17 gennaio 2008

Mons. Bruno Forte: "Scommetto ancora sul rispetto tra laici e cattolici"


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Scommetto ancora sul rispetto tra laici e cattolici

di BRUNO FORTE*

L’ANNULLAMENTO della visita del Papa all’università La Sapienza di Roma a causa delle reazioni intolleranti di un gruppo assolutamente minoritario di docenti e di studenti, è un evento che non può non addolorare chiunque abbia a cuore le sorti della nostra democrazia. L’emergenza rifiuti in Campania aveva già esposto il Paese a una gogna internazionale: ciò che è avvenuto ora aggiunge, purtroppo, vergogna a vergogna.

È democrazia quella in cui una minoranza rumorosa riesce ad imporre a tutti gli altri la propria intolleranza verso le idee altrui?

Fa veramente tanta paura un Papa che invita a usare la ragione, dà argomenti per pensare ed è pronto a dialogare con tutti sulla base del rispetto dovuto ad ogni persona umana? Perché i dissidenti invece di evocare fantasmi, fondati su citazioni inesatte e fuori contesto del Maestro, che l’Università stessa aveva invitato non hanno provato ad ascoltarLo, a riflettere e a interagire, come si fa in ogni serio contesto scientifico e in generale fra persone civili?

Il pregiudizio ideologico non è mai segno di buona salute della scienza ed è pericoloso per la formazione dei giovani. L’offesa arrecata all’altro e il settarismo non servono a niente e a nessuno, fanno anzi del male a tutti.

La scelta della Santa Sede di annullare la visita ha, comunque, due effetti immediati di grande rilevanza: mostra, da una parte, la libertà interiore di questo Papa, che non accetta di prestarsi a strumentalizzazioni di sorta, né tanto meno di imporsi a qualcuno, in quanto intende proporsi sempre e solo con le uniche armi degne dell’essere umano, l’intelligenza e il rispetto, la testimonianza gioiosa delle propria fede e la carità aperta a tutti.

Dall’altra, la decisione vaticana pone giustamente gli ispiratori e gli organizzatori della protesta davanti alle loro responsabilità. Il “secolo breve” ci ha mostrato con dovizia di prove che l’ideologia, dove è stata al potere, ha sistematicamente calpestato la dignità di chi la pensava diversamente, imponendo una omologazione del sapere che non brilla certo come merito dei compiacenti “maestri di pensiero” di volta in volta funzionali al potere. Eravamo convinti che un simile uso distorto della conoscenza appartenesse al passato: i fatti di questi giorni mostrano che non è così, che rigurgiti ideologici continuano a fermentare, che la libertà critica è una conquista da realizzare sempre di nuovo. Di fronte a quanto avvenuto, l’oscurantismo vero è di chi ha ispirato la protesta e di chi l’ha cavalcata.
Chiarito questo, occorre ora scommettere nuovamente sul reciproco rispetto di tutti e sul dialogo. L’episodio doloroso deve restare un fatto isolato e tutti dovremo cooperare a che sia così, favorendo un sussulto di ragionevolezza, di democrazia, di vero e non solo decantato pluralismo, non compromissorio né rinunciatario di fronte alle grandi domande da cui tutti siamo interpellati davanti alla vita presente e futura.

Ai politici chiediamo una prova di corale dissenso dall’intolleranza manifestatasi: li vorremmo, una volta tanto, tutti uniti in questo, quale che sia il loro colore di appartenenza. Agli uomini e alle donne di scienza, di qualunque credo o opinione, domandiamo rispetto per la libertà e la dignità di tutti, nella comune esigenza di servire la causa della verità e del bene comune.

Al Papa come credenti confermiamo tutto l’amore e l’ascolto dovuto, invitando chi non crede a rispettare questi nostri sentimenti profondi e importanti. Verso chi non la pensa come noi ci presentiamo col desiderio di un rinnovato riconoscimento dell’umanità che tutti ci unisce, del dolore che ci accomuna di fronte alle ferite della vita e della storia e della speranza che ci affascina, sfidandoci a sognare e costruire insieme un domani migliore per tutti. Solo così, la sofferenza di questi giorni diventerà feconda per la crescita della nostra democrazia e per il vero bene della coscienza di tutti.

*Arcivescovo di Chieti-Vasto

© Copyright Il Messaggero, 17 gennaio 2008 consultabile online anche qui

1 commento:

euge ha detto...

"Fa veramente tanta paura un Papa che invita a usare la ragione, dà argomenti per pensare ed è pronto a dialogare con tutti sulla base del rispetto dovuto ad ogni persona umana? " A mio avviso si che fa paura per un semplice motivo:
Quando si porta la gente a ragionare ed a prendere coscienza dell'importanza di certe scelte oppure a ragionare sull'importanza della fede e della presenza di Dio nella vita dell'uomo, questa persona spaventa eccome; quando c'è una persona che ti pone di fronte alla tua coscenza, semmai ne hai una oppure ti pone davanti ai tuoi errori, ai tuoi dubbi, al tuo egoismo oppure ti pone davanti il problema di capire quanto sia giusta o no una vita sensa Dio, si ha paura; si diventa scomodi; perchè non può essere bene accolto colui che ti mette di fronte alla verità; colui che ti colpisce dove non vuoi essere colpito perchè magari fino ad ora hai pensato che la vita umana è esclusivamente nelle tue mani e ne puoi disporre senza renderne conto a nessuno. Tutto questo è scomodo; saper ragionare, riflettere, pensare evita l'indottrinamento è quella ragione che ti porta più vicino alla vera libertà. Tutto questo a certe persone fa paura e soprattutto, fa paura a chi dell'indottrinamento ad oltanza, ne ha fatto la sua falsa ragione di vita.
Eugenia