spero che se anche non condividi il mio pensiero pubblicherai il mio commento.
Ciao

Anonimo ha detto...

Dici di avere studiato catechismo. Non ti pare che paragonare il Dalai Lama a Cristo sia un tantino fuori luogo?
R.

Anonimo ha detto...

"ma solo un individuo che come il Suo maestro predica amore senza scarpe e ricoperto solo da una tunica."
Ripeto "come il Suo maestro."
Comunque la questione và molto più in la.
La nostra nazione, anche grazie agli insegnamenti di Gesu, ha eliminato schiavitù e sfruttamento. La forza lavoratrice è tutelata da leggi sul tempo di lavoro, sicurezza, pensione, sanità, ecc. ecc. Ora molte aziende italiane, soggette a tutti i costi che tutte queste tutele comportano, chiudono non potendo competere con i prezzi dei prodotti cinesi. I nostri operai entrano in cassa integrazione o perdono il lavoro. Le ditte sorte in Cina, non avendo da preoccuparsi di tutto questo, fioriscono e la Cina diventa una potenza. Perche'? La risposta la conoscono tutti. Sfruttamento dell'essere umano. Inaccettabile secondo le nostre leggi e specialmente contro ogni insegnamento di Gesù. Dopo le minacce del presidente della Cina, non aprendo la porta al Dalai Lama, Il Papa si è sottomesso al ricatto.
Come dice Queen "ha dimostrato che preferisce avere rapporti con i regimi totalitari che schiacciano la vita di molti esseri umani, piuttosto che fare una battaglia insieme con il Dalai Lama"
Anche i cattolici in Cina sono sfruttati e perseguitati quanto i tibetani e sempre lo saranno fin che lo permettiamo.

Anonimo ha detto...

dice bene anonimo quando afferma che la nistra nazione è anche grazie agli insegnamenti di GESU (da non confondersi con il papa e le sante eminenze)che,come la storia insegna,sono sempre stati dalla parte dei potenti e dei dittatori.Forse faresti bene a lasciare da parte per qualche giorno il catechismo,per studiare la storia ,anche del novecento,es..la chiesa e i regimi di destra ,il sostegno del papa e del clero , al governo di ANTE PAVELIC (1941-45) la benedizione di monsignor STEPINAC ai sacerdoti e ai frati francescani durante il genocidio di migliaia di ebrei e ortodossi serbi in croazia,da parte degli stessi sacerdoti.L'approvazione di questo genocidio da parte di papa WOITILA ,che ha beatificato nel 1998 lo stesso monsignor STEPINAC (beati i criminali di guerra),approvando di fatto con questa beatificazione il suo operato.Spero che pubblicherai questa mia notificazione.Un vero cattolico,rispetta le opinioni altrui,anche se non condivide,accetta le critiche,si informa e quindi risponde pacatamente,senza astio,,coma da alcunu commenti precedeniemerge...Buona giornata.