6 dicembre 2007

Pranzo Bertone-Prodi: i commenti


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Cus Il segretario di Stato vaticano a pranzo con Prodi e mezzo esecutivo

Bertone brinda con il governo Tregua sulle unioni civili
Ma il Senato dà il primo sì ai «contratti solidali»
Il voto in commissione Ora gli emendamenti, dopo il 15 gennaio la discussione del testo in aula


Alessandra Arachi

ROMA — Al principio era: i Pacs. Poi è diventata: i Dico. E adesso che è stata ribattezzata con il nome di Cus (ovvero: Contratti di unione solidale), la legge sulle unioni di fatto ha mosso i primi passi in Parlamento: la commissione giustizia del Senato ha infatti approvato il testo base da adottare per la discussione. Proprio ieri.
Proprio mentre Romano Prodi e metà del suo governo brindava a tavola con il cardinal Tarcisio Bertone. Gesto fuori dal protocollo quello del segretario di Stato vaticano: un calice alzato a tavola. «Auguro un buon lavoro a questo governo», ha detto Bertone. Un gesto ben più che simbolico. È infatti la sostanza del nuovo corso dell'esecutivo di Prodi che ha fatto tornare il sorriso al cardinale.
Ed è ovvio che le unioni civili siano un tema centrale di questo nuovo corso: da mesi il governo le ha sepolte dentro un cassetto. Un calice alzato per dare un altro giro di chiave a quel cassetto.
Ma in Parlamento si brindava ugualmente. Era il senatore Cesare Salvi ad esultare: è stato lui, presidente della commissione giustizia, a presentare il testo base sui Cus. «E lo abbiamo approvato in commissione», ha detto. Spiegando: «Questa fino ad oggi sembrava un'impresa impossibile. Ma bisogna dare fiducia al Parlamento».
Un testo che riprende molti dei punti del disegno di legge (quello sui Dico) che il governo approvò in gennaio, compreso il fatto che i diritti sono estesi ai conviventi anche dello stesso sesso. Con una prima, sostanziale differenza: ci saranno i registri per i Cus presso i giudici di pace. Ed è proprio davanti al giudice di pace (oppure da un notaio) che i contraenti si recheranno per stilare i loro contratti di unione solidale. Nel ddl governativo sui Dico per accertare l'unione di fatto c'era, invece, un giro di invio di raccomandate postali.
«Noi abbiamo voluto dare importanza al diritto della coppia», ha aggiunto Cesare Salvi, spiegando che il resto del testo ricalca pressoché in maniera sostanziale quello governativo. Dai Cus scaturiscono una serie di diritti per i conviventi che vanno dalla tutela sul lavoro, all'assistenza sanitaria, al diritto alla casa, fino ad arrivare al diritto di successione legittima.
La maggioranza della commissione giustizia ha votato praticamente compatta a favore del testo di Salvi (con l'eccezione del voto contrario di Lorenzo Ria, senatore del Pd), mentre ha appoggiato il testo Antonio del Pennino, senatore dell'opposizione (Dc-Pri). Contro il voto di Francesco D'Onofrio (Udc), astenuti i senatori di An e di Forza Italia, la Lega non era in commissione al momento delle votazioni.
«Ci sarà tempo fino al 15 gennaio per presentare gli emendamenti, poi comincerà la discussione», ha detto il presidente della commissione Salvi. Probabilmente senza sapere che poche ore prima il presidente del consiglio Prodi si era trattenuto a chiacchierare con il cardinal Bertone: non un accenno ai Pacs-Dico-Cus. Ma un fiume di parole sull'importanza dei valori della famiglia e di tutti i provvedimenti che il governo ha preso e vuole prendere proprio in tema di famiglia. Quella fondata sul matrimonio.

