11 agosto 2008

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Elisa Pinna

BRESSANONE

Papa Benedetto XVI si è rivolto ieri ai fratelli ortodossi della Russia e della Georgia e, in nome del comune Cristo, ha chiesto loro di cessare «le azioni militari» nell'Ossezia del Sud, di «riprendere risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo», per scongiurare il pericolo che il conflitto si allarghi a tutta la polveriera caucasica.
«È mio vivo auspicio – ha detto – che cessino immediatamente le azioni militari e che ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata».

«Profonda angustia»

Nel suo secondo e ultimo Angelus a Bressanone, dove oggi concluderà il periodo di riposo estivo, Ratzinger ha espresso la sua profonda «angustia» per le notizie «sempre più drammatiche» che giungono dal Caucaso e per «i tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia e che, a partire dalla regione dell'Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case».
L'appello del Papa è stato limato in ogni virgola: significativamente parla di «avvenimenti» in Georgia, non mettendo in discussione la sovranità di Tbilisi sulla regione indipendentista filo-russa dell'Ossezia del Sud. Ma altrettanto importante è il suo porre l'accento sulla comune eredità cristiana, quella ortodossa, che lega i due Paesi in guerra per il controllo dell'Ossezia.

Accorata esortazione alla pace

Non ci sono condanne o assoluzioni per nessuno dei contendenti nella parole del Papa, ma un'accorata esortazione a evitare un'escalation, che invece sta già coinvolgendo le regioni vicine, a cominciare dagli autonomisti dell'Abkhazia per finire al possibile ingresso in campo anche dell'Ucraina.
«Si riprenda invece risolutamente – ha implorato Benedetto XVI – il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni».
Il Papa ha chiesto la pace, ma non in chiave anti-russa: «Invito – ha affermato – la Comunità internazionale e i Paesi più influenti nell'attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa».

Le preoccupazioni ecumeniche

La preoccupazioni ecumeniche nel dialogo con il patriarcato di Mosca tornano in primo piano con la crisi osseta, così come lo furono al momento della secessione kosovara dalla Serbia.
Finora, la Santa Sede, a differenza della maggioranza degli Stati europei, non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, osteggiata dalla Russia oltre che da Belgrado.

Prudenza diplomatica

Per l'Ossezia e l'Abkhazia la situazione è capovolta: si tratta di regioni autonomiste filo-russe in rivolta contro il governo georgiano. Ma anche qui, il Papa, pur mostrando tutta la sua angoscia, ha scelto la linea della prudenza diplomatica. «Insieme ai nostri fratelli ortodossi – ha detto – preghiamo incessantemente». Fiduciosi, ha concluso, nella «intercessione della Santissima Vergine Maria, Madre di Gesù e di tutti i cristiani».

© Copyright Eco di Bergamo, 11 agosto 2008

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