10 febbraio 2008

Benedetto XVI denuncia «luoghi e culture» colpevoli di ricorrere persino alla religione per discriminare le donne (Corriere e Repubblica)


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Il Papa: alcune religioni discriminano le donne

Bruno Bartoloni

CITTA' DEL VATICANO — Benedetto XVI ha denunciato ieri «luoghi e culture» colpevoli di ricorrere persino alla religione per discriminare le donne, ma anche «luoghi e culture» che la sfruttano e le fanno violenza con la pubblicità o l'industria del divertimento.
Non ha indicato quali religioni e quali culture siano più colpevoli di altre, ma a leggere tra le righe non sono molti per papa Ratzinger i Paesi che possano scagliare la prima pietra e dichiararsi senza peccato nei confronti della donna: dal mondo islamico più intransigente, a quello ebraico ultraortodosso, a quello asiatico, a quello occidentale malato di consumismo e di edonismo.
Nello stesso tempo il Pontefice ha insistito sulla netta differenza che corre tra maschio e femmina, condannando chi cerca di «offuscare e confondere» le differenze sessuali. A suo avviso, si deve «approfondire non solo l'identità femminile, ma anche quella maschile, essa pure oggetto non raramente di riflessioni parziali e ideologiche», tenendo conto sia dei progressi della scienza che delle odierne sensibilità culturali. Il Papa si rivolgeva ai partecipanti ad un convegno internazionale su «Donna e uomo, l'humanum nella sua interezza», organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici.
Il cardinale presidente, il polacco Stanislaw Rilko, non ha usato mezzi termini, presentando i lavori al Pontefice, nei confronti «dell'ideologia del "gender" che mette in questione la natura stessa della sessualità umana e quindi dell'istituzione del matrimonio eterosessuale e della famiglia biparentale».

Alla «persistente mentalità maschilista », Benedetto XVI ha opposto «la novità del cristianesimo, il quale riconosce e proclama l'uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all'uomo».

E ha messo sotto accusa quei «luoghi e culture dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità e nell'industria del consumo e del divertimento».
Il Pontefice si è rivolto poi allo Stato per chiederne l'appoggio «con adeguate politiche sociali a tutto ciò che promuove la stabilità e l'unità del matrimonio, la dignità e la responsabilità dei coniugi, il loro diritto e compito insostituibile di educatori dei figli».
A proposito di peculiarità femminili, ha insistito sulla differenza perché Dio «maschio e femmina li creò», evitando «tanto una uniformità indistinta e una uguaglianza appiattita e impoverente, quanto una differenza abissale e conflittuale ».
Secondo il Pontefice, bisogna diffidare anche del fenomeno molto recente di uomini e donne, ovviamente non consacrati, che optano per una vita da single nella società: «Quando l'uomo e la donna pretendono di essere autonomi e totalmente auto-sufficienti, rischiano di restare rinchiusi in un'auto-realizzazione che considera come conquista di libertà il superamento di ogni vincolo naturale, sociale o religioso, ma che di fatto li riduce ad una solitudine opprimente».

© Copyright Corriere della sera, 10 febbraio 2008


"Solo maschi e femmine è Dio che ha voluto così"

Il Papa: no a chi vuole confondere le differenze sessuali

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO - Anatema del Papa contro i movimenti, che tendono a «eliminare o almeno offuscare e confondere le differenze sessuali iscritte nella natura umana». La denuncia di Benedetto XVI cade nel convegno promosso dal Consiglio pontificio dei Laici sul tema del rapporto «uomo-donna». Opponendosi alle ideologie di genere, il pontefice richiama il disegno di Dio, che ha «creato l´essere umano maschio e femmina». Un´unità duale, la definisce il Papa, con una differenza originaria che allo stesso tempo è complementare.
Implicitamente Benedetto XVI ripropone il suo no alle unioni omosessuali e alle adozioni da parte di coppie gay. Nel rapporto uomo-donna, ha spiegato, non deve esserci né uniformità indistinta né un´uguaglianza appiattita né un atteggiamento di differenza abissale o conflittuale. Guai se l´uomo e la donna moderni, ha continuato, ritengono conquista di libertà il «superamento di ogni vincolo naturale, sociale o religioso». L´esito non può non essere una «solitudine opprimente».
Compito dello Stato è di promuovere stabilità e unità del matrimonio, il che significa che «sin dal loro concepimento» i figli hanno il diritto di poter contare sul padre e sulla madre, che li accompagnino nella loro crescita. Con pari slancio Ratzinger ha denunciato le discriminazioni perduranti nei riguardi delle donne. Poiché il convegno si svolgeva nel ventesimo anniversario del documento wojtyliano Mulieris Dignitatem (sul ruolo della donna nella visione cristiana) il Papa ha lamentato l´esistenza di culture che la sottovalutano in quanto tale: anche per colpa delle religioni. Ci sono paesi, ha detto, dove si usano «argomenti religiosi e pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi», dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna, dove la pubblicità o l´industria del divertimento la rendono oggetto di sfruttamento. Tocca ai cristiani, ha concluso, impegnarsi perché ovunque sia riconosciuta alle donne, di fatto e di diritto, la dignità che le compete.
Il convegno vaticano si è mosso sotto una duplice impostazione. Da un lato l´analisi dell´evoluzione del mondo femminile. Il progressivo riconoscimento dei diritti della donna in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale e politica, ha sostenuto il presidente del dicastero cardinale Rylko, è un fatto positivo, benché abbia provocato una rapida trasformazione dei modelli dell´identità femminile-maschile e delle relazioni tra i sessi.
L´altra chiave del dibattito è stata allarmistica. Il cardinale spagnolo Canizares, promotore delle marce contro il governo Zapatero, ha evocato l´immagine di un femminismo «brutale», che cancella la distinzione dei due sessi, portatore dell´ideologia gender, che rappresenta una rivoluzione fra le «più insidiose e destrutturanti» del nostro tempo. È anche colpa dei media, ha soggiunto il porporato, se viene diffusa l´idea disgregante che la persona è un individuo, per cui «non esiste alcun ordine naturale, morale o universale».

© Copyright Repubblica, 10 febbraio 2008

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