10 febbraio 2008

Benedetto XVI chiede rispetto e tutela per la dignità femminile (Tornielli per "Il Giornale")


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di Andrea Tornielli

da Roma

Benedetto XVI chiede rispetto e tutela per la dignità femminile ricordando che esistono «luoghi e culture» dove la donna «viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna». E ribadisce che le differenze sessuali, mascolinità e femminilità, «iscritte nella natura umana», non sono «una costruzione culturale» e non possono essere eliminate o confuse.

Papa Ratzinger ha ricevuto ieri in Vaticano i partecipanti al convegno celebrativo per i vent’anni dalla pubblicazione della lettera Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II, organizzato dal Pontificio consiglio per i laici. Ad essi il Pontefice ha detto: «Di fronte a correnti culturali e politiche che cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, le differenze sessuali iscritte nella natura umana considerandole una costruzione culturale, è necessario richiamare il disegno di Dio che ha creato l’essere umano maschio e femmina, con un’unità e allo stesso tempo una differenza originaria e complementare».

Il richiamo esplicito è alla cosiddetta identità di genere e alle tendenze che non ritengono la differenza sessuale e la complementarietà maschio-femmina come un dato originario costitutivo dell’essere umano.

«La natura umana e la dimensione culturale – ha spiegato Benedetto XVI – si integrano in un processo ampio e complesso che costituisce la formazione della propria identità, dove entrambe le dimensioni, quella femminile e quella maschile, si corrispondono e si completano».

Citando la lettera del predecessore, il Papa ha ribadito «l’uguaglianza in dignità e l’unità» dell’uomo e della donna, insieme alla «radicata e profonda diversità tra il maschile e il femminile» e «la loro vocazione alla reciprocità e alla complementarità, alla collaborazione e alla comunione». Questa «unità-duale dell’uomo e della donna si basa sul fondamento della dignità di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, il quale “maschio e femmina li creò”, evitando tanto una uniformità indistinta e una uguaglianza appiattita e impoverente quanto una differenza abissale e conflittuale». Quando «l’uomo o la donna pretendono di essere autonomi e totalmente autosufficienti, rischiano di restare rinchiusi in un’autorealizzazione che considera come conquista di libertà il superamento di ogni vincolo naturale, sociale o religioso, ma che di fatto li riduce a una solitudine opprimente».

Benedetto XVI ha quindi parlato della «specifica vocazione e missione» della donna e dell’uomo, che grazie al dono della maternità e della paternità, «svolgono insieme un ruolo insostituibile nei confronti della vita. Sin dal loro concepimento i figli hanno il diritto di poter contare sul padre e sulla madre. Lo Stato – ha aggiunto – da parte sua, deve appoggiare con adeguate politiche sociali tutto ciò che promuove la stabilità e l’unità del matrimonio, la dignità e la responsabilità dei coniugi, il loro diritto e compito insostituibile di educatori dei figli. Inoltre, è necessario che anche alla donna sia reso possibile collaborare alla costruzione della società, valorizzando il suo tipico “genio femminile”».

Il Pontefice ha notato come «persista ancora una mentalità maschilista, che ignora la novità del cristianesimo, il quale riconosce e proclama l’uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all’uomo». «Ci sono luoghi e culture – ha affermato Ratzinger – dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità e nell’industria del consumo e del divertimento».

Di fronte a tutto questo, ha concluso, «ancora più urgente appare l’impegno dei cristiani perché diventino dovunque promotori di una cultura che riconosca alla donna, nel diritto e nella realtà dei fatti, la dignità che le compete».

© Copyright Il Giornale, 10 febbraio 2008 consultabile online anche qui

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