18 agosto 2008

Mons. Egger, gli ultimi giorni lieti insieme al Pontefice (Gasperina)


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Gli ultimi giorni lieti insieme al Pontefice

Riccardo Gasperina

BOLZANO — Il 27 luglio scorso, il vescovo Wilhelm Egger si affaccendava nel giardino del Seminario per verificare che tutto fosse pronto per il grande giorno.
Dava disposizioni, ascoltava i consigli e cercava di fare il tutto con la massima cura. Il grande giorno arrivò il 28 luglio: era mezzogiorno e, mentre le campane della città annunciavano l'arrivo di Benedetto XVI, il vescovo Egger scese dalla macchina pontificia per accompagnare il Santo Padre all'ingresso della sua abitazione.
«Il Pontefice è per noi il punto di riferimento in lui — aveva affermato in precedenza Egger — vediamo la figura di san Pietro e di Cristo».
Momenti gioiosi e l'unico intento del vescovo fu quello di prodigarsi per permettere al Papa un soggiorno il più possibile tranquillo e sereno. Lo si vedeva scendere per le strade, tra la gente; bambini, malati, adulti, anziani tutti lo colpivano e per tutti trovava parole gentili. Quando passava tra la folla, la gente lo applaudiva, lo ringraziava per tutto quello che aveva fatto per la diocesi altoatesina.
Era professore di esegesi neotestamentaria, una vera guida spirituale e Benedetto XVI lo aveva nominato segretario del prossimo concilio episcopale, che si terrà ad ottobre. Un ruolo importante, che lo stesso Egger aveva accettato con il consueto spirito di servizio.
Nelle due settimane di permanenza del Santo Padre, il vescovo aveva trascorso momenti di grande felicità; ma c'erano stati anche momenti di difficile confronto sui problemi più attuali della sua diocesi, dalla rana fino alla condanna di Don Carli. Prima di arrivare in Alto Adige, Benedetto XVI gli aveva donato una croce d'oro, che il vescovo portava sempre al collo.
Al termine delle due settimane di vacanza del Papa, aveva ribadito che sperava di rivederlo. «Del Santo Padre — disse durante una conferenza stampa dopo la partenza di Benedetto XVI — mi colpisce la grande cordialità con cui saluta i fedeli».
Loro due, intanto, si erano salutati con un «arrivederci». Ora che Willhelm Egger è passato a miglior vita in due si ritroveranno in cielo. Nella diocesi altoatesina invece rimarrà un vuoto difficile da colmare.

© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 17 agosto 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

fuori tema.
che ne pensate voi cattolici di un vostro beneAMATO che si è riciclato anche stavolta?

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=284030

Raffaella ha detto...

Non intendo di certo dare giudizi politici.
Non so se sia vero che Giuliano Amato fosse diventato un pupillo di Giovanni Paolo II.
Cio' che conta per me e' il ruolo dell'allora ministro dell'interno nel vergognoso "caso Sapienza".
Lo stesso articolo citato ricorda il disastro:

"Ha impedito a Bush, in visita a Roma, di recarsi nella Comunità di Sant’Egidio adducendo che il quartiere Trastevere era più pericoloso della giungla colombiana. Ha fatto il bis col papa che doveva andare alla Sapienza, ma era sgradito ai no-global. «Santità, finga un raffreddore e disdica l'invito», gli consigliò. Ma poiché l'altro insisteva, il Dottor Sottile ebbe una di quelle callide uscite che gli hanno meritato il soprannome: «L’incolumità di Ratzinger è garantita. Ma ci saranno scontri con i dimostranti». Come dire: se ci scappa il morto, la colpa è del papa.
Il sant’uomo si arrese, Amato l’ebbe vinta e lo Stato finì nel ridicolo".

Ecco! Come ho avuto modo di scrivere centinaia di volte, non ho mai perdonato ad Amato questa mossa e non ho certamente pianto quando, dopo pochi giorni, il governo Prodi e' finito ko.
Questo e' il mio giudizio (personale, non politico) su Amato.
R.