7 agosto 2008

Benedetto rende omaggio al primo santo altoatesino (Osservatore Romano). I gesti di affetto del e per il Papa che nessun giornale scriverà mai


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Durante la visita a Oies dov'è nato san Giuseppe Freinademetz

Il Papa ricorda il missionario verbita «cinese in tutto e per tutto»

Bressanone, 6.

Il Papa è salito, martedì pomeriggio, ai 1500 metri della Val Badia in un paesino chiamato Oies, quindici abitanti e una manciata di case. Lo ha fatto perché tra queste montagne c'è un pezzo di Cina: qui è nato nel 1852 san Josef Freinademetz, missionario verbita che ci teneva a dirsi "cinese in tutto e per tutto".
Parlando a braccio nella nuova chiesa, la cui forma richiama la pagoda cinese, Benedetto XVI ha nuovamente auspicato che la Cina si apra al vangelo. La fede, ha detto, non è una alienazione per nessun popolo e per nessuna cultura tantomeno per quella cinese che sta diventando sempre più importante nella politica, nell'economica e anche "nella vita delle idee". Tutte le culture, ha spiegato il Papa, aspettano Cristo e le civiltà diventano pienamente mature solo in Lui: questo vale anche per la Cina.
E ha indicato la grande attualità della testimonianza di san Freinademetz che era certo dell'apertura di quella grande nazione al vangelo. Una testimonianza che rafforza la fede di ogni credente, in Cina come in ogni altro luogo. Mentre parlava il Papa ha fissato più volte lo sguardo sugli occhi a mandorla del grande crocifisso.
Questo stesso concetto il Pontefice lo ha scritto, in tedesco, anche nel libro dei visitatori della casa natale del santo: in quelle pagine si trovano i nomi di tanti cinesi (tra loro il primo cardinale cinese Thomas Tienchensin venuto nel 1963 - una notizia che ha sorpreso il Papa) saliti fin quassù a cercare di capire il mistero di un uomo di montagna divenuto loro compatriota per amore. Ecco una traduzione delle parole scritte dal Pontefice: "Possa il Signore, su intercessione di San Giuseppe Freinademetz, donare molte vocazioni spirituali e aprire la Cina sempre più alla fede in Gesù".

La visita e le parole di Benedetto XVI a Oies suonano come un nuovo segnale di attenzione al popolo cinese proprio alla vigilia dell'Olimpiade di Pechino.

Capace di una vera inculturazione del vangelo - era partito da colonizzatore sicuro della propria superiorità culturale per poi entrare in quella cultura fino a indossare solo vesti cinesi - san Freinademetz è morto cento anni fa. Paolo VI lo aveva beatificato nel 1975 e Giovanni Paolo II lo ha canonizzato nel 2003. Benedetto XVI per la sua prima uscita pubblica in questo periodo di vacanza ha scelto proprio Oies, dove non era mai stato e che da tempo desiderava visitare insieme con il fratello.
Freinademetz è l'unico santo della diocesi di Bolzano-Bressanone e non solo per questo è popolarissimo. La sua storia avventurosa è ancora capace di affascinare. Ha vissuto in Cina per ventinove anni fino alla morte e lì ha voluto essere sepolto. Impressiona la sua totale identificazione con quel popolo - "voglio essere cinese anche in cielo" diceva - che lo chiamava Fu Shentu ("sacerdote della felicità"). Nei ritratti è raffigurato con la barbetta a punta e vestito "alla cinese".
Sulle tracce di Freinademetz il Papa è arrivato in elicottero a Oies alle 17. Durante il volo ha potuto vedere il santuario della Santa Croce e l'abbazia di Novacella. Lo hanno accompagnato monsignor Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare, e il fratello monsignor Georg Ratzinger. Il colpo d'occhio era eccezionale: cinquemila persone sono salite a piedi a Oies - l'unica strada era stata chiusa per ragioni di sicurezza - e alcune hanno camminato anche per quattro ore.

A percorrere i duecento metri per raggiungere dall'elicottero la casa natale di san Freinademetz il Papa ha impiegato quaranta minuti: ha stretto un mare di mani e ha preso in braccio e baciato tantissimi bambini. Ha riso quando una mamma gli ha letteralmente gettato tra le braccia la sua bimba di pochi mesi; e quando un bambino si è messo a giocare con il suo naso, il Papa, divertito, è stato allo scherzo del piccolo. Benedetto XVI ha mostrato di gradire le testimonianze di affetto, ringraziando più volte la folla.

Ha quindi visitato la casa accompagnato dal procuratore generale di verbiti, padre Girardi, e dal custode, padre Irsara. Il Papa non ha nascosto l'emozione nell'ascoltare i momenti salienti della vita del "santo cinese" nella dimora che lo ha visto nascere. A questa visita ha dedicato più tempo del previsto prolungandola di mezz'ora. Si è poi inginocchiato davanti al Santissimo nella piccola cappella sottostante ed è quindi entrato nella chiesa costruita nel 2003 per accogliere i sempre più numerosi pellegrini che salgono a Oies.
Al saluto di padre Girardi - una riaffermazione del carisma del santo missionario verbita - il Papa ha risposto parlando a braccio sull'attualità della testimonianza di san Freinademetz e sulla speranza dell'apertura della Cina al vangelo.
Ha lasciato in dono una casula ricevendo una statuetta dalla Madre con il Bambino, intagliata nel legno dei boschi della Val Badia. Il Pater Noster in latino e la benedizione apostolica hanno concluso la visita.
Prima di congedarsi il Papa ha voluto ringraziare i presenti per il sacrificio e "il coraggio" di mettersi in cammino per incontrarlo. Alle 18.45 Benedetto XVI è ripartito in elicottero alla volta di Bressanone dove è giunto dopo venti minuti.

(©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)

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