© Copyright Corriere della sera, 5 dicembre 2007


Sorpresa al pranzo tra Prodi e Bertone. Le rassicurazioni di Walter al Vaticano

di Paolo Rodari

Ieri era il giorno della fiaccolata promossa dai Radicali italiani e dall’associazione Radicali di Roma in piazza del Campidoglio per sostenere l’istituzione del registro delle unioni civili nel comune capitolino. Ed era il giorno in cui la commissione Giustizia, a maggioranza, ha adottato come testo base sulle coppie di fatto il disegno di legge presentato da Cesare Salvi, che punta a introdurre i “Contratti di unione solidale”.
Iniziative, soprattutto la prima, alle quali in questo momento il Vaticano guarda con un certo interesse e preoccupazione ma che, sempre ieri, non sono state toccate esplicitamente nel pranzo (è quasi sempre di routine in occasione della creazione di nuovi cardinali italiani) avvenuto all’ambasciata italiana presso la Santa Sede tra il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, i porporati italiani creati cardinali nell’ultimo concistoro e i vertici del governo italiano, da Prodi in giù.
Nessuno scambio di vedute esplicito, dunque. Però, per dirla tutta, pare che qualche battuta in merito alla proposta di istituzione di un registro delle unioni civili a Roma sia stata scambiata tra qualche esponente del governo e qualche altro del Vaticano ma soltanto a pranzo concluso e in forma privata. Da parte governativa, infatti, c’è stato chi ha voluto chiedere lumi in merito a un’ipotetica pressione del Vaticano per non far passare il registro. E da parte vaticana pare si sia risposto come, più che la Santa Sede, a “premere” sia stato il sindaco di Roma che, preventivamente, ha voluto assicurare nel corso del recente colloquio con Bertone che nulla sarebbe avvenuto in merito.
Parole di sottofondo, dunque, ma comunque importanti e che testimoniano come, a conti fatti, nell’era Bertone gli scambi di opinione tra Vaticano e governo siano tutt’altro che sporadici.
Ieri le due delegazioni erano molto nutrite. Da parte vaticana, oltre a Bertone, c’erano il sostituto alla segreteria di Stato Fernando Filoni, il “ministro degli esteri” Dominique Mamberti, il sottosegretario per i rapporti tra gli Stati Pietro Parolin. Presenti, ovviamente, anche il nunzio in Italia Giuseppe Bertello e il segretario generale della Cei Giuseppe Betori. E poi il cardinale e presidente della Cei Angelo Bagnasco, i cardinali Comastri, Lajolo, Farina, Coppa e l’argentino Sandri. Da parte governativa c’erano D’Alema, Parisi, Fioroni, Mastella, Turco, Bindi ed Enrico Letta.
Con ieri era la terza volta in pochi giorni che Bertone incontrava esponenti importanti del mondo politico. Prima la cena con Silvio Berlusconi nel giorno dell’annuncio del partito del popolo delle libertà. Poi, come detto, il colloquio con Veltroni nella settimana che doveva vedere la discussione e la votazione al Campidoglio del registro delle unioni civili. E, infine, il pranzo di ieri.
Si tratta di incontri che, al di là dei contenuti specifici affrontati, testimoniano come, finita l’era Ruini, il pallino dei rapporti col governo italiano e la politica in generale siano passati nelle mani di Bertone.
Tutto è iniziato poco meno di un anno fa. Era il 19 febbraio 2007. Bertone si recò insieme all’allora presidente della Cei Camillo Ruini e ad altre gerarchie vaticane proprio nella sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede dove l’ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua aveva organizzato, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi, il consueto incontro con le più alte cariche dello Stato. C’erano Prodi, Napolitano, D’Alema e altri ministri in ordine sparso. La situazione non era delle migliori soprattutto a causa del ddl sui Dico che, allora, incombeva come una minaccia. Bertone ci mise del suo per gettare ponti in una situazione parecchio ingarbugliata e da subito fece capire che, nell’era del post Ruini - e cioè dal 7 marzo 2007 in poi, data della nomina di Bagnasco - sarebbe stato lui a condurre le danze dei rapporti tra Vaticano e Stato italiano. E queste danze sarebbero state all’insegna di meno diktat e più dialogo. O meglio: la Chiesa non sarebbe arretrata in merito alla difesa di quei “princìpi non negoziabili” coniati pochi mesi prima in un celebre discorso da papa Ratzinger ma, nel contempo, il dialogo sarebbe stato aperto e franco.
E così è avvenuto sia in occasione dell’uscita della Nota sui Dico della scorsa primavera, sia con più insistenza nel corso degli ultimi mesi. Dialogo, per Bertone, non significa ingerenza ma scambio di opinioni e vedute all’insegna del fair play. E la primazia di Bertone in questo dialogo è aiutata oggi anche dal fatto che il presidente della Cei non risiede a Roma ma a Genova e che Ruini, lasciata la Cei, preferisca “giocare” maggiormente in retrovia.

© Copyright Il Riformista, 5 dicembre 2007


A Roma

Radicali, duecento in piazza per il registro delle coppie di fatto

Non più di duecento persone ieri, sulla piazza del Campidoglio a Roma, per la fiaccolata promossa dai radicali. Obiettivo: spingere il Consiglio comunale della capitale e il sindaco-leader del Pd Veltroni a votare una delibera di iniziativa popolare per l'istituzione di un registro delle unioni civili. La delibera, per la quale i radicali hanno raccolto e depositato diecimila firme, è in scadenza. La lista di promotori della manifestazione era molto lunga («pieno sostegno all'iniziativa» è arrivato anche dal ministro Paolo Ferrero, del Prc): «Le adesioni sono state tante — ha detto Marco Pannella, presente in piazza — ma poi quando si è trattato di scendere in piazza sono diventati tutti fantasmi».
C'erano, tra gli altri, il deputato di Rifondazione Vladimir Luxuria e Franco Grillini.

© Copyright Corriere della sera, 5 dicembre 2007

Duecento persone? Che successone! :-))
Non sara', caro Pannella, che gli Italiani hanno altro a cui pensare e che le battaglie puramente ideologiche contro il Vaticano appartengono all'archivio del secolo scorso?

R.

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