11 agosto 2008

Il Papa: basta guerra in Ossezia. Ai giovani: «Alcol e droga false evasioni, portano a tragedie» (Adige)


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Il Papa: basta guerra in Ossezia

Ai giovani: «Alcol e droga false evasioni, portano a tragedie»

dall'inviato Francesco Terreri

BRESSANONE

L'appello alla pace in Ossezia è arrivato, chiaro e forte. Ma anche affinato fino all'ultimo per non rompere con nessuno dei due contendenti e con due nazioni, la Russia e la Georgia, entrambe cristiano ortodosse e quindi cruciali per il dialogo ecumenico. Ieri mattina, dopo la preghiera dell'Angelus in piazza Duomo a Bressanone, davanti a oltre novemila persone, Benedetto XVI ha chiesto di «cessare le azioni militari» nell'Ossezia del Sud e di «riprendere risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori sofferenze a quelle care popolazioni».
Poi l'invito alla comunità internazionale ad agire per una «soluzione pacifica e duratura» della crisi.
Ma non è mancato, nella riflessione del Papa, un monito ai giovani su alcol e droga, «false evasioni dell'attuale cosiddetta società del benessere» che spesso portano a «sconvolgenti tragedie». Papa Ratzinger ha espresso la sua «profonda angustia» per le notizie «sempre più drammatiche» che giungono dal Caucaso e per «i tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia e che, a partire dalla regione dell'Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case». Una presentazione del conflitto in atto che non si schiera con una delle parti, ma cerca di mantenere aperto il dialogo con tutte.
Da qui l'appello a fermare l'escalation: «Ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata». Fermare la guerra e la sua possibile estensione non è responsabilità solo di russi e georgiani, ma anche degli altri Paesi. «Invito - ha affermato il Papa - la comunità internazionale e i Paesi più influenti nell'attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa». Senza dimenticare i rischi per il dialogo ecumenico: «Insieme ai nostri fratelli ortodossi - ha detto ancora Benedetto XVI - preghiamo incessantemente». Prima dell'Angelus, il Papa ha parlato delle sue vacanze altoatesine, che si concludono oggi.
A Bressanone, ha detto, «ho potuto riposare nel modo che meglio si addice a un ministro di Dio: dedicandomi alla preghiera, alla lettura e alla meditazione, senza l'assillo delle quotidiane urgenze pastorali. Non le ho certo dimenticate ma, per così dire, le ho come filtrate attraverso un salutare distacco, che aiuta a ristabilire le giuste proporzioni: a riconoscere che il Signore è Dio e noi siamo soltanto suoi umili collaboratori per il servizio della Chiesa». Anche il vescovo di Bolzano Wilhelm Egger, durante l'omelia nella messa che ha preceduto l'Angelus, ha chiesto ai fedeli di «rispettare e imparare» dal silenzio del Papa.
«Tante persone - ha osservato - gli avrebbero voluto stringere la mano, ma il Santo Padre ha bisogno di riposo e di silenzio». La messa è stata concelebrata, tra gli altri, dal trentino don Bruno Tomasi, teologo del seminario di Trento. Le considerazioni sulla «sosta ristoratrice per il fisico e lo spirito» hanno dato lo spunto a Ratzinger per una riflessione che parte da Sydney, dalla recente Giornata mondiale della gioventù. In piazza non mancavano i giovani che portavano il cappello da cow boy, simbolo delle giornate australiane. «In Australia - ha detto il Papa - ho incontrato tanti giovani che hanno vissuto momenti di festa e di gioia autentica, in maniera pacifica e positiva. Giovani che per essere allegri non hanno bisogno di ricorrere a modi sguaiati e violenti, all'alcool e a sostanze stupefacenti». Viceversa, troppi coetanei sono in cerca di «false evasioni» che sono «un tipico prodotto dell'attuale cosiddetta società del benessere che, per colmare un vuoto interiore e la noia che lo accompagna, induce a tentare esperienze nuove, più emozionanti, più estreme». Così «anche le vacanze rischiano di dissiparsi in un vano inseguire miraggi di piacere». Benedetto XVI precisa: «Mi sono riferito ai giovani perché sono i più assetati di vita e anche di esperienze nuove, e perciò sono i più a rischio. Ma la riflessione vale per tutti».
Il Papa augura quindi vere vacanze, di riflessione e raccoglimento, ad «una società dove si va sempre di corsa». Non sono mancati, nel discorso del Papa in occasione dell'Angelus, i saluti ai pellegrini di lingua tedesca e a quelli delle valli ladine, con il richiamo a San Giuseppe Freinademetz, di cui Ratzinger ha visitato la casa natale a Oies martedì scorso. Ha poi salutato «di cuore» i pellegrini italiani. A tutti ha detto grazie per «la presenza e l'affetto». Un pensiero, infine, anche per i giornalisti, che hanno svolto il loro lavoro con «discrezione».
Terminato l'Angelus, sono cominciati i saluti sul palco di piazza Duomo. Tra i presenti, è andato a stringere la mano al Papa anche il ministro dell'economia Giulio Tremonti. Uno scultore gardenese ha regalato a Benedetto XVI un'icona del missionario, e santo, Freinademetz. È stata quindi la volta delle associazioni cattoliche altoatesine, rappresentate, tra gli altri, da Georg Oberrauch, il patron della Sportler. Il Papa ha poi pranzato con i presuli arrivati per l'Angelus, dal patriarca di Venezia Angelo Scola al cardinale Achille Silvestrini, dal presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali monsignor Claudio Maria Celli al vescovo nigeriano monsignor Padejo. Oggi il rientro a Roma. L'appuntamento con i fedeli è per mercoledì, nella residenza estiva di Castelgandolfo.

© Copyright L'Adige, 11 agosto 2008

Leggo:

A tutti ha detto grazie per «la presenza e l'affetto». Un pensiero, infine, anche per i giornalisti, che hanno svolto il loro lavoro con «discrezione».

Eh si'...i giornalisti della stampa nazionale sono stati davvero discreti...diciamo cosi'...talmente discreti da non scrivere praticamente nulla.
R.

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